Key4biz

Twitter & Co: ritorna il fantasma della bolla?

Mondo


Non tira una buona aria per Twitter e, più in generale, per molte delle società internet che speravano di far dimenticare coi loro scoppiettanti business lo scoppio della bolla di 14 anni fa. Il sito di microblogging ha perso in Borsa il 37% dall’inizio dell’anno e il 44% dei rispetto ai massimi di marzo, e comunque è in buona compagnia: nell’ultimo mese, Facebook ha perso in Borsa il 22% per cento e Linkedin circa il 40%.

Per quanto riguarda Twitter, i mercati finanziari sembra non si fidino troppo della sua capacità di monetizzare la pur vasta platea di utenti. E a sollevare nuovi dubbi anche uno studio di Twopcharts, un sevizio che passa al setaccio l’attività degli account Twitter.

Secondo le rilevazioni di Twopcharts, il 44% dei 983 milioni di account esistenti non ha mai inviato un tweet. Solo il 30% degli account esistenti ha inviato tra 1 e 10 tweet, mentre solo il 23% dei 542,1 milioni di account da cui è partito almeno un tweet (quindi circa 125 milioni) hanno twittato negli ultimi 30 giorni e solo il 13% degli account complessivi (126 milioni) ha superato la soglia dei 100 tweet.

Altri dati, sempre di Twopcharts, relativi a febbraio 2014 evidenziano che solo il 10,7% degli account creati nel 2012 e ancora esistenti hanno twittato almeno una volta. Per gli anni 2008 e 2009 questa percentuale si attestava al 28,5% e al 25%, mentre per i nuovi profili creati nel 2013 si porta al 12,9%.

 

Twitter rivendica 241 milioni di utenti attivi mensili. Per utenti attivi si intendono quelli che entrano almeno una volta al mese nel sito, anche senza twittare.

Certo, è da dire che anche un utente che non twitta può considerare il servizio utile, ma di sicuro il coinvolgimento degli utenti – ossia la propensione a partecipare a una conversazione – è un parametro molto importante da tenere in considerazione. E non solo perché un utente ‘attivo’ è più incline a usare il servizio, ma anche perché twittare, re-twittare, aggiungere un tweet ai preferiti sono tutte azioni che influiscono sui ricavi pubblicitari, che rappresentano l’87% del fatturato del sito (tra tweet sponsorizzati, account sponsorizzati e tendenze sponsorizzate).

 

Questi dati, certo, non danno un quadro completo del business del sito, ma di sicuro non sono rassicuranti, anche considerando altri due fattori: il primo è che nel corso dell’ultimo trimestre 2013 il numero medio di utenti mensili è aumentato del 3,8% – l’aumento più debole da quando Twitter ha iniziato a rendere noti questi dati. Il secondo dato è che gli ultimi account registrati sono sempre meno attivi e assidui e Twitter rischia così di dover attendere ancora un po’ prima di cominciare a generare utili per la prima volta.

 

La settimana che si apre sarà molto indicativa ai fini di bollare come pura fantasia il fantasma di una nuova bolla tecnologica. Il fatto incontrovertibile è che il Nasdaq ha chiuso lo scorso venerdì in calo dell’1,3%, arretrando però per tre settimane consecutive. Non è colpa solo dei soacial network, certo, ma forse è anche vero che i ‘contatti’ agli investitori inizialmente entusiasti non bastano più. La Borsa vuole vedere i contanti e la capacità dei social network di generarli e moltiplicarli è ancora tutta da verificare.

Exit mobile version