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Rai, governatori e sindacati sulle barricate contro la chiusura delle sedi regionali

Italia


Accanto ai sindacati scendono anche le Regioni per chiedere di salvare le sedi regionali Rai dalla sforbiciata annunciata dal Commissario alla Spending Review, Carlo Cottarelli, che ne ha ipotizzato la chiusura e la messa in vendita.

Marche e Liguria sono state le prime a schierarsi contro il progetto di Cottarelli mentre torna in campo la Slc Cgil che parla di ‘tagli indiscriminati’ che potrebbero essere previsti già nel Contratto di servizio Rai 2013-2015 ancora fermo in Vigilanza che però potrebbe già oggi essere sbloccato.

 

Si punta a economizzare, puntando sulle sedi regionali eternamente in rosso, anche in vista della prossima scadenza, 6 maggio 2016, della concessione alla Rai del servizio pubblico.

I dipendenti Rai delle sedi regionali dovrebbero essere circa 2 mila, per una spesa annua di 400 milioni di euro.

Ma prima di pensare alle sedi regionali, forse si dovrebbe partire da una bella sforbiciata agli stipendi d’oro dei dirigenti Rai: 232 manager con una retribuzione media annua di 155 mila euro.

Contrario al piano del Commissario alla Spending Review anche il capogruppo del Pd in Vigilanza Vinicio Peluffo che a Key4biz ha dichiarato: “Non possiamo chiudere le sedi regionali: l‘informazione locale è uno dei pilastri del servizio pubblico”.

 

Per il governatore delle Marche Gian Mario Spacca quella di Cottarelli è “una prospettiva che allarma e che stride con la vera missione della Tgr, che è quella di raccontare i territori dai territori, dando voce anche a quelli che, storicamente, ne hanno poca a livello nazionale”.

L’assessore al Bilancio della Regione Liguria, Pippo Rossetti, ha detto d’essere favorevole a una razionalizzazione del servizio pubblico locale per contenere i costi, ma “contrario a tagli indiscriminati delle redazioni e all’informazione ai territori. Non è una questione di contabilità”.

 

Prende posizione contro Cottarelli anche Barbara Apuzzo, segretaria nazionale Slc Cgil, per la quale “la logica del risparmio non può basarsi su tagli indiscriminati, che denunciano la insufficiente conoscenza di cosa può essere considerato ‘superfluo’ per la Rai.”

“Le sedi regionali rappresentano una risorsa straordinaria“, ha osservato Apuzzo, aggiungendo: “Le potenzialità dell’essere permanentemente presente in tutte le regioni vanno valorizzate, non brutalmente mutilate.”

“E’ evidente – ha indicato – che per far questo bisognerebbe immaginare di ridisegnare il modello attualmente in vigore, pensando ad esempio ad un collegamento delle 24 sedi regionali in un’unica rete digitale, in grado di trasmettere le notizie direttamente dal territorio“. 

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