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Frequenze tv: broadcaster pronti a dare battaglia per i 700 Mhz

Europa


Il digitale terrestre non ha i giorni contanti. Ne sono convinti i broadcaster europei e lo certifica anche l’Ofcom, secondo cui il digitale terrestre come piattaforma di riferimento per i contenuti televisivi durerà almeno fino al 2030. Ma i broadcaster sono preoccupati: lo spettro radio è una risorsa scarsa e le telco hanno fame di banda per sostenere la crescita del traffico dati e video di smartphone e tablet.

 

E’ per questo, secondo quanto risulta a Key4biz, che le emittenti televisive sono pronte ad un’offensiva a livello internazionale per ritardare il più possibile il passaggio delle frequenze a 700 Mhz, occupate dalla tv, al broadband mobile. E men che meno le emittenti sono disposte a condividere la banda con le telco, come stabilito a livello internazionale a partire dal 2015 con il loro uso co-primario.  

 

Pressing su Bruxelles

C’è di più. I broadcaster europei sono pronti a fare pressione per un intervento diretto di Bruxelles per ritardare fino al 2025 il passaggio co-primario (in coabitazione) delle frequenze a 700 Mhz alla banda larga mobile. Peccato che l’Itu, l’organismo internazionale che gestisce le politiche sullo spettro radio, abbia già fissato la migrazione nel 2015. Ma i broadcaster sono contrari a condividere le risorse spettrali con le telco, basti pensare alla posizione di Mediaset, secondo cui su questo terreno le maglie dei regolatori sono troppo larghe.

 

Garanzie per la banda 470-694 Mhz

I broadcaster chiedono inoltre garanzie sull’uso primario del digitale terrestre sulla banda 470-694 Mhz e vorrebbero che l’Unione Europea si facesse portabandiera di questa posizione alla prossima conferenza dell’Itu, la World Radiocommunication Conference (WRC), che si terrà a Ginevra dal 2 al 27 novembre del 2015. Il Radio Spectrum Policy Group, che gestisce le politiche dello spettro per conto della Commissione Europea, ha stimato in tre anni il tempo minimo di liberazione della banda a 700 Mhz da parte della tv.

I broadacster chiedono molto più tempo, fino al 2025, con una roadmap differenziata a seconda dei singoli paesi della Ue.  

 

Le tappe della migrazione

In primo luogo, secondo i broadcaster, è necessario procedere al coordinamento internazionale delle frequenze. Se in futuro un paese Ue decidesse di continuare ad utilizzare le frequenze a 700 Mhz per il digitale terrestre e il suo vicino facesse diversamente, le interferenze sarebbero garantite. E’ prevedibile che tempi e modi della migrazione dei broadcaster dalla banda a 700 Mhz varieranno da paese a paese. Non c’è ancora a Bruxelles una visione comune su come gestire questo passaggio, anche perché lo spettro radio è una materia non ancora armonizzata a livello comunitario. Difficile che su questo terreno broadcaster e telco vadano a braccetto. 

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