Streaming Vs P2P: senza mercato unico l’Ue continuerà a favorire l’illegalità

di Alessandra Talarico |

I consumatori, che quando possono accedere a servizi di streaming legali e di buona qualità, li preferiscono a al download illegale, ma in Europa l'offerta è ancora frenata dalla frammentazione.

Europa


Music streaming

Anche in fatto di accesso ai contenuti in streaming e alle informazioni online, l’Europa arranca dietro ai principali competitor internazionali, vanificando quelli che potrebbero essere i benefici di un vero mercato unico digitale per i fornitori di contenuti legali e i consumatori.  

È questa la conclusione del Rapporto ‘Streaming and online access to content and services‘ della Direzione generale “Politiche interne” del Parlamento europeo, che ribadisce ancora una volta come il vecchio Continente stia perdendo l’occasione di porre le basi per favorire l’innovazione, la creatività e l’imprenditorialità, nonché la legalità, in uno dei segmenti più importanti del web, ossia quello dei contenuti. Ci sarebbe pertanto bisogno di “un Single Market Act III focalizzato sui temi del digitale”, dicono gli autori.

 

“L’attuale impostazione giuridica ed economica dell’Europa sta creando una compartimentazione dell’accesso a internet mobile e ai contenuti entro i confini nazionali, inficiando seriamente i vantaggi del mercato unico digitale e impedendo all’Europa di consolidare il suo vantaggio nel mercato ICT globale”, spiega il rapporto.

 

“La segmentazione territoriale attraverso l’uso dei diritti di proprietà intellettuale (IPR) sta portando al rifiuto di vendere o fornire contenuti a consumatori di altri Stati membri, all’inaccessibilità di contenuti in altre lingue e all’offerta di contenuti prettamente nazionali”, indica ancora il rapporto.

 

Tutto questo a discapito della scelta dei consumatori, che quando possono accedere a servizi di streaming legali e di buona qualità, li preferiscono a al download illegale.

Secondo gli autori dello studio, quindi, circa un quinto del traffico internet potrebbe essere dirottato dai siti peer-to-peer (P2P), dove gli utenti condividono contenuti illegalmente, ai siti di streaming legale.

 

Negli Usa, ad esempio, il 53% del traffico internet nel periodo di picco è catalizzato dall’entertainment real-time, per lo più attraverso lo streaming legale di contenuti culturali (dal 29,5% del 2009), mentre il P2P rappresentava ‘solo’ il 13% del traffico (dal 15% del 2009). In Europa, invece, l’entertainment real-time rappresentava circa il 33% del traffico, quasi a pari merito col P2P (30%). In Europa, infatti, il file sharing illegale è cresciuto (nel 2009 si attestatava al 22% del traffico, mentre l’entertainment real-time è rimasto stabile.

 

Per invertire la rotta, gli autori dello studio stilano una serie di suggerimenti:

  • La connettività dati fissa e mobile deve essere alla pari con quella dei concorrenti: in particolare, l’Europa ha bisogno di obiettivi di connettività dati mobile chiari, in particolare sull’LTE e sull’abolizione del roaming, e di una chiara visione sui servizi 5G.
  • I principi della libera circolazione di beni e servizi devono applicarsi pienamente nel settore dei contenuti online.
  • Serve un approccio coordinato sull’eGovernment per porre fine all’attuale frammentazione tra le iniziative dei diversi Stati, prendendo ad esempio quanto fatto dall’Estonia, che in questa campo è leader mondiale. Tra le aree su cui intervenire, i servizi di eHealth, l’accesso alle risorse culturali e al pagamento delle imposte online.
  • Rimuovere le barriere internet ai servizi di streaming e all’accesso ai contenuti online così da mostrare ai cittadini i reali vantaggi di una ‘dimensione europea’ nel campo dei contenuti online.
  • L’Europa potrebbe prendere in considerazione la promozione di sistemi di pagamento basati sugli hypermedia per remunerare gli autori e i fornitori di contenuti sulla base della frequenza di accesso ai loro contenuti.
  • L’Europa ha bisogno di infrastrutture di cloud computing proprie per far valere la propria autonomia e proteggere meglio le sue imprese e i cittadini.
  • L’emergere del cosiddetto Internet of Everything richiederà anche nuove politiche sulla neutralità della rete, la sicurezza informatica e la protezione dei dati, al fine di costruire la fiducia dei consumatori e salvaguardare l’ambiente digitale.
  • Mentre la regolamentazione dell’ubiquitous computing, in particolare riguardo lo streaming e l’accesso a contenuti e servizi online, comprende settori importanti come la regolamentazione del commercio e le questioni tecnologiche (ad esempio l’interoperabilità), il Parlamento europeo deve tutelare i diritti fondamentali connaturali nella cultura giuridica europea che potrebbero essere colpiti indirettamente, come ad esempio la privacy.