COMUNICATO STAMPA

Nell’Assemblea dei soci Telecom tenutasi l’8 aprile, l’A.D. Franco Bernabè avrebbe affermato che la creazione da parte di Telecom Italia della divisione Open Access e l’approvazione da parte di Agcom degli impegni volontari assicurerebbero un’effettiva parità di trattamento nell’accesso alla rete, «chiude definitivamente il dibattito sulla separazione della rete di accesso» e che così «Viene … a mancare il motivo del potenziale contendere – la rete di Telecom viene offerta a condizioni non discriminatorie a tutti gli operatori, con tangibili benefici anche per i consumatori».
 AIIP, associazione che raggruppa oltre 50 operatori del settore che  fatturano 2,5 miliardi di euro ritiene che tali affermazioni siano infondate. In  primis va precisato che Agcom non ha mai affermato che Open Access  assicura l’effettiva parità di trattamento.
 Al contrario, Open Access istituzionalizza la disparità di trattamento, in  quanto con l’attuale scelta organizzativa solo la divisione retail di TI tratta  direttamente con Open Access, mentre i concorrenti devono transitare da una  divisione intermedia (wholesale) i cui costi sono a carico degli operatori  alternativi, mentre avrebbero dovuto essere ripartiti anche sulla divisione  retail di TI.
 AIIP ritiene che tale discriminazione sia così evidente che la stessa  denominazione Open Access è un ossimoro che istituzionalizza e legittima la  disparità di trattamento tra i concorrenti e Telecom Italia.
 La discriminazione è ulteriormente aggravata dal fatto che i costi della  divisione intermedia, frapposta artificiosamente solo ai concorrenti, sono a  carico esclusivo di questi ultimi, mentre, nell’attuale scelta organizzativa, i  costi della divisione Wholesale dovrebbero essere ripartiti anche sulla  divisione retail e non rimanere solo a carico degli operatori alternativi.
 Open Access è così nata con seri limiti, e non si può onestamente sostenere che  con essa “si chiude il dibattito sulla separazione della rete di accesso”  e che “viene a mancare il motivo del potenziale contendere“.
 Tale difetto originario di Open Access è già sufficiente a considerare gli  impegni come irrilevanti ai fini dell’Analisi di Mercato e insuscettibili di  giustificare una vacanza regolamentare per la futura NGAN.
 Inoltre, la trasparenza sui prezzi di trasferimento dei servizi forniti da Open  Access alla divisione Retail e ai concorrenti non è di per sé garanzia di parità  di trattamento economico, in quanto non vi è alcun obbligo che tali prezzi siano  orientati ai costi. La mancanza di tale obbligo lascia infatti extraprofitti  alla divisione rete di Telecom impendendone il trasferimento al mercato e ai  consumatori. In nessun caso, quindi, tale misura può essere considerata  sostitutiva degli obblighi di regolamentazione che discenderebbero dall’Analisi  di Mercato.
 Va infine sottolineato che, per espressa dichiarazione di Telecom, gli impegni  sono volti alla sospensione di 7 procedimenti sanzionatori per violazioni  gravissime, reiterate e di lunga durata, a suo carico.
 TI ha trovato il biglietto vincente alla lotteria. Ma non si sostenga che grazie  ad una Open Access che istituzionalizza e legittima la disparità di trattamento  tra gli OLO e Telecom Italia retail si possano abbandonare le ipotesi di  scorporo della rete e scongiurare ogni ipotesi di regolamentazione sulle nuove  reti NGAN di accesso a banda larghissima.
  


