Call center, ultimatum dei sindacati. Salvo Ugliarolo (Uilcom-Uil): ‘Tavolo al Mise o scendiamo in piazza’

di Paolo Anastasio |

I sindacati chiedono al Governo l’apertura in tempi stretti di un tavolo sulla crisi dei call center. Salvo Ugliarolo (Uilcom-Uil): ‘Serve un confronto sulle regole, il settore è in ginocchio, gare al massimo ribasso e delocalizzazioni pesano al Sud'.

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“Chiediamo al Governo l’apertura in tempi stretti di un tavolo al Ministero dello Sviluppo Economico sulla crisi dei call center in Italia. Se non avremo risposte, prima dell’estate chiameremo a Roma gli 80 mila lavoratori dei call center per una grande manifestazione nazionale per denunciare l’assenza di regole nel settore”. Lo ha detto a Key4biz Salvo Ugliarolo, segretario nazionale Uilcom Uil, lanciando così l’ultimatum dei sindacati, condiviso dalle sigle Cgil-Slc e Fistel-Cisl, al Governo Renzi sull’allarme call center, lanciato in prima istanza a febbraio contro le delocalizzazioni selvagge. La crisi del settore non è più sostenibile, gare al massimo ribasso, non solo nel privato ma anche nel pubblico, delocalizzazioni selvagge e dumping stanno mettendo in ginocchio un settore che dà lavoro a 80 mila persone, per lo più giovani e donne al Sud.

 

Se non riusciremo a contenere la crisi dei call center, si aprirà un problema molto serio di tenuta occupazionale – aggiunge Ugliarolo – Da tempo chiediamo l’apertura di un tavolo, la stessa richiesta era già stata avanzata ai precedenti governi, senza tuttavia ottenere i giusti spazi”.

 

I problemi principali del settore dopo la riforma Damiano riguardano le gare al massimo ribasso anche le gare pubbliche, con costi talmente bassi da spingere alla delocalizzazione”, aggiunge il sindacalista, che porta ad esempio il caso di Almaviva, l’azienda italiana che dà lavoro a 10 mila persone in particolare a Palermo (4 mila lavoratori), Catania, Rende e Roma. “Almaviva ha deciso di non delocalizzare ma la crisi dell’azienda è difficile a causa del dumping – chiude Ugliarolo – la situazione merita la stessa attenzione dedicata ad altre aziende in crisi di altri settori, come ad esempio Electrolux, per questo chiediamo al ministro Guidi di aprire un tavolo al Mise”.  

 

Secondo le sigle sindacali, nel 2013 il settore dei call center in outsourcing occupava 43 mila operatori in bound, in calo rispetto ai 45 mila del 2012, a fronte di 33.500 operatori out bound, in flessione rispetto ai 35 mila del 2012. Il 63% dei lavoratori è concentrato nelle aree del Sud, il 37% al Centro Nord. Il 62% degli operatori in bound è rappresentato da donne, l’83% con contratto part time. Gli operatori out bound hanno contratti a progetto. L’età media del settore è 30 anni.