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FOXCONN: ancora scioperi e proteste nella fabbrica cinese degli smartphone Apple e Nokia

VINTI

Torna a far parlare di sé la Foxconn, una delle più rilevanti aziende sul mercato asiatico che producono componenti per telefoni cellulari, ma anche televisioni e altri gadget elettronici che portano il marchio di colossi internazionali come Apple, Sony, Hewlett-Packard, Dell e Nokia.

 

Per una volta, però, senza dover raccontare per forza di suicidi e tentati suicidi, fenomeno che ha negli anni contrassegnato in negativo il nome della società (circa una ventina dal 2010), quanto per parlare di diritti. Diritti sindacali invocati dagli impiegati cinesi che lavorano negli impianti della regione di Wuhan, che chiedono un carico di lavoro più umano e salari più adeguati al costo della vita.

 

Circa 150-200 persone sono salite sul tetto dell’edificio principale minacciando, in caso non venissero accolte le loro richieste, di buttarsi di sotto in massa. Il Daily Mail li ha definiti appartenenti al gruppo China Jasmine Revolution.

 

Tutto è iniziato, spiega la Reuters im un articolo, quando la Foxconn ha annunciato la programmazione di una serie di licenziamenti con un’alta buonuscita. Molti hanno aderito al programma, dimettendosi volontariamente, ma non hanno mai visto i soldi promessi. Da questo fatto è partita una più ampia campagna di rivendicazione sindacale. Alcune fotografie dei manifestanti sono disponibili a questo link.

 

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