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Più libri più liberi: un’indagine AIE-Istat fotografa la situazione, Italia agli ultimi posti in Europa

COMUNICATO STAMPA


55mila titoli librari: tanti, troppi per circa 60milioni di italiani? Sembrerebbe di no a giudicare dal raffronto con gli altri paesi europei, così come presentato nell’incontro “Troppi libri per pochi lettori? Analisi della produzione editoriale in Italia” svoltosi oggi a Roma nell’ambito di Più libri più liberi, la Fiera della piccola e media editoria in programma fino al 9 dicembre al Palazzo dei congressi dell’EUR.

Il raffronto europeo. per numero di titoli pubblicati e per copie stampate infatti la produzione italiana (55mila titoli, di cui l’85%di varia e il 7% di titoli per ragazzi, 250milioni di copie stampate) si colloca dopo quella di Germania, Spagna, Francia. In particolare, nel numero di opere pubblicate cresce meno delle altre editorie europee (+7,6% rispetto a +14% di Germania, ecc.) ed è stabile (o in leggera flessione) nel numero di copie. Tutte le altre editorie pubblicano infatti un numero maggiore di titoli per mille abitanti: 1,58 la Spagna; 1,11 la Francia; 1,15 la Germania. L’Italia è attestata a 1,02.

Un mercato domestico che coincide all’area linguistica nazionale e il basso livello dell’export di libri italiani costituiscono una parte della spiegazione. “Il vero motivo, quello importante – ha sottolineato il responsabile dell’Ufficio studi di AIE Giovanni Peressonsta però nel basso livello di crescita del mercato domestico in cui i bassi indici di lettura si traducono immediatamente in un numero minore di titoli pubblicati, di copie vendute di copie stampate e, ancora, sta nel fatto che è una minoranza di acquirenti a reggere le sorti della quinta o sesta editoria mondiale“.

Le novità. Il 62-63% dei titoli complessivamente stampati sono novità, le ristampe il 30-31%. Nel 1980 le novità erano 9.700, qualcosa come il 54,5% dei titoli complessivamente pubblicati, che erano 17.800 (meno del numero di ristampe e riedizioni pubblicate nel 2006). La produzione in 26 anni si è in altre parole triplicata con una crescita che è avvenuta però sostanzialmente tra 1980 e 1995 (+12% in media annua), dopo di che è rallentata con un +1,2% medio nei dieci anni successivi. La produzione di copie immesse nei canali di vendita, dopo essere cresciuta tra 1980 e 1995 (+6,7% medio), si è arrestata, registrando una leggera tendenza alla flessione (-1,2% medio nel periodo). Nel 1980 si pubblicavano 140 milioni di copie: meno di quante oggi se ne pubblicano di sole novità.

Tra la varia adulti le novità hanno un peso superiore a quello medio di tutta la produzione: 66,2% contro il 63,1%. Benché il peso delle novità sia sostanzialmente stabile attorno a questo valore, nel 1980 le novità di varia adulti erano poco più di 8.500. Oggi sono oltre 31 mila: una libreria con un assortimento medio di 15 mila titoli, deve decidere – solo per le novità – di scegliere un titolo su due tra quelli pubblicati.

Una delle ragioni – ha proseguito Peresson – va individuata nella debolezza del mercato domestico: tra 1980 e 2006 la produzione di titoli di varia è cresciuta infatti dell’8,1% (in media annua) e la lettura nel tempo libero (solo) del +2,7%. Il mercato della lettura in Italia è insomma sostenuto solo da un 13,6% di acquirenti (e forti lettori) che sono quelli che generano il 40,9% degli acquisti. Oggi il mercato è fermo perché tutto si muove intorno a loro: stessi lettori, che comprano gli stessi libri nelle stesse librerie“.

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