INTERNET: in Italia vale 31,6 mld di euro

di Flavio Fabbri |

VINCITORI

Spesso ci sentiamo dire dagli esperti IT che il futuro dell’economia di ogni paese dipenderà dall’ampiezza di banda e dalla velocità della rete. Due concetti che si fa fatica ad immaginare, a rendere comprensibili, ma che di fatto diventano fattori critici da affrontare nell’immediato e con tutte le risorse a nostra disposizione.

Lo ha ribadito anche Derrick De Kerckhove, sociologo canadese direttore di Media Duemila, al convegno “McLuhan: tracce del futuro. The future of the future is the present“, organizzata dell’Osservatorio TuttiMedia – Media Duemila della Sapienza Università di Roma. Internet in Italia vale oggi 31 miliardi di euro, circa il 2% del PIL. Un dato che consente di comprendere quale sia il valore aggiunto di Internet alla nostra economia e quanto peso abbiano le due variabili sopra indicate, a partire dal fatto che tale valore che nel 2009 era pari a 28,8 miliardi di euro, ovvero 1,9% del PIL, quindi anche se lentamente da considerarsi in crescita.

La rete deve essere trasparente, veloce e neutrale – ha affermato De Kerckhove – di modo che la circolazione dei dati, dei servizi e dei contenuti sia la più ampia possibile. Qui si gioca il futuro dell’economia di ogni singola nazione e per questo motivo Paesi di tutto il mondo cercano di accordarsi sulle regole fondamentali“. Un passaggio necessario, secondo il professore olandese, per far si che entro il 2015 la cifra di 31,6 miliardi possa raddoppiare, come previsto da più studi.

L’Italia, d’altronde, è ancora molto indietro rispetto a Paesi come Gran Bretagna e Francia, dove l’eBusiness a quella data rappresenterà, rispettivamente, il 7,2% e il 5,5% del PIL nazionale. Per far si che l’Italia arrivi al 4% circa, c’è bisogno che il nostro paese rimanga agganciato all’innovazione tecnologica, ai processi di digitalizzazione delle economie locali e delle pubbliche amministrazioni: “Una volta decise le regole fondamentali, ci sarà la necessità di organizzare un consorzio internazionale che nei fatti già esiste, ma che deve avere un riconoscimento formale, affinché il mondo interconnesso diventi un capitolo fondamentale della politica dei governi locali“.