Tribunale turco sconfessa il premier Erdogan: l’accesso a Twitter va ripristinato

di Alessandra Talarico |

Per un tribunale amministrativo di Ankara, il blocco, è ‘contrario ai principi dello Stato di diritto’ e deve essere sospeso immediatamente. Il Governo applicherà la sentenza, ha fatto sapere il vicepremier Bulent Arinc.

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Il blocco dall’accesso a Twitter in Turchia deve essere sospeso: lo ha stabilito un tribunale amministrativo di Ankara, sfidando quanto decisione dall’Autorità per le telecomunicazioni su indicazione del premier Erdogan.

Il blocco, secondo i giudici è “contrario ai principi dello Stato di diritto” e deve essere sospeso immediatamente. Una decisione che sarà senz’altro applicata, ha fatto sapere il vicepremier Bulent Arinc.

 

La decisione del premier Tayyip Erdogan di bloccare l’accesso al sito a pochi giorni dalle elezioni amministrative – si terranno il 30 marzo – ha scatenato le proteste delle diplomazie mondiali e anche del presidente turco Abdullah Gul che si è pubblicamente dissociato dalla decisione proprio su Twitter. Diversi anche i ricorsi presentati dall’opposizione e da varie associazioni turche, che hanno portato alla decisione del tribunale di Ankara.

Anche l’Onu ieri ha espresso la propria condanna sottolineando che il blocco è incompatibile con gli obblighi internazionali presi dalla Turchia in materia di diritti umani.

 

Commentando la sentenza, il sottosegretario agli esteri Benedetto Della Vedova ha auspicato che il Governo Erdogan “si adegui alla sentenza della Corte. Lo chiedono anzitutto i turchi”, ha scritto su Twitter.

 

Il blocco, ha affermato Erdogan nel corso di un comizio elettorale nella città di Kastamonu, è stato deciso perché Twitter non avrebbe accettato le decisioni del tribunale.

“Non siamo contrari all’utilizzo della tecnologia avanzata, ma è inaccettabile un suo uso illegale“, ha affermato il premier.

Nulla a che vedere, quindi, con la diffusione sul sito di presunti filmini hard che lo vedrebbero protagonista insieme all’ex Miss Turchia, Defne Samyeli o di file audio in cui il premier, al potere da 12 anni, consigliava al figlio di nascondere il bottino delle sue presunte ruberie. Sarà…ma viene da fidarsi poco.

 

In ogni caso, il blocco ha certo avuto i suoi effetti: a sei giorni dalla decisione, riferisce sempre Hurriyet, il numero di tweet pubblicati in Turchia si è praticamente dimezzato, nonostante gli stratagemmi – suggeriti dallo stesso Twitter – per aggirare la censura.

Secondo i dati forniti dalla società Semiocast, nelle prime 24 ore dal blocco i tweet dalla Turchia sono passati da 1,2 milioni a 750 mila, per poi secndere a 550-600mila il giorno successivo.

Quasi dimezzato anche il numero complessivo di tweet pubblicati in lingua turca, passati dal 2,98% all’1,58% del totale mondiale.