‘L’Agenda Digitale italiana è nelle nostre mani, non dipende dal Consiglio Europeo’. Intervista a Carlo Purassanta (Microsoft Italia)

di a cura di Paolo Anastasio |

INTERVISTA


Carlo Purassanta

Il Consiglio Europeo sull’economia digitale, in programma oggi e domani, è un momento cruciale per il futuro prossimo venturo dell’Agenda Digitale dell’Ue. Sul tavolo temi caldissimi, che riguardano le policy del mercato delle tlc (leggi articolo Key4biz)  e la cornice di regole del settore, alle prese con una forte emorragia di ricavi a fronte della necessità di effettuare ingenti investimenti in nuove reti Ngn. Ne abbiamo parlato con Carlo Purassanta, amministratore delegato di Microsoft Italia, che ha appena lanciato “Digitali per crescere” (digitalipercrescere.it – #digitalipercrescere) (leggi articolo Key4biz),  un grande progetto per la digitalizzazione delle Pmi italiane, in tandem con Unioncamere e le università.

 

 

Key4biz.  Purassanta, cosa si aspetta dal Consiglio d’Europa sull’economia digitale che si tiene oggi e domani?

 

Carlo Purassanta. L’Agenda Digitale italiana non dipende dall’esito del Consiglio Europeo sull’economia digitale, in programma oggi e domani. La digitalizzazione del paese dipende dallo sforzo congiunto di tutti i soggetti coinvolti: Governo, imprese, PA, cittadini, privati, università, studenti.  Se l’Agenda Digitale europea non accelera, noi in Italia siamo talmente indietro che vediamo questa cosa come un’opportunità. Abbiamo dei passi da gigante da fare. Dipende tutto da noi, come dice Franco Bassanini, presidente di Cdp. Se tutti dicono così – il Ministero, la Regione, la Provincia, il Comune, l’industriale, il privato, il cittadino allora si può andare avanti tutti insieme. Noi come Microsoft possiamo contribuire con l’alfabetizzazione, distribuendo informazioni e opportunità nel paese.

  

 

Key4biz. Cosa pensa dell’asse che si è costituito fra il premier Enrico Letta e il commissario all’Agenda Digitale Neelie Kroes in vista del Consiglio europeo?

 

Carlo Purassanta. Letta è un politico giovane, che ha voglia di impegnarsi  per il Paese. E’ una persona che sta lavorando per gli italiani e non per forza per un partito o per sé stesso. In più è una persona che si interessa molto al digitale. Abbiamo parlato con lui anche prima che diventasse primo ministro, e già allora c’è stato il suo forte commitment per la realizzazione dell’Agenda Digitale italiana.

 

 

Key4biz. Come si sta muovendo Enrico Letta?

 

Carlo Purassanta. Da quando è primo ministro, al di là dell’Agenzia per l’Italia Digitale, Letta ha nominato una persona di grandissimo rilievo – Francesco Caio, commissario di Governo per l’Agenda Digitale – a tirare le fila della digitalizzazione del paese. Caio, dal canto suo, sta ingrandendo il team e sta facendo delle cose sempre più strutturanti e farà dei cambiamenti importanti. E’ ovvio che se Letta riuscirà a portare la sua parola anche in Europa, dicendo che bisogna fare delle scelte un po’ più drastiche sulle richieste delle telco, cioè fare delle infrastrutture e delle regole a livello europeo un po’ più forti, sarà ancora meglio. Però so anche quanto sia difficile convincere 28 paesi. Quindi, anche se il Consiglio Europeo si chiuderà con un nulla di fatto, sarà sì un’occasione persa, ma l’Agenda Digitale italiana andrà avanti.

 

 

Key4biz. Quali sono le priorità dell’Agenda Digitale italiana?

 

Carlo Purassanta. Francesco Caio sta facendo le cose più pratiche ed essenziali per realizzare l’Agenda Digitale. Una linea pragmatica, che fissa degli assi di coerenza. Penso che si aspetti che l’ecosistema si muova in coerenza con questi assi. Sta alla responsabilità di ciascuno capire quali sono le priorità in linea con queste direttrici, e Microsoft lo sta facendo.

 

 

Key4biz. A suo avviso, quali sono le sacche di resistenza più forti rispetto al processo di digitalizzazione del Paese? 

 

Carlo Purassanta. Più che di resistenze, vorrei parlare dei tanti startupper che cercano di fare delle cose. E’ una questione di iniziativa. Gli italiani si devono riappropriare del senso di imprenditorialità che ci ha contraddistinto per secoli. Dobbiamo riprenderci in mano la voglia di fare impresa. Il tasso di persone che escono dall’università e che vogliono fare gli imprenditori, piuttosto che essere dipendenti, rimane alto in Italia.Ma negli ultimi anni è diminuito del 10%. Non va bene. Negli Stati Uniti il 60%-70% della gente impiegata è self employed. Noi in Italia abbiamo 6 milioni di aziende, dovremmo avere 500mila start up, ma in realtà ne abbiamo appena 2mila. Ce ne vogliono mille volte di più. Il digitale negli Usa rappresenta il 17% della capitalizzazione in borsa. In Germania rappresenta il 7%, in Francia l’1,2% e in Italia lo 0,2%. Questa è un’opportunità enorme, non dobbiamo certo aspettare il Consiglio Europeo per coglierla.