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Net neutrality e roaming: il voto Ue, un favore a Google & Co

Europa


All’indomani del voto del Parlamento europeo sull’abolizione del roaming e sul rafforzamento delle misure sulla net neutrality, sono in molti a evidenziare la ‘vittoria politica’ degli OTT – come Google, Amazon e Netflix – sulle telco e la sconfitta politica del Commissario Ue Neelie Kroes, che per ottenere l’approvazione dei deputati sull’abolizione del roaming è stata costretta ad alterare sensibilmente la sua proposta originaria. Certo, questo rientra nel gioco della politica, ma nondimeno – ancor più a questo punto – è inevitabile fare un bilancio dell’operato del Commissario Kroes, che, al termine del suo mandato, fra pochi mesi, avrà lasciato dietro di sé il nuovo ‘pasticcio’ sulla net neutrality. C’è un dato inconfutabile: le condizioni dell’industria tlc europea sono innegabilmente peggiorate nei 4 anni in cui il Commissario Kroes è stato responsabile del settore. Certo, non può essere imputabile a lei il crollo dei ricavi nel settore, ma di sicuro, come fanno notare gli analisti di Strand Consult, sembra anche che nessuno abbia calcolato le conseguenze disastrose delle misure contenute nel testo votato dal Parlamento su un’industria già in crisi e cui viene peraltro addossato l’onere degli investimenti per le nuove reti,  spina dorsale della futura crescita economica europea.

 

Capitolo roaming

Già a settembre 2013, gli analisti di Strand Consult sottolineavano come le misure proposte sul roaming avrebbero avuto conseguenze disastrose per il settore (la nuova regolamentazione, a regime, provocherà una perdita compresa tra 500 milioni e 1 miliardo di euro all’anno per gli operatori).

L’iniziativa per il Mercato Unico Digitale, pur encomiabile nel tentativo di sanare gli squilibri, si è fermata insomma a soluzioni ‘buoniste’ e ‘populiste’ (siamo alla vigilia delle elezioni europee) quali l’abolizione del roaming e l’enfasi sui benefici dell’app economy, “senza affrontare questioni che necessiterebbero di una radicale riforma, quali l’eliminazione del modello cosiddetto del ‘ladder of investment’, la rimozione delle barriere al consolidamento e la riduzione delle possibilità di arbitraggio delle carte sim”.

 

Critiche che Strand ribadisce e rincara, sottolineando che, evidentemente, nessuno tra i decisori europei ha pensato alle conseguenze di queste misure, soprattutto nel momento in cui è stato anche sottolineato che i consumatori non potranno abusare delle nuove regole per acquistare, ad esempio, una sim in Lituania, dove i servizi costano molto meno e usarla, poi, nei Paesi Bassi o nel Regno Unito dove i prezzi sono molto più alti. “Al fine di prevenire un utilizzo anomalo o abusivo dei servizi di roaming al dettaglio, i fornitori di roaming possono applicare una ‘clausola di utilizzo corretto’ al consumo di servizi di roaming…sulla base di criteri di utilizzo corretto”, scrivono gli europarlamentari nel loro testo.

A questo punto, sottolineano gli analisti, sorge quindi un altro problema di non poco conto: chi dovrà occuparsi di monitorare ed eventualmente punire gli abusi? La Ue stessa? I regolatori nazionali? O gli operatori che vendono la Sim dovranno poi fare anche i poliziotti e monitorare il traffico del cliente che l’ha acquistata? E che fare nel caso in cui studenti o uomini d’affari si recheranno all’estero per 3 o 4 mesi e si porteranno la loro sim da casa? Chi stabilirà i limiti di quale traffico è accettabile e quale no?

E così, secondo Strand, anche sulla base di questa confusione, l’abolizione del roaming creerà “un incentivo perverso per l’arbitraggio in cui operatori e Mvno potranno sfruttare le differenze di prezzo tra un paese e l’altro”  andando palesemente “contro l’idea di mercato unico digitale”.

 

Capitolo Net Neutrality

Per raggiungere un accordo sull’abolizione del roaming, che è quello che ‘fa’ la notizia e genera consenso ma che per tradursi in realtà ha ancora una lunga strada davanti a sè, il Commissario Kroes ha dato il suo benestare a un’interpretazione molto rigida della net neutrality, che avrà notevoli conseguenze sul business delle aziende tlc. Un principio importante e giusto che richiama le telco a non discriminare i contenuti di aziende come Netflix o i servizi di Skype, il cui blocco potrebbe far pensare a una strategia per privilegiare i loro di servizi o quelli che gli operatori potrebbero decidere di sviluppare in futuro. Ma le misure votate dal Parlamento vanno oltre la non discriminazione dei contenuti, perché vietano anche la possibilità di dare priorità ad alcuni tipi di traffico. E questo nega ostinatamente una realtà consolidatasi nel corso degli anni: e cioè che le telco hanno sempre usato sistemi di gestione del traffico per far funzionare internet nel migliore dei modi, sfruttando al meglio la limitata capacità delle infrastrutture fisiche di internet, che per la maggior parte sono di loro proprietà.

 

La possibilità, quindi, che la legislazione così come votata dal Parlamento sarà respinta dai governi diventa quasi un auspicio, dal momento che le misure su roaming e net neutrality aumentano le sfide che l’industria delle telecomunicazioni dovrà affrontare nei prossimi anni. La Ue, conclude Strand, “…ha creato una palese ipocrisia con le misure su neutralità della rete e roaming. Da un lato ha espressamente vietato il blocco e il degrado del traffico internet con la neutralità della rete, dall’altro ha aperto la porta ad un nuovo regime di monitoraggio e blocco col roaming”. Alla faccia delle critiche all’NSA.

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