‘Sinergia fra utility e Comuni strategica per le smart city’. Intervista a Gerardo Paloschi (Federutility)

di a cura di Paolo Anastasio |

Gerardo Paloschi, presidente della Commissione Tlc di Federutility: ‘E’ fisiologico che le utility dialoghino con l’Anci per individuare insieme le linee strategiche per lo sviluppo delle smart city’.

INTERVISTA


Gerardo Paloschi

Accrescere le sinergie fra il mondo delle utility e i Comuni italiani nel processo di digitalizzazione del Paese in ottica di smart city. E’ questo il senso dell’accordo appena siglato da Federutility, la federazione italiana che riunisce le aziende di servizi pubblici locali dei settori idrico ed energetico – 393 imprese associate e 45 mila dipendenti –  con l’Osservatorio Smart City dell’Anci. E ancora, il ruolo delle utility nel processo di digitalizzazione e diffusione della banda larga nel paese. Ne abbiamo parlato con Gerardo Paloschi, presidente della Commissione Tlc di Federutility.  

 

 

KB. Qual è l’obiettivo dell’accordo siglato da Federutility con l’Anci?

 

Gerardo Paloschi. E’ fisiologico che le utility dialoghino con l’Anci per individuare insieme le linee strategiche per lo sviluppo delle smart city. I Comuni rappresentano la volontà politica di realizzare le smart city, ma è pur vero che le utility sono in prima linea nella fornitura dei servizi ai cittadini. Le aziende di servizi pubblici locali svolgono una funzione centrale nella predisposizione di quella rete di servizi che rappresenta la precondizione dello sviluppo e della qualità della vita dei cittadini. In questo senso, la collaborazione con l’Osservatorio Smart City dell’Anci è finalizzato al coordinamento e all’ottimizzazione delle risorse disponibili.  

 

 

KB. Quali sono i servizi su cui puntate di più?

 

Gerardo Paloschi. Tutto ciò che può essere declinato in chiave smart: dallo smart metering del gas, al contatore elettronico dell’energia elettrica e dell’acqua, passando per lo smart lightning alle smart grid. E’ in atto un cambiamento epocale che riguarda la digitalizzazione di tutti questi servizi. Un cambiamento che va accompagnato in una logica di condivisione fra utility e Comuni. Il 9 giugno ci incontreremo con l’Anci, sarà l’occasione per mettere a punto una roadmap e riempire di contenuti concreti la nostra collaborazione.  

 

 

KB. A che punto è il progetto Virgo, per la creazione di un catasto digitale del suolo e del sottosuolo?

 

Gerardo Paloschi. Il progetto sperimentale Virgo – Virtual Registry of the GrOund Infrastructures under – on- above è promosso da Regione Lombardia e Infratel (Infrastrutture e Telecomunicazioni per l’Italia). Milano, Monza, Pero e Cremona e alcuni Comuni del Portogallo e della Romania hanno l’obiettivo è di arrivare alla digitalizzazione dei Piani del sottosuolo, che comprendono la gestione e gli interventi delle diversi reti, dalla fognaria alla fibra ottica al gas, e di garantire servizi ai cittadini che potranno richiedere o consultare documenti direttamente via web. Il progetto Virgo avrà la durata di 36 mesi ed è stato ammesso nell’ambito del programma della Commissione Europea “Competitiveness and Innovation Framework Programme 2007-2013.

 

 

KB. Quali sono le finalità del progetto Virgo?

 

Gerardo Paloschi. In primo luogo, creare un Registro Virtuale Europeo delle Infrastrutture, per le infrastrutture del sottosuolo, omogeneo a livello europeo per tutte le utenze, in grado di archiviare, e gestire i dati spaziali delle reti sotterranee di servizi; avviare servizi capaci di integrare e armonizzare i processi e le procedure tra amministrazioni pubbliche differenti; mettere il sistema a disposizione degli utenti nel caso di nuovi allacciamenti, di manomissioni del suolo stradale; creare un servizio Saas (Software as a Service) per la gestione di pratiche inerenti il sottosuolo ed il sedime stradale. Il progetto quindi potrebbe portare a realizzazione in Italia il catasto delle reti.

 

 

KB. Quali sono i vantaggi economici legati al Catasto delle reti?

 

Gerardo Paloschi. E’ uno strumento molto utile per gli operatori che vogliono posare la fibra ottica. C’è una grossa differenza fra posare la fibra con scavo e senza scavo. Nel primo caso il costo medio è di 110 euro al metro, senza lo scavo il costo si riduce a un decimo circa di questa cifra. Un vantaggio economico enorme per gli operatori. In Italia ci sono centinaia di chilometri di tubature disponibili. Il problema vero è se nel nostro paese ci sia o meno la volontà politica di realizzare un catasto delle reti.

 

 

KB. Decreto scavi: a che punto siamo con l’applicazione, anche alla luce della sua maggior robustezza dopo il via libera del decreto Destinazione Italia.

 

Gerardo Paloschi. Ancora non si colgono gli effetti del provvedimento! Gli uffici tecnici dei Comuni dovrebbero recepire le disposizioni e trasferirle all’interno dei propri regolamenti scavi. A valle del decreto scavi e delle successive semplificazioni introdotte dal decreto “destinazione Italia”, il governo, attraverso un’azione coordinata dovrebbe “spingere” i Comuni a recepire i decreti all’interno di un proprio regolamento scavi comunale. Per i comuni che non si fossero ancora dotati di un regolamento, l’obbligo di dotarsi di un regolamento interno al fine di recepire i decreti di cui sopra. Questa semplice “azione attuativa”  potrebbe risultare una leva vincente per portare i Comuni ad iniziare a valorizzare le proprie infrastrutture interne attraverso una semplice catena del valore indiretta. Se un OLO presenta una richiesta di scavo ad un Comune, e questi è dotato di una infrastruttura proprietaria,  quest’ultimo può offrire la propria infrastruttura evitando lo scavo e la “replicabilità” delle infrastrutture  (affittando in IRU i propri cavidotti).

 

 

KB. Bisognerebbe porre degli obblighi ai Comuni?

 

Gerardo Paloschi. In mancanza di un censimento delle infrastrutture, l’obbligo di dotarsi di un regolamento interno potrebbe diventare un incentivo, oltre che una leva,  affinché i Comuni inizino a censire le proprie infrastrutture interne attraverso “la domanda” degli OLO. Quindi, attraverso l’obbligo di dotazione di un regolamento e una “domanda indotta”, si potrebbe indirettamente sviluppare e valorizzare parte del patrimonio infrastrutture utile al Paese per lo sviluppo della banda larga. Un processo attuativo a costo zero che si potrebbe costruire con l’aiuto del MiSE e Ministero per gli Affari Regionali.

 

 

KB. Agenda digitale italiana, il ruolo del settore utility per la sua attuazione.

 

Gerardo Paloschi. A seguito delle recenti dimissioni di Agostino Ragosa dalla direzione dell’Agenzia per l’Italia, aspettiamo che il Ministro identifichi rapidamente il successore e imprima un’accelerazione al raggiungimento degli obbiettivi partendo dal Rapporto Caio presentato il 30 gennaio 2014 dal medesimo, allora commissario incaricato dal governo Letta. Certamente, auspichiamo, a valle della accelerazione delle attività, di essere convocati da AGID per discutere il ruolo che anche le “Utility” possono svolgere per la digitalizzazione del paese.