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Net neutrality: passa la linea di una malintesa interpretazione del Parlamento Ue. Continua il braccio di ferro con le telco

Europa


Il Parlamento europeo ha approvato oggi la risoluzione legislativa della relatrice Pilar del Castillo Vera sulla proposta di Regolamento della Commissione per realizzare un continente connesso  e un mercato unico delle telecomunicazioni. Il testo, votato in seduta plenaria e che ora passerà al vaglio degli Stati membri, da un lato conferma l’abolizione delle tariffe di roaming entro Natale 2015, ma dall’altro affronta il nodo scottante della cosiddetta net neutrality, che è stata ed è al centro di una forte contrapposizione tra il Commissario Neelie Kroes e tutte le aziende del settore (Cable Europe, ETNO, GSMA, ECTA). Associazioni che ieri avevano espresso in una lettera aperta le loro preoccupazioni per l’impatto negativo che l’approvazione del testo in questa forma avrebbe avuto sullo sviluppo futuro di internet e sull’innovazione e più in generale sul digitale. Mai prima d’ora, tra l’altro, le aziende del settore, generalmente ‘rivali’, si erano mostrate così compatte nel contestare il lavoro di un Commissario, Neelie Kroes, il cui progetto originario di Regolamento è stato notevolmente modificato dal blocco di centro-sinistra (socialisti, verdi e liberali) del Parlamento europeo. Questo non vuol dire che la linea della Kroes sia stata scardinata ma di sicuro il progetto della Commissaria ne è uscito significativamente alterato. Il tutto a vantaggio delle web company americane come Google e Netflix.

 

In particolare, sul nodo della net neutrality gli emendamenti introdotti dagli europarlamentari e contestati dall’industria mirano a imporre la separazione dei cosiddetti ‘servizi specializzati‘, ossia quei servizi – come il video on-demand, le applicazioni dati business-critical con cloud ad alta intensità (per l’archiviazione dati) e tutti i servizi di telemedicina – che garantiscono una qualità di servizio superiore e necessitano inevitabilmente di connessioni speciali tra utenti e fornitori.

Il testo approvato oggi aggiunge restrizioni significative alla possibilità di offrire servizi specializzati, che non possono, in sostanza, essere usati nel caso in cui il contenuto in questione può essere trasmesso sull’internet pubblico.

Questi servizi, insomma, secondo gli europarlamentari, possono ancora essere offerti, ma a condizione che non siano in contrapposizione con i servizi dell’internet aperto/pubblico, questo in nome del principio di “neutralità della rete”, in base al quale tutto il traffico internet deve essere trattato allo stesso modo, senza discriminazioni, limitazioni o interferenze, indipendentemente da mittente, destinatario, tipo di servizio, contenuto, dispositivo, servizio o applicazione.

 

Questa specificazione preoccupa però oltremodo le aziende del settore – operatori di telefonia fissa, mobile, via cavo ex-incumbent e i loro concorrenti – che hanno bocciato all’unanimità queste misure, le quali – sottolinea oggi il presidente del board ETNO, Luigi Gambardella – sono un “passo nella direzione sbagliata” in quanto “rischiano tra l’altro di far deragliare gli obiettivi originali del Regolamento Connected Continent, vale a dire la creazione di un’industria digitale forte in grado di spingere la crescita e l’occupazione europea”.

Secondo gli operatori europei, a rischio non è solo la libera scelta dei consumatori, ma la capacità di innovazione del settore digitale e la competitività delle aziende che vi operano. “Il testo approvato oggi – sottolinea ETNO – punta a introdurre restrizioni di ampia portata in materia di gestione del traffico”, che renderebbero quasi impossibile una gestione efficiente della rete creando un internet “di qualità inferiore per tutti“.

“Promuovere un internet aperto dovrebbe voler dire promuovere la capacità di offrire ai cittadini servizi migliori e innovativi e la regolamentazione non dovrebbe in alcun modo limitare questa capacità” prosegue ETNO.

L’esame del regolamento – che andrà a creare la prima legislazione europea sulla net neutrality – passa ora agli Stati membri che secondo la Commissione dovrebbero giungere a un accordo finale entro fine 2014.

“Siamo fiduciosi – ha aggiunto Gambardella – che i decisori europei riconosceranno tale rischio e abbracceranno lo spirito della proposta originaria della Commissione, confermando che la Ue cerca soluzioni per la crescita e non misure populiste”.

 

Anche per questo, conclude Gambardella, “…se le modifiche restrittive alle disposizioni sull’Open Internet saranno confermate nel testo finale, l’accesso dei cittadini e delle imprese europee ai servizi innovativi e di alta qualità sarà influenzato negativamente.

Ciò andrebbe a creare una situazione pericolosa, in cui l’economia digitale europea soffrirà e le imprese europee saranno messe in una situazione concorrenziale difficile rispetto alle altre regioni del mondo”.

 

Ma non è solo l’associazione degli operatori storici europei a esprimere la sua contrarietà verso queste misure: anche la GSM Association, che rappresenta gli operatori mobili di tutto il mondo – ha sottolineato che la posizione espressa dal Parlamento “comprometterà ulteriormente gli investimenti e frenerà l’innovazione nel settore”, proprio nel momento in cui le telco sono chiamate a investire diverse centinaia di miliardi di euro nelle reti di nuova generazione per sostenere la crescita del traffico dati e sentono sempre più forte la concorrenza dei servizi gratuiti offerti dagli over the top, come Google e Skype.

Per Anne Bouverot, direttore generale della GSMA, gli operatori dovrebbero avere la libertà di sviluppare servizi specializzati e di offrirli a un prezzo diverso, così da permettere un’ulteriore progresso degli ingenti investimenti richiesti per soddisfare – oltre alla domanda dei consumatori – anche gli obiettivi della Digital Agenda europea.

 

Anche il consulente telecom Martin Geddes ha sottolineato che la legislazione approvata dal parlamento potrebbe avere come conseguenza di ‘soffocare l’innovazione’.

“La non discriminazione dei servizi va bene – ha detto – ma questa è follia statistica e questo vuol dire che si finirà per bloccare la creazione di nuove reti con una qualità garantita. La convinzione che tutti i pacchetti debbano essere trattati allo stesso modo vuol dire che qualunque cosa finirà per avere la struttura di costo del trasporto dei video e questo potrebbe bloccare altri servizi e limitarne i benefici sociali”

 

Nel cosiddetto Pacchetto Telecom sono invece benvenute, da parte dell’industria europea, le misure per un uso più efficiente ed armonizzato dello spettro che aiutano a estendere la disponibilità delle reti wireless ad alta velocità nella Ue. Un obiettivo che dovrebbe essere una priorità nel prossimo processo legislativo, così da garantire che il regolamento sul Connected Continent non appesantisca ulteriormente il già sovraregolamentato mercato delle tlc europee e contribuisca piuttosto a mettere l’Europa in linea con il resto del mondo, che sul digitale ha cominciato a muoversi già da molto tempo e ora sta raccogliendo i frutti di questa lungimiranza in termini di ritorno alla crescita.

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