Numeri Uno. A. Schneider (Alcatel-Lucent): ‘Operatori fissi e mobili? E’ un retaggio del passato. Ciò che conta è l’accesso alla rete, di nuova generazione e declinata in ogni sua forma’

di di Raffaele Barberio |

INTERVISTA


Andreas Schneider

Cambia la tecnologia, cambia il mercato, cambiano i ruoli. Una volta si chiamavano vendors. Producevano e commercializzavano apparecchiature elettroniche destinate ai vari segmenti applicativi delle telecomunicazioni. Oggi sono qualcosa di diverso e qualcosa di più. Molto di più. Sono le società che assicurano le tecnologie per l’accesso alla rete, anzi l’accesso alle reti.

Società leader globale del settore è Alcatel-Lucent, che in Italia vanta una presenza significativa, per numerosità delle risorse umane, per concentrazione di competenze, per impegno di ricerca e sviluppo, per la presenza di direzione globale di alcuni settori strategici.

Abbiamo incontrato Andreas Schneider, che di Alcatel-Lucent è amministratore delegato e con lui abbiamo fatto un articolato excursus sulle principali tematiche legate allo sviluppo del mercato ed al superamento dello stato di difficoltà del momento.

         

K4B. Come va il vostro gruppo a un anno dalla fusione tra Alcatel e Lucent, avete invertito il momento di difficoltà registratosi nella prima fase?

                   

Schneider. Direi di sì. Le dimensioni e la presenza sul territorio – siamo presenti in 130 paesi – hanno condizionato la prima fase della fusione. Ora sono un punto di forza. Riusciamo, infatti, a compensare tra mercati e tecnologie. Ad esempio oggi abbiamo una presenza forte nei mercati asiatici, che sono tra i più appetibili per dimensioni e per tassi di crescita. Valga il dato che in un Paese come la Cina siamo secondi, dopo il vendor di riferimento cinese.

Il che è un riconoscimento di piena affidabilità al nostro gruppo.

              

K4B. Avete quindi ripreso il vostro passo di marcia abituale?

             

Schneider. Posso dire che in tutti i mercati siamo nelle prime posizioni.

La nostra fusione è stata impegnativa, in un contesto macroeconomico e di settore non facile a livello mondiale. Ciononostante, abbiamo mantenuto e consolidato la nostra posizione sui mercati mondiali, crescendo sull’anno del 2,1% a tassi di cambio euro/dollaro costanti. Siamo determinati a investire sul futuro.

                     

K4B. In che senso?

               

Schneider. Ad esempio valorizzando e sviluppando ulteriormente il nostro portafoglio, che è il più completo dell’intero mercato e si rivolge al mercato globale.

           

K4B. Intende dire operatori fissi, mobili…

                      

Schneider. La distinzione fra operatori fissi e mobili è ormai un retaggio del passato. Ciò che conta è che il mercato chiede l’accesso alla rete, sempre e in qualsiasi condizione. Che poi questo avvenga agganciandosi a una rete fissa, con un collegamento in rame o in fibra, o a una rete mobile, con Wi-fi o Wimax o a breve in LTE, è del tutto ininfluente dal punto di vista della domanda e di ciò dobbiamo tenere conto quando sviluppiamo le cosiddette soluzioni ‘seamless‘.

Ovviamente la scelta della soluzione tiene conto delle esigenze e dei business case dei nostri clienti, nonché delle condizioni ambientali, come l’orografia del territorio.

                  

K4B. E’ una strategia che vi dà ragione?

                   

Schneider. Voglio essere chiaro su questo punto. Il nostro gruppo ha lavorato bene anche nell’ultimo trimestre 2007, nonostante i risultati penalizzati da condizioni dell’economia americana che hanno investito anche il settore tlc. Il dato di cui sono personalmente più orgoglioso è il risultato particolarmente soddisfacente del nostro operato in Italia. Siamo cresciuti nonostante il rallentamento del mercato e di questo rendo merito ai colleghi che hanno saputo reagire con determinatezza alle difficoltà anche del nostro mercato, in particolare l’incertezza intorno all’incumbent, con l’assenza di un chiaro quadro di governance. Il nostro risultato particolarmente straordinario ci fa guardare al futuro con la consapevolezza di avere le carte in regola per continuare a crescere.

                    

K4B. Che differenze tra la componente di business proveniente dalle imprese e quella della pubblica amministrazione?

                        

Schneider. Guardando agli operatori, i nostri risultati sono cresciuti. Siamo forti anche nel segmento enterprise, dove manteniamo la leadership nelle soluzioni di comunicazione. Una componente fondamentale è la domanda proveniente dalla pubblica amministrazione, che rappresenta un mercato con grandi potenzialità. Si possono fare cose di cui l’Italia ha veramente bisogno per ripartire. Per fortuna vi è stata anche una continuità nell’azione dei due ultimi governi che hanno spinto molto per la digitalizzazione della PA. E’ un segnale importante per il Paese, che sta dando i suoi frutti e che può rappresentare un vero e proprio driver dello sviluppo.

                            

K4B. Lei rappresenta un grande marchio internazionale con solide radici in Italia e ha un’esperienza personale di manager internazionale. Se confrontiamo l’Italia con le altre realtà dei quadranti internazionali, quali sono secondo lei le ragioni di freno e le priorità per far ripartire il nostro mercato?

                       

Schneider. In Italia ci sono alcune condizioni strutturali che inibiscono lo sviluppo: c’è un appesantimento burocratico maggiore rispetto ad altre realtà, il sistema d’imposte è oneroso per le aziende e i lavoratori, il mercato del lavoro è rigido, sia nella domanda sia nell’offerta. Pesa anche l’incertezza sul quadro normativo che regola il settore. Sono fattori che condizionano sia le scelte strategiche sia operative delle multinazionali.

Alcune multinazionali hanno deciso di lasciare l’Italia per paesi in cui le condizioni sono più favorevoli.

Certo in Italia la qualità delle competenze è innegabile. La bravura conta, ma non basta a compensare altri criteri di scelta.

                     

K4B. E allora cosa fare?

                        

Schneider. L’Italia deve tornare alla competitività per frenare l’esodo degli investimenti, anche esteri.

Il vantaggio che abbiamo in termini di competenze e intelligenza delle persone, così come il nostro know how nelle telecomunicazioni, rischiano di impoverirsi se non si dà nuovo impulso alla ricerca e sviluppo.

              

K4B. Quindi risorse, mercato e ricerca…

                        

Schneider. Certo, ma non solo. La certezza del quadro regolamentare è necessaria per consentire strategie di investimento di lungo periodo.

                      

K4B. Lei dirige uno dei più grandi marchi globali dell’ICT che operano da lunghissimo tempo e allora: cosa fare o cosa non fare?

                         

Schneider. La priorità è far ripartire gli investimenti, sia pubblici che privati. Noi crediamo fermamente nel nostro impegno in Italia e lo dimostriamo con investimenti costanti. E’ anche importante riconoscere e premiare le aziende che sono presenti e che investono in Italia, perché la loro presenza è un patrimonio per il Paese. Solo in questo modo si scoraggiano le strategie “mordi e fuggi” di molte multinazionali che si spostano da un paese all’altro, alla ricerca delle migliori condizioni.

Il sistema-Paese deve avere un ritorno nel tempo. Noi onoriamo con coerenza e continuità l’impegno nello sviluppo della nostra presenza in Italia, nella crescita delle competenze e nell’affermazione di un polo di innovazione, ricerca e sviluppo che faccia dell’Italia uno dei luoghi di eccellenza nel mondo.

              

K4B. Come vede dal suo punto di vista lo stato attuale del mercato italiano?

                

Schneider. L’Italia ha una duplice valenza per Alcatel-Lucent: è un mercato tra i più avanzati e in Italia hanno sede le attività ottiche del gruppo. Come mercato, soprattutto nel mobile, c’è un bel know how, in termini di soluzioni, tecnologie, creatività dei servizi. Sul fisso, stiamo vivendo una fase di stallo. Preoccupa anche il rallentamento della penetrazione della banda larga, che ci fa scivolare nella graduatoria internazionale. Tuttavia l’Italia resta un mercato importante.

Per quanto riguarda Alcatel-Lucent, l’Italia è da sempre la sede mondiale della Divisione Optics, che si occupa di reti ottiche terrestri, wireless e sottomarine e rappresenta un’eccellenza internazionale riconosciuta. In Italia ci sono gli uffici, ma anche centri di ricerca e di produzione. La qualità di questa divisione è confermata dalla sua crescita all’interno del gruppo e sui mercati mondiali.

                    

K4B. Schneider abbiamo una campagna elettorale che è appena partita a razzo, a giudicare dalle prime battute. Cosa si sente di chiedere ai candidati premier per lo sviluppo del mercato italiano dell’ICT?

                 

Schneider. Ribadisco la crucialità della regolamentazione: per operare sul mercato sono necessarie regole chiare e semplici che non ingessino il mercato.

Per aziende come noi che investono in R&S, è fondamentale capire che tipo di attenzione si darà alla ricerca e come saranno supportate le aziende che puntano alla crescita in Italia. Noi siamo una delle pochissime aziende ad avere ancora la filiera completa in Italia, dalla ricerca e sviluppo alla produzione, ai servizi alla commercializzazione. In un quadro di competizione globale, di competition of nations, è necessario incrementare l’impegno in ricerca e sviluppo.

               

K4B. Fa riferimento alla ricerca e sviluppo aziendale soltanto o guarda a un rapporto con le università?

                 

Schneider. Penso a un circuito virtuoso tra imprese e università e noi ci muoviamo da sempre in questa direzione.

Proprio recentemente ho partecipato a un incontro con il Commissario Jan Figel in cui si è discusso proprio di questo: di come sollecitare la crescita delle competenze nelle università facendo in modo che queste intelligenze possano entrare in sintonia con le esigenze di sviluppo dei mercati.

               

K4B. E voi fate la vostra parte?

                           

Schneider. Cooperiamo con varie università in Italia, cercando di integrare i nostri programmi di ricerca con quelli degliatenei. In particolare abbiamo costituito un network di ricerca internazionale di alto profilo, dal Politecnico di Milano all’Università di Stoccarda, dall’Università di Dallas in Texas, alla University of Technology di Sydney in Australia.

                  

K4B. Quali punti di difficoltà intravede oltre quelli già indicati?

                      

Schneider. E’ importante che si rassereni l’ambiente intorno a Telecom Italia: l’intero sistema italiano ne ha bisogno. Poi c’è la campagna elettorale, che appare distante dai temi dell’ICT.

Anche la riduzione dei costi improduttivi imposti dalla burocrazia può contribuire a far ripartire il mercato.

E poi è anche importante educare alle tecnologie, partendo dalla scuola. È importante far capire la grande utilità, per esempio, della larga banda, che è molto di più di YouTube e social networking.

                   

K4B. Classe politica a parte, il recente annuncio di Telecom Italia in tema di separazione di rete cosa le sembra?

                    

Schneider. E’ una questione di rilevanza strategica, non lo nego. Ma si rischia di farne una questione ideologica. Si tratta di un problema a medio termine, che richiede investimenti sulla rete. Temo che sterili speculazioni possano finire con il prevalere sul vero interesse per il Paese, quello di avere una rete all’avanguardia.

Serve un percorso chiaro d’investimenti affinché il Paese riprenda la marcia. E quando si parla d’infrastrutture, anche il governo deve fare la sua parte.

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