Intervista a Jeremy Rifkin: ‘Il futuro dell’high-tech è nel sociale e nell’ambiente…’

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a cura di Lele Dainesi

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Jeremy Rifkin

Abbiamo intervistato Jeremy Rifkin, Presidente della Foundation on Economic Trends, in occasione dell’IDC European IT Forum 2005.

Che Rifkin fosse un visionario lo sapevamo già da tempo. Nella sua carriera ha scritto oltre sedici libri sull’impatto dei cambiamenti scientifici e tecnologici sull’economia e sulla vita delle persone. Nel 1998 ha pubblicato il suo best seller “Il secolo biotech“, nel 2000 ha scritto un libro diventato ormai una pietra miliare della new economy, “L’era dell’accesso“, dedicato ai problemi del digital divide, dell’accessibilità dei siti, del broadband; temi oggi centrali nelle agende dei governi di mezzo mondo.

Una delle sue ultime fatiche letterarie, “Economia all’idrogeno” edito nel 2002 in Italia, non poteva avere time to market migliore, visto che non si fa altro che discutere in questi mesi di petrolio. Il fatto che il libro è uscito in Italia già tre anni fa, conferma una volta di più il particolare talento, di questo economista, a vedere i trend globali prima che questi si creino.

 

È indubbio che proprio il tema dell’energia sia oggi, infatti, al centro del dibattito internazionale e che le prime sperimentazioni high-tech stanno vedendo la luce. Un’equipe di ricercatori dell’Università di Southampton, diretta da Tom Markvart, è al lavoro quest’autunno su un nuovo sistema per la riduzione dei consumi energetici, che segue un metodo di distribuzione elettrica simile al peer-to-peer nelle reti di calcolatori. L’ispirazione arriva da BitTorrent, si cerca di creare un neonetwork.

 

Nel 1995, Rifkin, parlava della “Fine del lavoro” (modello società industriale) che è ciò che Internet sta proponendo oggi a tanti giovani; alla conferenza di Parigi di IDC, Rifkin ha annunciato pubblicamente che il libro avrà presto una nuova rinnovata edizione. E arriviamo al 2004 con “Il sogno Europeo“, che segna la svolta più politica dell’economista.

Oggi le tecnologie sono in grado di produrre beni e servizi a un costo marginale più basso di qualsiasi lavoratore di qualunque paese povero del mondo. Ne consegue che la tecnologia diventerà presto un problema “politico” e come tale andrà affrontato, il nuovo libro sarà molto incentrato sul no-profit. Sembra infatti che sia spesso in Italia e che l’ala di Romano Prodi lo corteggi da tempo come consigliere internazionale di riferimento sui temi della società dell’informazione.

 

Non c’è stato tema che ha toccato nei suoi libri e nelle conferenze a cui ha partecipato, che non abbia destato l’attenzione di governi e multinazionali. Rifkin trova nei convegni una platea privilegiata per raccontare delle sue ricerche, quest’anno ne ha fatti di continuo, ci confessa. Sul palco è un vero istrione e che quando parla la platea lo ascolta in un silenzio ammirato e prende appunti, senza distinzione di fila. Oggi i temi caldi secondo il lucido ragionamento di questo economista sono la politica e l’ambiente, Rifkin però non si stacca mai dalle tecnologie di qualunque cosa si occupi.

 

Potete ascoltare l’intervista completa scaricando il relativo Mp3, realizzato appositamente per il Canale PodCast di Key4Biz.

 

Vi anticipiamo alcuni degli spunti emersi durante l’intervista:

 

[] As we move in a new global interconnected world the new question is: “an unconnected can be a player in a global connected world?” Access should be a universal human right, but even in Europe there are many who are poor and don’t have access to the state of the art of communication and technology [];

 

[] I think we have to encourage public and private investments to boost innovation to achieve all the technological human rights. Governments and industries must join together creating partnerships because it works. Creating a single standard for wireless, for example, could put Europe well ahead of the competition with USA and Japan. Europe has a tradition in public-private partnerships, so it’s a great forecast but, don’t lose the principle: there’s a third important party to bring to the table, “The Civil Society”, religious, culture, artistic, etc. So in the future there’s Government, there’s Commerce and there’s Civil Society. [];

 

[] I have been working in Italy spending a lot of time with business community, trade unions, civil society, a lot at regional level. I love Italy where you began the Renaissance, the modern capitalism and where you understood networks before others. I guess you could be the first major country in Europe to begin the transition towards a full “Civil Society Economy” [].

Ascolta il podcast:


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