#WebTax, Confalonieri contro Google & Co: ‘Neocolonialisti che non pagano le tasse’

di Raffaella Natale |

Il mercato italiano, dice il presidente di Mediaset Confalonieri agli azionisti, è per Google Co. ‘una ricca miniera da sfruttare, ma qui da noi non resta nulla’.

Italia


Fedele Confalonieri

Torna a parlare di OTT e tasse il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri in occasione dell’assemblea degli azionisti del gruppo. In luce la spinosa questione che riguarda le web company, la loro avanzata sul mercato dei contenuti e la difficoltà in Italia di rivedere le norme per adattarle all’era del digitale e far pagare ai player di internet le giuste tasse.

Sullo sfondo l’annuncio odierno dell’on. Sergio Boccadutri, deputato di Sel della Commissione Bilancio, che presenterà un emendamento contro il profit shifting.

 

“I colossi multimediali, gli operatori di internet” producono ricchezza in Italia ma la portano “altrove” e “non pagano le tasse”, ha osservato Confalonieri, aggiungendo: “A noi questa sembra una forma di neocolonialismo”.

Non è la prima volta che Confalonieri punta il dito contro gli OTT e chiede che paghino le tasse come i broadcaster. L’ultima volta lo aveva fatto a gennaio scorso, intervenendo sulla questione del diritto d’autore per dire: “Noi paghiamo 1,2 miliardi per il nostro palinsesto mentre gli OTT non pagano nulla”.

 

Argomento molto caldo, segnato dall’avanzata delle multinazionali di internet in un mercato, quello dei contenuti, regno finora dei broadcaster, ma dove, secondo gli operatori tv, si sta giocando una partita impari per via delle aggressive pratiche di ottimizzazione fiscale alle quali ricorrono gli OTT per bypassare il fisco.

La Francia, ultimamente alle prese con la questione Netflix, è in prima linea in questa battaglia ed è pronta a multare Google.  

Per Confalonieri, “esiste un tema di tassazione per cui Google, Facebook e Amazon generano utili in Italia ma non pagano qui le tasse. In sostanza il mercato italiano è per loro una ricca miniera da sfruttare. Nulla resta qui da noi: non produzione, non accordi con editori nazionali, non prodotti sviluppati in Italia e soprattutto occupazione prossima allo zero“.

E’ un’area vasta e opaca del nostro settore“, ha aggiunto Confalonieri, “dove peraltro è difficile mettere le mani: abbiamo visto la sfortunata vicenda della Web Tax”.

 

In Italia la Web Tax, già in vigore per la parte riguardante la tracciabilità dei pagamenti per i servizi online, è stata congelata, per la forte opposizione politica, per le disposizioni che prevedono l’obbligo di partita Iva italiana per gli acquisti di eAdvertising per le quali si attende una previa verifica di compatibilità con il diritto dell’Ue.

Uno dei maggiori oppositori della Web Tax, voluta dal presidente della Commissione Bilancio della Camera, l’on. Francesco Boccia (Pd), è stato il premier Matteo Renzi.

Complessi meccanismi, anche politici, che però al momento impediscono di contrastare le aggressive pratiche di ottimizzazione fiscale alle quali ricorrono indisturbati i ‘furbetti’ della rete.

 

E proprio oggi Boccia parla di “…cartello delle multinazionali del web che continuano a pilotare il mercato, sfruttandone a costi nulli i contenuti prodotti da altri, eludendo il fisco senza investire risorse reali“.


Secondo il presidente di Mediaset, l’obiettivo della web tax “era giusto: colpire forme moderne ma non per questo meno odiose di evasione“. 

La stessa Agcom ha dovuto vedersela con dei demagoghi pro internet e con molta fatica ha partorito – ha osservato il presidente di Mediaset – un coraggioso regolamento sul diritto d’autore già oggetto di numerosi e interessati ricorsi”.

Confalonieri ha poi precisato: “Qui voglio chiarire che la libertà della rete non è in questione, è un valore anche per noi” ma “si minaccia seriamente il nostro modello di business, che è basato su due pilastri: il diritto d’autore e le esclusive sui contenuti“.

 

Questione affrontata anche da Gina Nieri, Direttore Divisione Affari Istituzionali, Legali e Analisi strategiche di Mediaset, nell’intervista rilasciata a Key4biz in occasione dell’entrata in vigore del Regolamento Agcom sul diritto d’autore online.

La Nieri l’ha detto chiaramente, invitando anche la Ue a intervenire in materia di copyright: “…L’Agcom si è presa la briga di reagire alla demagogia imperante secondo la quale qualsiasi atto di legittimazione e difesa della proprietà intellettuale viene ascritto ai tentativi di togliere libertà in Internet”.

Per la Nieri, “non si può continuare con un ambito concorrenziale tanto sbilanciato tra i vari attori, media totalmente regolati, tv in testa, da una parte e la libera prateria anche fiscale, degli operatori globali di Internet dall’altra. E l’Europa deve insieme agli altri Paesi trovare un modo legale condiviso per il futuro”.

 

Intanto, però, in Italia tutto tace mentre altri Paesi europei stanno provando a trovare soluzioni per riportare equilibrio sul mercato e riformare il quadro regolamentare per far sì che Google & Co. paghino le tasse dove vendono i loro servizi online e non dove è più comodo.

 

Confalonieri ancora una volta lo dice senza mezzi termini e lancia una velata minaccia: “Alla fine, detto in modo brutale, o noi o loro: o i nostri – e per nostri intendo italiani, autori, registi, produttori, per citare solo una delle filiere interessate – o i loro. E non voglio scomodare qui la dimensione culturale europea: mi basta fermarmi all’aspetto economico“.