WIKILEAKS: Steven Spielberg ci farà un film, ma intanto Bradley Manning rischia la pena di morte

di Flavio Fabbri |

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L’effetto ‘The social network‘ non ha tardato ha dare i suoi frutti, sia al botteghino, sia a Hollywood. Il successo planetario e agli Academy Awards del film di David Fincher potrebbe aver dato il via ad un nuovo filone cinematografico, definibile come ‘Social thriller’ o ‘Web thriller‘. Chissà, ma la notizia vera è che il signor Steven Spielberg, pluripremiato regista e produttore acclamato in tutto il mondo per film come ‘ET’, la saga di ‘Indiana Jones’ o ‘Salvate il soldato Ryan’ (solo per citare alcuni titoli tra i più conosciuti), ha deciso di fare un film su WikiLeaks.

La notizia l’ha data il The Guardian, rivelando che Spielberg ha di recente acquistato i diritti di due libri: “Wikileaks: inside Julian Assange’s war on secrecy“, pubblicato lo scorso 31 gennaio da due giornalisti del Guardian, e “Inside WikiLeaks: my time with Julian Assange at the world’s most dangerous website” di Daniel Domscheit-Berg, fondatore di OpenLeaks.

Non si sa praticamente nulla sul soggetto del progetto cinematografico, se non che sarà un thriller di tipo investigativo basato sul sito di spionaggio elettronico più famoso del mondo e sul suo fondatore Julian Assange. Il film sarà prodotto dalla DreamWorks (major fondata nel 1994 da Spielberg, Jeffrey Katzenberg e David Geffen) e con ampia disponibilità di fondi.

Ma di Wikileaks si continua a parlare anche in sede giudiziaria, con Assange che attende l’estradizione in Svezia e, notizia di oggi, con la possibilità che il 24nne soldato USA Bradley Manning finisca sul patibolo. Arrestato lo scorso giugno e ora detenuto a Quantico, Manning è accusato di essere la talpa di WikiLeaks al Pentagono e al Dipartimento di Stato americano. Sempre secondo l’accusa, l’analista del servizio segreto militare, a suo tempo impiegato in Iraq, avrebbe passato a WikiLeaks documenti scottanti sulla guerra americana nella regione e in Afghanistan, mettendo così a repentaglio la sicurezza di migliaia di uomini attivi sul campo.

Il procuratore di Stato ha incriminato Manning con 22 capi di imputazione, di cui uno, il più grave, parla di ‘aiuti al nemico‘, reato che prevede anche la pena di morte. Una notizia che farà sicuramente scalpore e si spera sia solo una mossa per attirare l’attenzione dei media e dell’opinione pubblica. Secondo gli esperti è più una tattica per far venire allo scoperto Assange, che una precisa volontà di applicare il codice. Il soldato USA, al momento non collaborativo con la giustizia civile e militare, è accusato di aver dato personalmente i documenti segreti al fondatore di WikiLeaks, cosa questa che, se provata, porterebbe Assange dritto in un tribunale Americano.

Il giornalista e attivista web australiano, in un messaggio su Twitter, si è rifatto vivo commentando la vicenda come: “Vile ritorsione del Governo americano contro Manning, per il fatto che sta esercitando il suo diritto a non parlare“. Si potrebbe trattare di una trappola, hanno più volte dichiarato gli avvocati del fondatore di WikiLeaks, e la possibilità di un’estradizione negli USA certamente prende corpo dopo quanto accaduto in queste ore. Il processo Manning avrà inizio entro giugno e, fanno sapere la difesa, è stata anche chiesta una perizia psichiatrica.