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ICT, la mappa europea dei poli di eccellenza: per l’Italia c’è solo Milano

Europa


Solo Milano tiene alto – ma neanche troppo perché al 14esimo posto – il nome dell’Italia nella classifica europea dei poli di eccellenza nell’ICT, che mostra in quali zone prosperano le tecnologie digitali e analizza i fattori che contribuiscono al loro successo.

I poli europei di eccellenza sono quelle zone geografiche che vantano i migliori risultati nelle attività di produzione, ricerca e sviluppo e innovazione nel settore ICT, attività essenziali in un contesto di reti internazionali a dimensione globale. La classifica è guidata da Monaco di Baviera, Londra e Parigi, città che sono riuscite più di altre a fare tesoro di una serie di ingredienti essenziali quali la ricerca e sviluppo sul territorio, la capacità di trasporre sul mercato la conoscenza (ossia l’innovazione) e la capacità di costruire su quest’innovazione un’attività imprenditoriale intensa.

E non c’è bisogno neanche, spiega la Commissione europea, di essere una città di grandi dimensioni per eccellere: la città tedesca di Darmstadt (150 mila abitanti), occupa infatti il settimo posto tra i primi 10 poli di eccellenza perché in grado “di mettere a frutto i suoi risultati nella ricerca e nell’innovazione e può fare affidamento su una comunità imprenditoriale attiva”.

Tra le altre regioni di dimensioni contenute che hanno ottenuto risultati notevoli ci sono Lovanio, Karlsruhe e Cambridge.

 

 

Lo studio ha analizzato tutte le regioni Ue (ossia le 1.303 regioni NUTS3) sotto il profilo dell’attività ICT.

Tre i fattori presi in esame: intensità (fatturato, crescita del fatturato, numero di dipendenti), internazionalizzazione (numero di partner internazionali dell’impresa/centro di ricerca/università) e presenza nelle reti (ruolo di ciascuna regione nelle reti: quali regioni costituiscono nodi nevralgici in collegamento diretto con molti partner, quali invece hanno collegamenti che consentono solo scambi limitati).

A ciascuna regione è stato assegnato un punteggio basato su un indicatore composito (EIPE) che sintetizza 42 indicatori specifici di valutazione delle attività nelle ICT. Per elaborare gli indicatori e misurarli si è fatto ricorso a numerose fonti di dati e banche dati: graduatorie delle università, indici di citazioni, informazioni sulle collaborazioni nei progetti di ricerca europei, numero di grandi imprese globali d’investimento nella ricerca e sviluppo nelle TIC presenti in ciascuna regione, dati sui finanziamenti con capitali di rischio o sull’occupazione, dati sul fatturato delle imprese.

Il 14% delle regioni ha totalizzato oltre 20 punti (tra le italiane comprese nel range 21-41 troviamo Roma, Pisa, Firenze e Bologna), le 34 migliori tra 41 e 100 punti.

Di questi 34 poli di eccellenza, giusto per fare un confronto impietoso,  12 sono in Germania (prima per le attività di ricerca e brevettazione), 6 nel Regno Unito (che conta 8 regioni tra le prime 10 per numero di laureati in informatica). Milano, l’unica italiana tra le eccellenze ha totalizzato un punteggio di 59.

 

Le regioni prime in classifica sono accomunate da varie caratteristiche, tra cui quella di essere perlopiù zone industriali di vecchia data o capitali politiche nazionale e di ospitare istituti d’istruzione prestigiosi e altri attori fondamentali dell’innovazione. Ma oltre ai fattori ‘ereditari’ – se così si può dire – i principali poli ICT europei conducono politiche a lungo termine in tema di ricerca e innovazione e tendono a raggrupparsi. Sono le stesse caratteristiche, conclude Bruxelles, osservate in posti come la Silicon Valley americana, a Bangalore (India) o Changzhou (Cina).

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