WEB: paura per l’estendersi della ‘Jihad on-line’. Internet sorvegliato speciale

di Flavio Fabbri |

VINTI

Thailandia, Indonesia, Filippine, Malesia, sono solo alcune delle regioni del Sud-est asiatico dove è sempre più radicalizzata e ‘on-line‘ la strategie di guerriglia mediatica degli integralisti islamici. Lo conferma un Rapporto lanciato dall’Australian Strategic Policy Institute e dalla S. Rajaratnam School of International Studies di Singapore, che hanno misurato un forte aumento del numero di siti aperti da gruppi islamici estremisti e rivolti specificatamente all’utenza di Internet.

Negli ultimi dieci anni sono stati più di 2000 i gruppi eversivi di stampo politico-religioso censiti su Internet. Fino all’agosto del 2007 si pensava solo ad al Qaeda o al gruppo militante del Sud-est asiatico Jemaah Islamiah, poi venne scoperto un ‘manuale elettronico’ di propaganda terroristica e per la fabbricazione di ordigni esplosivi sul forum Jihad al- Firdaus, da cui si evidenziò l’esistenza di una vera e propria rete di combattenti on-line.

Qualcuno ha parlato di ‘Jihad on-line‘, lontana dal suo significato originario (combattere per la difesa e la protezione), manipolata dai media e dagli stessi gruppi terroristici inneggianti all’islam armato. Un quadro preoccupante, in cui gli estremisti di diverso orientamento religioso, non solo di fede mussulmana ci dice il rapporto, stanno usando un ampio ventaglio di tecnologie per diffondere il loro messaggio: blog e pagine di social network rappresentano oltre la metà dell’incremento rilevato nel 2008. Parallelamente sta crescendo in termini esponenziali il numero di utenti connessi a Internet, con relativo aumento di visite dei siti che incitano alla lotta armata. Solo in Indonesia, per fare un esempio, l’uso di Internet è passato da 2 milioni di persone nel 2000 a più di 20 milioni alla fine dello scorso anno.