Net neutrality: perché non vale anche per la banda larga mobile?

di Alessandra Talarico |

Con l’imperversare di smartphone e tablet, gli utenti si connettono molto più dai dispositivi mobili che dal Pc e sarebbe quindi necessario sollecitare l’applicazione dei principi di neutralità anche alla banda larga mobile.

Europa


Net Neutrality

Il recente dibattito sulla net neutrality si è ampiamente concentrato sulla necessità di impedire ai fornitori di servizi di accesso a internet di manipolare le connessioni degli utenti per rallentare o bloccare l’accesso a determinati contenuti e favorirne altri. Ma oggi, con l’imperversare di smartphone e tablet, gli utenti si connettono molto più dai dispositivi mobili che dal Pc e sarebbe quindi necessario sollecitare l’applicazione dei principi di neutralità anche alla banda larga mobile.

Da un lato, è opportuno notare che la concorrenza sul versante mobile è molto più accesa che su quello fisso e un consumatore insoddisfatto del servizio ci mette veramente poco a cambiare operatore.

Ciò non toglie, però, che la distinzione tra rete fissa e mobile è ormai superata perché smartphone e tablet altro non sono che Pc in un’altra veste e permettono di scattare foto e condividerle, di guardare video, di ottenere indicazioni stradali. Per fare tutte queste cose, però, la connessione internet è essenziale, altrimenti non parleremo di smartphone, ossia di telefoni intelligenti, ma di ‘semplici’ cellulari, quelli cioè che si usavano giusto per telefonare e inviare sms.

Senza contare che per molte persone in diverse parti del mondo, lo smartphone è l’unico strumento di accesso alla rete: ecco perché, quindi, internet non dovrebbe essere meno aperto su queste piattaforme e i provider di servizi mobili non dovrebbero abusare del loro potere per discriminare alcune applicazioni e spillare denaro ai loro clienti sulla base del lor utilizzo dei dati.

In Europa, ad esempio, almeno il 20% degli utenti europei sottoscrive contratti che consentono ai provider di limitare servizi quali il VoIP (ad esempio Skype ma anche FaceTime) o i sistemi di file sharing.

Perché, quindi, non garantire agli utenti mobili gli stessi livelli di controllo e trasparenza contro i blocchi, la discriminazione dei dati e la gestione particolaristica del traffico? Garanzie che, peraltro, dovrebbero essere estese anche al tethering, che viene spesso bloccato impedendo agli utenti di offrire connettività Wi-Fi attraverso il cellulare, che diventa quindi un vero e proprio modem tascabile.

 

C’è poi un altro aspetto da prendere in considerazione quando si tratta di libertà degli utenti internet mobile e, cioè, i cosiddetti ‘walled garden‘ in cui i produttori di smartphone rinchiudono i loro servizi che, spesso e volentieri, sono incompatibili gli uni con gli altri, limitando di fatto la possibilità di scelta degli utenti.

 

Le app mobili, ad esempio, realizzate per l’iPhone non sono compatibili con gli smartphone Android, e viceversa.

Ma anche Skype, spesso preso a esempio come ‘vittima’ degli oppositori della net neutrality, non consente di effettuare chiamate su altri sistemi VoIP, né di riceverne.

 

Secondo l’analista Roslyn Layton di Strand Consult il dibattito sulla net neutrality in Europa ha mancato di concentrarsi sul ‘diffuso e discreto’ filtraggio dei contenuti effettuato da Google, Apple e Microsoft attraverso i loro sistemi operativi mobili.

 

“Quando un utente sceglie un telefonino si mette in moto una serie di decisioni senza il loro consenso che incidono, ad esempio, su come e dove le app compaiono sul loro o su altri dispositivi e da quali aziende possono acquistare le app che desiderano”, ha spiegato l’analista, sottolineando che “il comportamento di un operatore o di un Isp è poca roba in confronto al potere rappresentato da uno smartphone collegato a un sistema operativo”.

 

I supporter della net neutrality, dunque, dovrebbero prendere di mira le discriminazioni dell’intera catena di valore.