La storia della Tv interattiva. Intervista a Nicoletta Iacobacci

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INTERVISTA


Nicoletta Iacobacci

di Dom Serafini

Direttore  VIDEO AGE           

  

 

Nicoletta Iacobacci, che si occupa di Relazioni Internazionali per la Rai e insegna ¿Introduzione alla Tv interattiva¿ al Master Multimedia di Firenze e alla Sapienza di Roma, è una degli esperti di televisione interattiva (I-Tv) più autorevoli sia in Italia che negli Usa, dove si è formata. l’abbiamo intervistata in merito alla sua ricerca del fautore della I-Tv.

 

 

Prima di tutto: esiste un “padre” della televisione, così come per la radio?

“No. In ogni nazione ci sono esperti che credono che la televisione sia stata inventata dai loro pionieri”.

 

Ad esempio?

“Gli americani credono sia stato Philo T. Farnsworth. Gli inglesi sono sicuri che il merito vada a John Logie Baird. Per i russi il padre è Boris Rosing. Ai giapponesi nessuno può negare la paternità di Kenjiro Takayanagi. I tedeschi sanno che è stato August Karolus. Per i francesi l’onore spetta a Edouard Belin e René Barthélemy”.

 

E per la Tv interattiva, il quadro si semplifica?

“Solamente all’inizio, durante il periodo 1948-49, quando l’unica forma di interattività consisteva nell’alzarsi per spegnere o accendere  il televisore”. Nel 1952 la Zenith costruì il primo telecomando, che chiamò ‘Lazy bones’ (‘ossa pigre’). Era collegato al televisore tramite un lungo cavo e serviva solo a cambiare canale (facendo girare il tamburo del tuner). Non fu un successo anche perché, a quel tempo, c’erano pochi canali tra cui scegliere. Nel 1955, la Zenith sviluppò un telecomando ‘senza fili’ chiamato ‘Flash-o-Matic’ perché una piccola pila, illuminando una delle fotocellule sul televisore, poteva attivare varie funzioni, quali il controllo del suono, cambio-canale, ecc. Il problema era che gli utenti si dimenticavano spesso qual’era il sensore giusto e spesso cambiavano qualcosa che non volevano. Senza parlare, poi, di quando i sensori venivano colpiti da luce estranea…”.

 

La prima interattività, dunque, era tutta basata sul telecomando?

“No, nel 1953 la rete televisiva Cbs mise in onda ‘Winky Dink and You’, un programma che chiedeva ai giovani teleascoltatori di interagire. Dopo aver acquistato per pochi centesimi un pezzo di plastica trasparente che veniva posto sullo schermo, i ragazzi potevano aiutare i protagonisti a uscire dai guai disegnando, ad esempio, un ponte se erano bloccati sulla riva di un fiume”.

 

E la cosa ebbe un seguito?

“Passarono 11 anni prima che l’interattività ricomparisse sugli schermi, esattamente nel luglio del 1964, quando un ex-broadcaster, Sylvester ‘Pat’ Weaver, divenne il pioniere della Pay TV creando Stv (Subscription television),  Tv via cavo a Los Angeles e San Francisco. Stv offriva agli abbonati un canale per i film, uno culturale e uno sportivo. Ebbe successo (6.000 abbonati in poco tempo), ma chiuse i battenti dopo quattro mesi perché sia i broadcaster che gli esercenti delle sale cinematografiche intentarono cause e fecero pressione sui politici per bloccarla”.

 

Quindi Stv fu il precursore del Video-on-Demand (VoD). A questo punto l’interattività cominciò a prendere quota?

“Sí, nel 1964 alla Fiera mondiale di New York fu anche introdotto il videotelefono, ma non fu adottato su vasta scala per varie ragioni. Il videotelefono fu comunque utilizzato in alcuni casi di giustizia criminale e per le videoconferenze. Poi, nei primi anni ’70, ad alcuni ingegneri della Bbc venne l’idea di comunicare fra loro inviandosi messaggi in digitale usando una zona inutilizzata del segnale televisivo. La Bbc presentò la domanda di brevetto per il servizio ‘Teledata’ nel febbraio 1972 con la denominazione generica di ‘Trasmissione di dati alfanumerici tramite la Tv’. A fine anno la Bbc lo rese pubblico come CeeFax (pronunciato seefax o fax visivo), mentre la rete concorrente privata, Itv, introdusse la versione chiamata ‘Oracle’. Le prime trasmissioni beta iniziarono nella metà del 1973 e, nel 1974, la Bbc con CeeFax iniziò un servizio ‘Teletext’ di 30 pagine”.

 

Questo in Gran Bretagna: e in America?

“Nel gennaio 1972 la rete Tv pubblica PBS mise in onda ¿Zoom¿, sulla scia del successo di ‘Winky Dink and You’. In questo caso, un  gruppo di 7 bambini dai 9 a 13 anni collaborava per realizzare un programma televisivo educativo di 30 minuti, seguendo i suggerimenti del pubblico da casa per via telefonica”.

 

Quando ebbe inizio il vero business per l’interattività?

“Nel dicembre 1977 il primo servizio di Tv interattiva commerciale aprì i battenti a Columbus in Ohio, col nome di ‘Qube’. L’idea era venuta a Steve Ross, allora presidente della Warner Bros., che, secondo un ingegnere del suo staff, mentre alloggiava all’Hotel Otani di Tokyo nel 1975 era stato affascinato dal sistema di Tv a circuito chiuso dell’albergo, che era in un certo senso interattivo. Quel sistema era stato costruito dalla Pioneer Electronics e Ross chiese a questa azienda di sviluppare un sistema simile per la Tv via cavo negli Usa. ‘Qube’ fu la prima utilizzazione commerciale bidirezionale del servizio televisivo; offriva 30 canali televisivi divisi tra 10 canali Pay TV, 10 canali interattivi e incanalava 10 dei canali via etere. Gli utenti potevano scegliere i servizi tramite una ‘scatoletta’ a 18 tasti collegata con un filo al set-top box. Nel 1984, il socio del progetto, American Express, si tirò indietro dalla Warner  Bros.  e i sistemi Qube, presenti allora in 7 cittá, chiusero uno dopo l’altro nel corso dei 10 anni seguenti. Diventata Time Warner, la società riprovò a ‘domare’ l’interattività nel dicembre del 1994 lanciando a Orlando in Florida il ‘Full Service Network’ (Fsn). Oltre 4.000 famiglie si abbonarono a questo servizio offerto attraverso una rete di fibre ottiche. I servizi disponibili includevano il VoD, televendite, videogiochi, la posta elettronica e una guida ai programmi elettronica. La Fsn chiuse i battenti nel 1997″.

 

Possiamo quindi affermare che l’interattività si sia sviluppata in tante direzioni, passando poi dal televisore al computer e ora nuovamente al televisore, con servizi del tipo FastWeb. La Tv digitale porterà l’interattività anche al tradizionale broadcast, ma la Storia non ci ha ancora indicato un modello finanziario valido.

 

 

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