IT: sarà il cervello a muovere il mouse

di Flavio Fabbri |

VINCITORI

Si chiama ECoG e consente di muovere il mouse del Pc con la sola forza del pensiero. Una notizia che arriva dalla Washington University, pubblicata sul Journal of Neural Engineering, successivamente ripresa e diffusa dal noto blog di Information Technology Engadget. Non serviranno più le mani per muovere cursori, quindi, ma i soli potenziali elettrici che si producono nella corteccia cerebrale di ognuno di noi quando abbiamo intenzione di muovere una parte del nostro corpo.

Impiantando elettrodi nella corteccia stessa (elettrodi intracranici epidurali o sottodurali), affermano i ricercatori, intervento che prevede però letteralmente l’apertura del cranio del paziente, è possibile catturare gli impulsi elettrici che promanano dal cervello e tradurli in comandi per il comune cursore da tavolo. Un’interfaccia grafica, infine, consentirà all’utente di verificare l’esito delle operazioni e di procedere con ulteriori opzioni.

La differenza tra questo esperimento e altri simili, altrettanto invasivi, è che l’ECoG (Electrocorticography), questo il suo nome scientifico, riguarda proprio l’area del cervello dedicata al linguaggio. Sarà questa porzione di materia grigia a connettersi col mouse. “L’utilizzo di una tecnica invasiva è ancora necessaria per captare in maniera netta l’attività elettrica della corteccia cerebrale tramite elettrodi“, spiegano dalla Washington University, “Solo così possiamo accedere alle intenzioni di movimento del soggetto e trasportarle all’esterno sotto forma di comandi, che al momento hanno bisogno di un supporto vocale minimo, tipo ‘e’, ‘ah’, ‘oo’, ‘and’, ‘eh’“.

Facendo uso di accoppiate di consonanti e vocali sembra che i ricercatori siano riusciti a far muovere il cursore sullo schermo, attraverso impulsi elettrici prodotti dal nostro cervello che sono diventati comandi precisi in grado di agire su un dispositivo. Un passo avanti importantissimo nella ricerca di soluzioni avanzate nel settore della neurochirurgia, ad esempio, con l’obiettivo di mettere in condizioni portarti di handicap molto invalidanti di interagire con la realtà esterna in maniera più semplice, diretta ed efficace.