#Datagate. Glenn Greenwald: ‘I router made in Usa manomessi dall’NSA’

di Alessandra Talarico |

I router, i server e altri dispositivi di rete prodotti negli Usa per essere esportati, prima di essere consegnati ai clienti internazionali passano dall’NSA, che impianta strumenti di sorveglianza ‘backdoor’.

Stati Uniti


Intercettazioni

A voler credere alle ricostruzioni del Guardian, il quotidiano britannico che ha svelato al mondo i contorni del Datagate e che continua imperturbabile a fornirne nuovi dettagli, sembra la storia del bue che dà del cornuto all’asino. Sì, perché gli Usa, che per anni hanno accusato la Cina di spiare i rivali per mezzo di backdoor installate ad hoc nei loro router e in altri dispositivi, avrebbero fatto precisamente la stessa cosa.

 

La House Permanent Select Committee on Intelligence del Congresso Usa, ad esempio, ha accusato le aziende cinesi Huawei e ZTE di essere una minaccia per la sicurezza nazionale in quanto ‘veicolo’ dello spionaggio di Pechino, intimando alle società tlc americane di non farci affari e al Governo Usa di “guardare con sospetto alla crescente penetrazione delle aziende cinesi sul mercato statunitense delle comunicazioni”.

Accuse costanti e pesanti, mosse praticamente senza avere le prove tangibili, ma che hanno ottenuto il loro obiettivo: a novembre dello scorso anno, infatti, il Ceo di Huawei, Ren Zhengfei, ha annunciato l’abbandono del mercato americano per non compromettere le relazioni sino-americane.

 

Ebbene, riporta il Guardian, le medesime accuse – ma stavolta con tanto di prove fornite dalla stessa NSA in un rapporto di giugno 2010 abbastanza esplicito – possono benissimo essere mosse contro i router e le altre apparecchiature prodotte da aziende americane e destinate ai mercati esteri.

Secondo questo report, tutti i router, i server e altri dispositivi di rete prodotti negli Usa per essere esportati, prima di essere consegnati ai clienti internazionali passano dall’NSA, che impianta strumenti di sorveglianza ‘backdoor’ e poi li rimpacchetta con tanto di marchio di fabbrica, guadagnando così l’accesso alle reti e agli utenti che andranno a utilizzare questi dispositivi.

Nel documento di legge (letteralmente) che “parte del lavoro di intercettazione delle comunicazioni da parte dell’intelligence (SIGINT tradecraft) richiede davvero di metterci mano”.

 

È “abbastanza probabile”, insomma, sottolinea il giornalista Glenn Greenwald,  “che le aziende cinesi stiano installando sistemi di sorveglianza nei loro dispositive di rete”. Ma, conclude, gli “Stati Uniti stanno sicuramente facendo lo stesso”.