WIKILEAKS: Julian Assange all’IFA di Berlino, ‘Commessi errori con ultimi cablogrammi’

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VINTI

Riappare Julian Assange via video all’IFA -la Fiera dell’elettronica di Berlino e commenta l’ultimo caso che ha visto, ancora una volta, coinvolta la piattaforma di WikiLeaks. L’occasione si è presentata stamattina durante il convegno “Future Of Digital Publicity, Transparency And What It Means For The World“, di cui Assange era keynote speaker, ed inevitabilmente la discussione si è spostata su WikiLeaks e la pubblicazione di centinaia di migliaia di cablogrammi che riportavano, diversamente dal passato, anche i nomi delle fonti.

Il fondatore della piattaforma di leaking ha dichiarato, rispondendo ad una domanda: “Che probabilmente è stato un errore, ma che i danni sono molto meno pesanti rispetto a quanto vagheggiato dalla stampa e dai media in generale“. Oltre duecentocinquantamila documenti che invece, stando a quanto dichiarato nei giorni scorsi dal Dipartimento di Stato americano, sono estremamente sensibili e i nomi resi pubblici mettono ora in pericolo la vita di tutte le persone coinvolte.

Cosa questa che ha messo in allarme le intelligence occidentali e reso indifendibile l’operato di Assange e del suo staff, anche per quei giornali che sempre lo hanno difeso fin’ora e che adesso non trovano il modo di continuare a farlo. Eppure, Assange non ha dubbi: “La colpa è del Guardian, se non avesse pubblicato le password per l’archivio dei file questo non sarebbe successo“.

WikiLeaks aveva un rapporto di fiducia col giornale britannico che, pubblicando una delle password all’archivio dati in mano alla piattaforma su un libro uscito di recente, ha dato in effetti il via alla nuova ondata di cablogrammi in rete. Altre persone, ha spiegato Assange in video conferenza da Londra, hanno avuto accesso alle password per la decriptazione dei file protetti in mano a WikiLeaks. Molti avrebbero potuto vendere tali informazioni in cambio di soldi: “A questo punto è stato deciso di pubblicare tutto, affinchè nessuno avesse potuto lucrarci sopra o ricattare qualcuno, ma soprattutto per rendere noto alle persone coinvolte nei dispacci che i loro nomi erano sopra documenti di Stato e che c’erano dei Rapporti redatti su di loro“. Avrà ragione Assange o fanno bene, in tanti, a diffidare del suo operato?