Telecom Italia: Giuseppe Recchi è il nuovo presidente, la lista più votata è quella dei fondi

di Alessandra Talarico |

Telco, che comunque ha conquistato 10 posti su 13 in cda, è stata superata alla prima votazione dalla lista di Assogestioni, appoggiata anche da Marco Fossati e si è vista assegnare al ‘primo turno’ solo i tre posti destinati alle minoranze.

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Giuseppe Recchi

L’esito è stato quello atteso – Giuseppe Recchi è il nuovo presidente di Telecom Italia, il primo eletto direttamente dall’Assemblea – ma la riunione fiume di ieri, durata oltre 10 ore, non ha mancato di riservare sorprese: al momento del voto per il rinnovo del consiglio di amministrazione, infatti, Marco Fossati – che controlla il 5% attraverso Findim, si è schierato con la lista di Assogestioni, che è stata così la più votata delle tre (con il 50,28% del capitale sociale). Entrano nel nuovo board, dunque, tutti e tre i candidati dei fondi di investimento: Lucia Calvosa, Davide Benello e Francesca Cornelli.

Telco si è trovata così in minoranza, con il 45,5% dei consensi e, pur avendo presentato una lista di maggioranza, si è vista assegnare al ‘primo turno’ solo tre assegnati i tre posti destinati alle minoranze: Giuseppe Recchi, Marco Patuano e Denise Kingsmill.

Recchi è stato eletto presidente in una seconda votazione (con il 97,92% dei voti). Una votazione di maggioranza e non di lista, necessaria per integrare i restanti membri del Consiglio: una procedura particolare vista la situazione che si è venuta a creare in assemblea, conclusasi con l’elezione nel cda anche di Flavio Cattaneo, Giorgina Gallo, Tarak Ben Ammar, Laura Cioli, Giorgio Valerio, Jean Paul Fitoussi e Luca Marzotto per Telco, che quindi ha comunque conquistato, come atteso, 10 posti su 13.

Al momento della votazione per integrare il cda, Fossati e i fondi hanno deciso di lasciare la sala. Al voto è presente il 22,4% circa del capitale e il 99,99% dà il via libera all’integrazione di Telco, unico socio rilevante rimasto in sala. I fondi sono rientrati al momento di votare per Recchi, come dalle indicazioni ricevute dai proxy advisor.

 

Niente di fatto, quindi, per Fossati, che insieme ai piccoli azionisti di Asati e in accordo col presidente ‘designato’ Vito Gamberale, ha ‘sacrificato’ la propria lista – non dopo aver provato a proporre a Telco uno scambio in base al quale Findim avrebbe votato per Recchi presidente e Telco per due candidati della lista Findim ‘accorpati’ a quella Telco. La proposta  è stata però respinta.

Dopo i toni concilianti della giornata, quindi, Fossati non ha mancato di fare notare come il controllo del board sia rimasto a Telco nonostante “il mercato abbia espresso la maggioranza. Non è cambiato niente”.

 

L’azionista ‘ribelle’, tuttavia, non può certo dirsi sconfitto e anche l’ad Marco Patuano gli riconosce il rispetto dovuto e, soprattutto, il merito di aver ‘sollecitato il cambiamento’ verso un cda a maggioranza indipendente: “Con lui dialogheremo fuori dal consiglio”, ha detto Patuano al termine della riunione, sottolineando che da oggi “…si parla di business,la governance è perfettibile ma è già di buon livello, quasi da public company”.


A meno di sorprese, improbabili a questo punto, il nuovo consiglio resterà in carica per 3 anni (anche un dissolvimento di Telco, presumibilmente a giugno, cambierà poco) e dovrà affrontare diverse questioni, a partire dal futuro di Tim Brasil che – ha ribadito ieri in assemblea Patuano – è un asset primario che va valorizzato.

 

Oltre al rinnovo del Consiglio di amministrazione, in sede ordinaria l’Assemblea ha approvato il bilancio dell’esercizio 2013, deliberando l’integrale copertura della perdita mediante l’utilizzo di riserve (per euro 499.374.035,06) e utili portati a nuovo (per euro 528.910.741,99) e ha approvato l’accantonamento di 9.900.000 di euro a servizio del Piano di Azionariato Dipendenti.

Quanto al dividendo, è stata approvata la distribuzione alle sole azioni di risparmio del dividendo privilegiato, in ragione di 2,75 cent per azione, mediante utilizzo di riserve. Il dividendo verrà messo in pagamento a partire dal 25 aprile 2014, con stacco cedola in data 22 aprile 2014.

 

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Il commento dei sindacati

 

“La ritrovata unità degli azionisti è una buona notizia per l’Azienda, per i lavoratori e per gli interessi strategici del Paese”Questo il messaggio di Vito Vitale, segretario Generale della Fistel Cisl che, commentando l’elezione del nuovo Cda di Telecom ha dichiarato: “Attendiamo con interesse gli sviluppi del nuovo piano industriale di Telecom che auspichiamo sia orientato allo sviluppo delle infrastrutture e dei servizi, per guidare il Paese verso gli obiettivi previsti dell’Agenda Digitale, punto sul quale l’Italia sta fallendo”.

Vitale ha augurato buon lavoro al nuovo Presidente Giuseppe Recchi, auspicando il raggiungimento dei migliori risultati per l’Azienda, dopo una fase molto difficile anche per i conflitti interni al vecchio Cda.

 

Per Michele Azzola, segretario nazionale della Slc Cgil, “per la prima volta dalla privatizzazione Telecom appare più simile a una public company”.
Ora, ha aggiunto, “…il nuovo cda può operare negli interessi di Telecom Italia e ha le carte in regola per provare a rilanciare le azienda”.
Prioratrio, a questo punto, “trovare le risorse per sviluppare la rete di nuova generazione”.
Risorse che, come ha detto ieri Marco Patuano, proverranno in parte dalla vendita delle torri, i cui proventi verranno reinvestiti nelle reti LTE e in fibra ottica.

 

Soddisfazione sull’esito dell’assemblea è stata espressa anche da Salvo Ugliarolo, segretario nazionale Uilcom-Uil.
“Ci auguriamo si avvii il confronto sulle future strategie di Telecom e sul piano di investimenti che la società è chiamata a portare avanti all’interno del sistema Paese anche alla luce degli obiettivi dell’Agenda digitale” ha detto Ugliarolo, che ha quindi evidenziato il problema dei call center, auspicando che “si possa accantonare l’ipotesi di trasformare questa divisione in una società ad hoc”. Ad aprile di quest’anno scade infatti la moratoria di un anno decisa da Telecom Italia, in accordo con i sindacati, sull’ipotesi di ‘societarizzazione’ dei call center. Ugliarolo ha dichiarato a Key4Biz che i sindacati sono pronti a chiamare in piazza gli 80 mila lavoratori del comparto se il Governo non aprirà in fretta un tavolo al Mise sulla crisi del settore.