Mercato unico tlc: tutti i dubbi degli Stati membri sul ‘pacchetto Kroes’

di Alessandra Talarico |

Nel documento della presidenza greca in vista del prossimo Consiglio Ue, evidenziati i dubbi dei governi per disposizioni ‘troppo prescrittive, spesso sovrapposte o addirittura in conflitto con la legislazione comunitaria o nazionale’.

Europa


Neelie Kroes

Le misure di riforma del settore delle telecomunicazioni contenute nel pacchetto di riforme ‘Connected Continent‘, presentato dalla Commissione europea a settembre dello scorso anno, non hanno incontrato il favore degli Stati membri. È quanto emerge dal rapporto di sintesi preparato dalla presidenza greca sul lavoro svolto finora in seno agli organi preparatori del prossimo Consiglio dei Ministri europei delle Telecomunicazioni che si terrà in Lussemburgo venerdì 6 giugno.

Molti Stati membri hanno espresso la loro preoccupazione per l’impianto generale della proposta (che comprende, lo ricordiamo, una Comunicazione sul Single Market e una Raccomandazione sugli obblighi di non discriminazione e determinazione dei costi), evidenziando, in particolare, un eccessivo sbilanciamento dei poteri in favore della Commissione.

A destare preoccupazione sono però diversi punti della proposta: la burocrazia e gli oneri finanziari; lo scollamento tra le misure incluse nel pacchetto a l’attuale quadro di riferimento del settore delle telecomunicazioni; l’impatto sulle strutture esistenti e sulle competenze delle autorità nazionali di regolazione; le conseguenze del consolidamento del mercato sulla concorrenza, sui consumatori e sui piccoli operatori.

 

Molti Stati membri, riferisce la presidenza greca, “non vedono la necessità di coprire molte delle questioni contenute nella proposta”. Tra queste, le disposizioni in materia di autorizzazione unica europea e alcune disposizioni riguardanti l’uso dello spettro radio.

 

Per quanto riguarda, in particolare, lo spettro radio, tra gli Stati membri c’è la convinzione che per raggiungere i risultati attesi sarebbe sufficiente utilizzare in maniera più efficace gli strumenti esistenti (RSPG, RSPP). Molte delle nuove disposizioni, secondo le delegazioni, sarebbero “troppo prescrittive e spesso sovrapposte o addirittura in conflitto con le disposizioni della legislazione comunitaria o nazionale”.

Per affrontare alcune delle questioni relative allo spettro radio, quindi, per alcuni basterebbe un altro strumento giuridico, ad esempio, una raccomandazione della Commissione, senza introdurre nuove misure che rischiano di interferire con le prerogative degli Stati membri o che attribuiscano poteri ritenuti eccessivi alla Commissione.

 

“Inoltre – riassume la presidenza greca – si deve sempre ricordare che lo spettro è un bene nazionale e bisognerebbe pertanto prendere in considerazione le contingenze nazionali”.

 

Per quanto riguarda invece la cosiddetta ‘Autorizzazione unica’ che – nelle intenzioni della Commissione – dovrebbe garantire alle telco il diritto a essere operativi ovunque, senza costi aggiuntivi e senza districarsi tra norme nazionali eterogenee e incoerenti, secondo molte delegazioni non farebbe che “aumentare la complessità, gli oneri amministrativi e i costi connessi”.