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Mostra sulle star del passato. Il bilancio di A. Radic (Alcatel-Lucent): ‘Sponsorizzare la cultura vuol dire riconoscere valore ai contenuti. Intervista ad Andrea Radic (Alcatel-Lucent Italia)

INTERVISTA


La 2° Festa del Cinema di Roma chiude i battenti ed è tempo di bilanci. Si richiude il Red Carpet che ha accolto le star del cinema di oggi, ma si ripongono anche i pannelli di una mostra fotografica del tutto eccezionale che ha portato alla Festa del Cinema di Roma le stars del passato, quelle stelle del cinema mondiale presenti a Roma negli anni Cinquanta e Sessanta, quando il cinema a Roma era innanzitutto Cinecittà e quando Via Veneto ospitava il passeggio serale dei divi ed Anita Ekberg camminava tra le acque di Fontana di Trevi.

Roma tra le stelle, il nome della mostra molto particolare che si è adattata perfettamente al suo contenitore-evento all’interno dell’Auditorium di Roma.

Una mostra fotografica unica nel suo genere, che dobbiamo all’Ansa che ne ha custodito gelosamente le immagini e ad Alcatel-Lucent che l’ha fortemente voluta, coerentemente con la sua linea di “mecenatismo culturale” verso tutti i contenuti dell’industria culturale, ma della fotografia in particolare.

Una mostra sul cinema, sulla sua storia, sulla storia dei suoi migliori testimonial, le star di quegli ani che ancora oggi segnano la storia mondiale del cinema.

Del perché di questa mostra, che ha arricchito in modo originale la 2° Festa del cinema di Roma con un forte appello alla memoria del grande cinema degli anni Cinquanta e Sessanta abbiamo parlato con Andrea Radic, Direttore della Comunicazione di Alcatel-Lucent Italia, che ha reso possibile questo grande evento.

  

  

K4B.  Come è nata questa mostra?

  

Radic. È nata dalla proposta dell’agenzia Ansa che ha riscoperto dal suo archivio fotografico, fatto di milioni di immagini, alcune emozioni, alcuni momenti che veramente hanno segnato la storia del cinema mondiale qui a Roma e, parallelamente la storia di Roma di quegli anni attraverso il cinema e la sua immagine internazionale.

Ci sono i volti più famosi degli attori americani negli anni Cinquanta e Sessanta, da Gregory Peck a David Niven, da Cary Grant a Orson Welles, quindi c’è l’immaginario collettivo del cinema di quegli anni.

 

 

K4B.  Immagini rigorosamente in bianco e nero, come era nella tecnica dell’epoca…

 

Radic. Il fascino dell’immagine in bianco e nero dona a queste fotografie la caratteristica di offrire, a chi le guarda, la possibilità di immedesimarsi in quei momenti, anzi in quel momento storico particolare, in quel momento sociale che aveva proprio nel cinema, in un certo senso, quel mito irraggiungibile degli americani a Roma da cui Alberto Sordi ha tratto un pezzo di storia indimenticabile del cinema italiano. E questo mondo era all’epoca, come anche oggi ma in forme del tutto diverse, nello spirito di tanti.

Era il mondo irraggiungibile dell’immaginario, del sogno, di quella magia che in quegli anni era il cinema.

Rivedere oggi queste immagini, per chi le ha vissute come epoca viva della propria vita o per chi, come noi, all’epoca non era magari ancora nato o era ancora bambino, offre la meraviglia del ripercorrere un pezzo significativo della memoria collettiva spiando oggi in quel mondo affascinate che era il cinema di quegli anni.

  

 

K4B.  Charlie Chaplin che sbarca all’aeroporto di Campino nel ’56, Orson Welles con la famiglia che scende da un treno espresso a Roma Termini, Alberto Sordi che parte con il notturno per Parigi e viene fotografato mentre si leva le scarpe…

Quali sono le emozioni che secondo lei hanno suscitano queste immagini ai visitatori che in questi giorni le hanno viste ed ammirate?

 

Radic. Il gusto di trovare gli spunti per raccontarsi e riscoprire la magia di uno sguardo o di un gesto degli attori che abbiamo conosciuto tutti nel corso della nostra vita, perché li abbiamo visti decine di volte al cinema o sullo schermo di casa. Giovani allora, tutti, nel fiore degli anni, da Mastoianni a Gassman, da Audry Hepburn al Principe Ranieri di Monaco accanto alla bellissima Grace Kelly.

E poi due momenti molto particolari, due fotografie uniche. Una colta da un fotografo dell’Ansa dell’epoca a casa di Sofia Loren e del produttore Carlo Ponti, suo marito, nell’istante in cui dall’America telefonano a casa Ponti e informano Sofia Loren che aveva vinto l’Oscar con La ciociara.

C’è questo momento intimo di una diva e di suo marito che forse oggi verrebbe in qualche modo “buttato là   ” nelle mille forme della valanga mediatica dei nostri tempi: lì era un momento unico, il miracolo di uno scatto, ed è rimasto un momento unico. E l’altra immagine è quella di Giulietta Masina che abbraccia la statuetta dell’Oscar e che dimostra quanto quell’Italia che arrancava e cercava di costruire il proprio futuro vedeva nella statuetta americana il mito del cinema una rappresentazione della vittoria, del coronamento di un percorso di sacrificio e di impegno.

 

 

K4B.  Radic, lei è un uomo di comunicazione e cura questo settore per Alcatel-Lucent Italia, un grande gruppo industriale che da diversi anni ormai sta facendo del mecenatismo la propria arma vincente. È un impegno abbastanza atipico per una multinazionale, un impegno che facilita la circolazione di arte e conoscenza. Ci spieghi meglio questa strategia…

 

Radic. La forza di Alcatel-Lucent è la sua leadership nel mercato delle TLC e nella capacità di costruire reti di alta ingegneria in questo settore, per connettere il mondo intero e per permettere a tutti di trasmettere la voce, i dati, il video, le immagini, la musica e quanto è espressione del rapporto fra le persone, quindi non solo business ma anche cultura, arte, e tutti i contenuti digitali del nostro mondo, il tutto attraverso le infrastrutture tecnologiche. Questa è la forza della nostra azienda, che opera in 130 Paesi e in molti segmenti è riconosciutamene il numero uno nel mondo.

Per quanto riguarda le mie responsabilità in particolare, è ovvio che cerchiamo di dare un sostegno alla credibilità del marchio anche attraverso l’impegno nella cultura in Italia e non solo. Ma se pensiamo all’Italia abbiamo certo scelto la fotografia come una delle espressioni culturali da privilegiare e valorizzare.

Personalmente, ritengo che la fotografia sia uno strumento di democrazia culturale perché è di facile accessibilità per tutti, non necessita di un background nozionistico o specialistico per essere godibile, e perché è uno strumento semplice, rapido e quindi dà la possibilità a ciascuno di noi di provare un’emozione, la propria emozione, differente magari da quella espressa o maturata dalla persona che ha accanto.

Queste sono le ragioni della scelta della fotografia e più in generale le ragioni della cultura, sono quelle di un impegno irrinunciabile per un gruppo che opera in tutto il mondo, che vuole sviluppare opportunità di business e di sviluppo economico nelle aree in cui opera e che non può non porsi il problema della propria contribuzione allo sviluppo della cultura. È un dovere, per un gruppo come il nostro, attraverso degli investimenti adeguati, rendere accessibile e al numero più alto possibile di persone, un momento di emozione culturale che, come in questo caso, la fotografia è capace di dare.

 

 

K4B.  Voi offrite al mondo industriale e al mondo dei consumatori soluzioni tecnologiche, siano esse in banda larga o in telefonia di terza generazione o in qualunque modo il digitale possa essere diffuso a grandi masse di utenti finali. Le vostre soluzioni servono a diffondere i contenuti digitali, con un trasporto economico, efficace, veloce. Spesso si sottolinea che nello sviluppo della società dell’informazione e della conoscenza “The content is the King“. Se così è si potrebbe dire che ” The technology is the Queen“?

 

Radic. Assolutamente si. Anzi, se mi fa stare al gioco, speriamo di avere anche il fante, il dieci e il nove e fare una magnifica scala reale, perché vorrebbe dire aver realizzato quella società dell’informazione che consente a chiunque di accedere a tutti i contenuti.

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