Presentazione del piano d’azione ‘Imprenditoria 2020’: Antonio Tajani, ‘Risposte concrete contro la crisi’

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COMUNICATO STAMPA


Intervento di Antonio Tajani, Vicepresidente della Commissione europea, responsabile per l’Industria e l’Imprenditoria, per la Presentazione del piano d’azione “Imprenditoria 2020”.

 

1. Una rivoluzione culturale

 

La Commissione ha adottato questa mattina il piano d’azione “Imprenditoria 2020“.

 

Vorrei innanzitutto ringraziare i Vice Presidenti Vivian Reding e Nellie Kroes e i Commissari Michel Barnier e Laszlo Andor associati a questa iniziativa.

 

E’ la prima volta che la Commissione presenta una strategia generale sull’imprenditorialità per promuovere una vera rivoluzione culturale: fare in modo che l’imprenditore sia percepito come figura positiva, centrale per benessere e innovazione; e che lo Stato non sia di ostacolo ma si metta al suo servizio.

 

Dare opportunità concrete a chi è disposto a rischiare è il modo migliore per rispondere alla prima emergenza della crisi, la disoccupazione, che ha raggiunto livelli intollerabili. 11.8%, 2 punti in più da aprile 2011, con ¼ dei giovani disoccupati, oltre il 50% in alcune aree.

 

La crisi ha anche tarpato le ali a molti di quelli che desideravano mettersi in gioco. I dati Eurobarometro sull’imprenditorialità presentati oggi insieme al Piano indicano che negli ultimi 3 anni gli Europei disposti a fare impresa sono scesi dal 45% al 37%. Molto meno rispetto al 51% degli USA e al 56% della Cina.

 

E non certo perché a noi manchi coraggio o cultura d’impresa. Semplicemente la crisi ha reso ancora più proibitive le condizioni già difficili per chi vuole fare impresa in Europa. Ma vi sono ancora decine di milioni di aspiranti imprenditori, e molti altri potrebbero aggiungersi, se solo si mettesse chi a voglia di rischiare in condizioni di farlo. Compito della politica è dunque quello di fare tutto il possibile per promuovere l’imprenditorialità e rimuovere questi ostacoli. E’ la via maestra per creare occupazione, innovare, tornare competitivi, uscire più forti dalla crisi.

 

E’ un’illusione pensare di rispondere alla domanda di lavoro con più Stato, appesantendo ulteriormente le file dell’amministrazione pubblica. Il percorso di risanamento passa anche da una cura dimagrante dello Stato. E solo il 15% dei nuovi posti nel privato sarà in grandi aziende. Il restante 85% viene da micro o piccole medie imprese. E’ questo il vero potenziale su cui dobbiamo puntare.

 

Ogni anno nuove PMI creano 4 milioni di posti. Se basta che ogni PMI europea assuma anche una sola persona per creare 23 milioni di posti, pensate ai milioni di occupati potenziali che può creare quel 37% di europei che si dichiara disposto a rischiare.

 

2. Azioni da intraprendere

 

La strategia si basa su tre pilastri, con azioni da sviluppare a ogni livello, europeo e nazionale: (I) l’educazione all’essere imprenditori; (II) la rimozione delle barriere che frenano le imprese, (III) migliori opportunità per donne, giovani, senior e immigrati.

 

(I) Educazione

 

La voglia e la capacità di fare impresa non sono solo frutto dell’indole personale. Il 15-20% degli studenti coinvolti in esperienze scolastiche di micro imprese decide poi di diventare imprenditore con una percentuale di 3 / 5 volte superiore rispetto alla media. Questo e altre esperienze pilota dimostrano il ruolo chiave del sistema educativo nello sviluppare la propensione a fare impresa. Del resto creatività, tenacia o capacità organizzativa necessarie per fare impresa, sono importanti per chiunque.

 

Per questo la Commissione incoraggia gli Stati a inserire nei propri cicli di formazione obbligatoria esperienze e insegnamenti per promuovere lo spirito imprenditoriale. Abbiamo anche sviluppato, con l’OCSE, linee guida da proporre alle università e coordineremo lo scambio delle migliori pratiche e lo sviluppo di nuovi metodi didattici.

 

(II) Un contesto più favorevole al business

 

Fare impresa è considerato quasi un atto eroico, una corsa a ostacoli, tra una burocrazia spesso autoreferenziale, peso fiscale, difficoltà di accesso ai capitali, ritardi di pagamento, procedure farraginose per trasferire aziende o poter ripartire dopo aver fallito.

 

Abbiamo identificato 6 aree in cui è necessario aumentare gli sforzi per consentire a nuove imprese di nascere e svilupparsi: (i) accesso al credito, (ii) sostegno agli imprenditori in fasi cruciali, (iii) utilizzo delle tecnologie ICT, (iv) trasferimento dell’azienda, (v) seconda opportunità e (vi) semplificazioni.

 

Accesso al credito

 

La Commissione sta già attuando una strategia per migliorare l’accesso al credito basata su più fondi Ue in garanzia, un vero mercato per i venture capital, criteri di Basilea III adattati alle PMI. Bisogna proseguire su questa strada. E’ questo il primo nodo nevralgico da sciogliere, visto che senza accesso ai capitali non vi saranno nuove imprese.

 

Gli Stati devono destinare più fondi strutturali Ue al micro credito per nuove imprese; vanno migliorati i canali d’informazioni e incoraggiata la presenza di adeguati intermediari finanziari sul territorio.

 

Inoltre, nell’ambito della revisione della direttiva Mifid, proporremo misure per rendere possibile il finanziamento delle PMI non solo tramite il mercato azionario, ma anche attraverso quello obbligazionario.

 

Sostegno nelle fasi cruciali del ciclo vitale

 

Il 50% delle nuove imprese fallisce nei primi cinque anni a causa di limitate risorse ed esperienza.

 

Per sostenere gli imprenditori in questa fase delicata la Commissione s’impegna a: identificare e promuovere le migliori prassi fiscali degli Stati Ue; sostenere la cooperazione tra cluster e reti d’imprese; sviluppare ulteriormente il programma Erasmus per giovani imprenditori e favorire gli scambi dei giovani imprenditori tra l’UE ei paesi terzi.

 

Sfruttare le opportunità di business nell’era digitale

 

Le PMI che usano le Tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC) nel loro business crescono 2/3 volte più velocemente delle altre. Da qui al 2016 il mercato digitale crescerà del 10% annuo.

 

Per stimolare la crescita d’imprenditori che sfruttano le nuove opportunità offerte dal web, la Commissione avvierà azioni di sostegno per far conoscere ai potenziali imprenditori le tendenze del mercato. Verrà anche promosso le competenze informatiche nelle PMI.

 

Una seconda opportunità per gli imprenditori onesti

 

Gli imprenditori che ripartono dopo un primo fallimento crescono in media più velocemente, fanno più assunzioni e sopravvivono più a lungo grazie all’esperienza acquisita. Sono dunque un capitale umano prezioso per l’economia.

 

La Commissione lavorerà con gli Stati membri per ridurre durata e costi delle procedure fallimentari e facilitare le ripartenze d’imprenditori onesti.

 

Facilitare i trasferimenti di proprietà delle imprese

 

Ogni anno nell’Ue vengono trasferite a nuovi proprietari 450.000 imprese e 2 milioni di occupati. La difficoltà giuridiche, amministrative e fiscali di questi trasferimenti causano una perdita potenziale di 150.000 aziende e 600.000 posti in media ogni anno.

 

La Commissione chiede agli Stati di facilitare questi trasferimenti ed elaborerà linee guida in proposito. Promuoverà anche azioni per rimuovere gli ostacoli transfrontalieri ai trasferimenti d’imprese.

 

Semplificazioni

 

La Commissione sta attuando una strategia per semplificare la vita a micro e piccole imprese e start up. Tra le misure già in vigore, il “test PMI” rende obbligatoria un’analisi d’impatto sulle PMI delle nuove proposte Ue, introducendo la possibilità di deroghe, riduzione di costi o di altri oneri. I Mister PMI Ue sono veri paladini delle PMI agendo a tutti i livelli per facilitare il business.

 

Ma tutto questo non basta. La Commissione darà seguito alla consultazione dell’ottobre scorso per identificare le 10 normative Ue più onerose e proporrà ulteriori semplificazione. E’ opportuno che anche a livello nazionale e locale – dove si trovano spesso i maggiori ostacoli al business – siano promosse iniziative analoghe. L’obiettivo è di andare oltre il target di riduzione del 25% degli oneri amministrativi indicato dallo Small Business Act.

 

Per questo proporremo l’abolizione di ogni obbligo di autenticazione per i documenti pubblici necessari all’attività d’imprese transfrontaliere.

 

Gli Stati Membri devono accelerare la realizzazione del target per la creazione di un’impresa in 3 giorni con 100 euro (la media attuale è di 6.5 giorni e 397 euro). E chiediamo anche che entro il 2015 tutte le licenze e le autorizzazioni siano rilasciate entro un mese dalla costituzione dell’impresa, ad esempio favorendo le procedure di autocertificazione.

 

(III) Migliori opportunità per gruppi specifici

 

Abbiamo voluto concentrare alcune azioni su specifiche categorie: donne, giovani, anziani e immigrati.

 

Le donne sono il 52% della popolazione ma solo 1/3 degli imprenditori. Gli imprenditori senior possono mettere al servizio dei nuovi imprenditori la loro esperienza. Le nuove generazioni devono sempre più guardare alla creazione di un’impresa come opportunità da sperimentare nella ricerca di un’occupazione.

 

Facilitare l’impresa significa anche attirare nuove risorse e idee da fuori. Pensate a cosa è avvenuto, ad esempio, nella Silcon Valley, dove imprenditori migranti hanno portato nuova energia e sviluppo. Per questo proporremo iniziative per facilitare l’arrivo in Europa di potenziali imprenditori.

 

Infine consentitemi di sottolineare come l’attuazione di questo Piano richiederà una collaborazione ancora più forte tra Commissione e Stati Membri. Molte misure, difatti, prevedono riforme a livello nazionale dalle quali non si può prescindere se vogliamo rilanciare la nostra economia. Per questo è necessario che la cultura dell’imprenditorialità si diffonda rapidamente anche nelle classi dirigenti e nelle amministrazioni pubbliche degli Stati membri a tutti i livelli.