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INTERNET: Neelie Kroes , ‘Intervenga il WTO sui firewall cinesi’

VINTI

Quando si parla di firewall non si intende solo un generico filtro d’accesso alle reti, ma anche una precisa limitazione delle transazioni commerciali tra Paesi e relativi mercati in tutto il mondo. Anche la Cina e i suoi Internet firewall non fanno eccezione e il vicepresidente della Commissione Europea, Neelie Kroes, ha sostenuto che per questo motivo il problema dovrebbe essere risolto nell’ambito dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO), come già chiesto dagli Stati Uniti.

Il firewall, apparato di rete che filtra tutti i pacchetti entranti ed uscenti, da e verso una rete o un computer, applicando regole che contribuiscono alla sicurezza della stessa, è ormai da tempo utilizzato dalla Cina per limitare il libero accesso delle imprese straniere sui suoi mercati interni e per controllarne i livelli di competitività. Molto ha fatto discutere, per tutto il 2009, la decisione di istallare sui Pc cinesi il fatidico software Green Dam.

Parlando dagli uffici di Tudou a Shanghai, società proprietari della piattaforma di video sharing cinese più popolare e diretta concorrente di YouTube, la Kroes ha inoltre affermato ai microfoni di Reuters: “Sto facendo pressione ovunque perché le imprese europee abbiano più spazio in Cina e viceversa“.

Con la scusa ufficiale di voler bloccare il commercio di materiale pornografico o pedopornografico in rete, e di voler impedire che forze antigovernative propagandino i loro ideali online, soffiando sul fuoco delle rivolte etniche per attentare alla Repubblica Popolare, il Governo di Pechino, da diverso tempo, ha provveduto ad una forte limitazione della libertà di parola e di espressione in rete, nonché alla restrizione delle attività online di giganti del web come Google, Facebook e Twitter.
 

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