Architettura della rete italiana

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I principali riferimenti regolamentari per la definizione dell¿architettura di rete in Italia sono contenuti nelle delibere dell¿Autorit&#224 per le garanzie nelle Comunicazioni n.69/98, 105/99 e 95/2000 riguardanti il Piano Nazionale di Assegnazione delle Frequenze (PNAF) e nella delibera 15/03/CONS riguardante il PNAF Digitale.

In sintesi, queste delibere prevedono:

  • qualit&#224 di ricezione fissata in un valore corrispondente al grado 4 secondo i livelli della scala di qualit&#224 soggettiva UIT-R (Unione Internazionale delle Telecomunicazioni – Radiocomunicazioni);
  • destinazione al servizio di radiodiffusione televisiva delle bande I e III della gamma VHF e IV e V della gamma UHF;
  • destinazione al servizio di radiodiffusione in tecnica digitale di cinque canali, di cui uno – canale 12 della banda III della gamma VHF (H2 della canalizzazione italiana) – destinato per radiodiffusione digitale sonora (DAB-T), e quattro (canali 66, 67 e 68 della banda V della gamma UHF e il canale 9 della banda III della gamma VHF), per radiodiffusione digitale televisiva (DVB-T);
  • suddivisione del territorio nazionale in bacini di utenza coincidenti con regioni e province;
  • assegnazione a ogni impianto ricompreso nel PNAF di un”area contenuta nell”ambito di una sola regione o provincia, salvo inevitabili debordamenti del segnale;
  • creazione di una struttura regionale delle reti per la radiodiffusione televisiva di programmi in ambito nazionale che assicuri per tutte una copertura di almeno l”80 per cento del territorio nazionale e di tutti i capoluoghi di provincia, con una copertura di circa il 92 per cento della popolazione;
  • localizzazione di tutti gli impianti che servono la stessa area in un “sito comune”, avente dimensioni e quote altitudinali tali da assicurare la compatibilit&#224 interferenziale e la ricezione dei segnali emessi dagli stessi impianti con una sola antenna di utente per ogni gamma di frequenze (VHF,UHF), con la massima attenzione verso l”impatto ambientale e l”inquinamento elettromagnetico.

Macro-modello di rete

Playout > Rete di distribuzione > Rete di diffusione > Sistemi di ricezione di utente > Ricevitore integrato/set top box > Modem per servizi interattivi > Playout

Playout: ha la funzione di codificare e assemblare programmi, dati e informazioni, creando il transport – stream (flusso digitale per il trasporto).

Rete di distribuzione: trasferisce il transport-stream all¿ingresso dei trasmettitori della rete di diffusione.

Rete di diffusione: irradia verso gli utenti il segnale costituito dal transport-stream.

Sistema ricevente di utente: &#232 costituito dall¿impianto di antenna ricevente individuale o condominiale.

Terminale di utente: &#232 costituito dal ricevitore integrato digitale o dal set-top-box da applicare al ricevitore analogico.

Modulo per il servizio interattivo: &#232 costituito da un modem analogico da collegare alla rete telefonica generale.

Varie tipologie di rete

Nel definire la normativa che regola le trasmissioni televisive digitali, l¿Autorit&#224 ha fatto riferimento agli studi condotti dal Comitato per lo sviluppo dei Sistemi Digitali (cfr. Libro Bianco), che ha individuato tre tipologie di rete: SFN, k-SFN e MFN 4f.

SFN

Una rete SFN (Single Frequency Network) impiega una sola frequenza in tutti i siti di diffusione; grazie alla tecnologia COFDM (Coded Orthogonal Frequency Division Multiplexing) &#232 in grado di utilizzare in positivo (cio&#232 senza che si verifichino interferenze) gli echi isofrequenza che giungano al ricevitore con un ritardo limitato.

Una rete SFN a servizio nazionale permette di raggiungere, con un numero di siti inferiori ai 487 previsti dal PNAF, un grado di copertura del territorio pari a 73 per cento, 69 per cento e 64 per cento e la copertura di tutti i capoluoghi di provincia rispettivamente per le bande III, IV e V. Per quanto riguarda la popolazione, le percentuali di copertura sono, rispettivamente, pari a 91 per cento, 89 per cento e 86 per cento.

k-SFN

Una rete k-SFN (rete MFN con estensioni realizzate attraverso SFN locali) &#232 costituita da un certo numero (k) di ¿sottoreti¿ isofrequenziali (SFN locali), ciascuna delle quali utilizza la composizione degli echi isofrequenza che cadono all¿interno della finestra di guardia. In particolare, in una rete k-SFN a servizio nazionale si compongono tutti gli echi isofrequenza che cadono nella finestra di guardia, mentre in una rete k-SFN a servizio regionale si compongono costruttivamente i soli echi isofrequenza che giungono al ricevitore provenienti da siti la cui area di servizio appartiene alla regione in esame.

La copertura totale di una rete k-SFN nella specifica area geografica &#232 data dalla somma delle coperture delle k ¿sottoreti¿. Con le reti k-SFN a servizio nazionale si ottengono percentuali di estensione del servizio in termini di territorio e popolazione maggiori rispetto alle reti SFN, anche se con un numero di siti superiore di 30-40 unit&#224, ma pur sempre inferiori ai 487 del PNAF.

In particolare, con le reti 2-SFN si raggiungono percentuali di servizio pari a circa 84 per cento (banda III), 78 per cento (banda IV) e 74 per cento (banda V) per quanto riguarda il territorio, e di circa 96 per cento (banda III), 94 per cento (banda IV), 92 per cento (banda V) per la popolazione.

Con le reti 3-SFN le percentuali di servizio sono di circa 87 per cento (banda III), 81 per cento (banda IV) e 78 per cento (banda V) per il territorio, e di circa 98 per cento (banda III), 96 per cento (banda IV), 94 per cento (banda V) per la popolazione.

Per quanto riguarda le reti k-SFN a servizio regionale, si hanno in tutti i casi gradi di servizio inferiori di alcuni punti percentuali rispetto alle reti nazionali.

MFN

Una rete MFN &#232 una rete multifrequenza, quindi non prevede la composizione costruttiva degli echi isofrequenza che giungono al ricevitore all¿interno della finestra di guardia. Una rete MFN pu&#242 svolgere un servizio nazionale, regionale o di area locale.

Le reti MFN a servizio di area locale, per le quali tutti i segnali isofrequenza sono considerati interferenti, le simulazioni hanno indicato che il numero di frequenze da utilizzare non pu&#242 essere inferiore a 4 per un livello di servizio giudicabile di ¿qualit&#224 buona¿ su almeno l¿80 per cento del territorio. Queste reti realizzano un servizio pi&#249 esteso di quello assicurato dalle reti SFN, ma inferiore a quello delle reti k-SFN.

Conclusioni

Nel gi&#224 citato Libro Bianco, il Comitato per lo sviluppo dei sistemi digitali ha esaminato nel dettaglio i vari ¿scenari¿ per la diffusione della televisione digitale terrestre derivanti dall¿impiego di un determinato tipo di rete, considerando quindi il numero di siti necessari per la massima copertura del territorio e, di conseguenza, la percentuale di popolazione raggiunta.

Nello studio, viene fra l¿altro ipotizzato il costo di realizzazione di una rete di distribuzione televisiva digitale, variabile (per le sole apparecchiature di una rete SFN, esclusa l¿infrastruttura) tra 230.000 e 456.000 euro per ogni ¿playout¿ nazionale.

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