Consolidamento nelle Tlc, l’Italia non potrà restare a lungo alla finestra

di di Mauro Colopi (Principal, Bain & Company Italy) |

Nel 2014 la parola d’ordine nel settore globale delle Tlc continuerà ad essere M&A. Dopo un 2013 ricco di operazioni in Europa, è plausibile che anche il nostro paese abbracci il trend naturale di evoluzione del mercato.

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Mauro Colopi

Il settore delle telecomunicazioni ha vissuto già nel 2013 a livello mondiale un’esplosione delle operazioni di M&A con un cumulato di deal value di oltre 700 miliardi di dollari rispetto ai 372 miliardi di dollari dell’anno precedente.

 

In particolare in Europa il 2013 è stato l’anno più intenso in termini di transazioni dell’ultima decade, con una forte attrazione anche da parte di operatori esteri (ad esempio il Ceo di AT&T ha manifestato a fine anno un forte interesse su possibili investimenti europei). Ed il 2014 sembra essere un ulteriore anno di evoluzione discontinua dello scenario europeo.

 

Gli elementi di stimolo al prosieguo delle operazioni di M&A nel corso del 2014 sono diversi. Da una parte, l’accelerazione verso offerte convergenti, che impone ad alcuni attori di considerare strategie di accelerazione delle loro offerte quadruple play. Dall’altra, la necessità di ridurre l’intensità competitiva e la distanza dall’incumbent per stimolare un miglior livello di profittabilità.

 

Ma anche la necessità di ricercare forme di sviluppo discontinuo a fronte di un’erosione del profit pool tradizionale strutturale e la disponibilità di cassa da parte di alcuni player. In particolare, i razionali sottostanti operazioni di M&A nelle telecomunicazioni possono essere raggruppati in due aree: la volontà di raggiungere nuovi livelli di economie di scala (focus primario sull’ottimizzazione delle operation) e la necessità di superare gli equilibri competitivi attuali (focus primario sul sostegno alla crescita della top-line).

 

Per quanto concerne il focus sulla scala, le operazioni possono essere sia con focus nazionale che con aspirazioni over-country. Il consolidamento In-Country presenta le maggiori sinergie in termini di ottimizzazione non solo dell’IT e delle G&A, ma anche dei costi delle reti e dei canali commerciali, attraverso il ridisegno di un’unica piattaforma operativa. Qui la sfida nell’integrazione post merge è particolarmente critica. Le operazioni transnazionali invece permettono di introdurre modelli replicabili di ottimizzazione delle piattaforme informatiche e delle funzioni di Staff e Marketing, nonché di massimizzare il potere negoziale verso ad esempio i fornitori di handset o di componenti di reti.

 

In questo caso, gli elementi critici di successo sono la capacità di introdurre modelli replicabili e l’omogeneizzazione dei processi e dei modelli di procurement.

 

Per quanto riguarda invece le operazioni con focus sulla competizione, questi possono essere orchestrate o in ottica di portafoglio e bilanciamento tra mercati con diverse aspettative di crescita (dando vita a strategie più finanziarie che industriali in ottica di espansione internazionale) oppure di superamento di equilibri competitivi a livello di singola geografia.

 

In quest’ultimo caso l’obiettivo competitivo potrebbe essere o quello di crescere in modo discontinuo in termini di quota di mercato nel mercato core, modificando le distanze relative rispetto agli altri player di mercato (esempio O2 e ePlus nel mercato

tedesco) oppure quello di rafforzare significativamente la propria capacità di offerta convergente (esempio Zon Multimedia e Optimus nel mercato portoghese).

 

I due focus possono essere tra loro combinati per innalzare ulteriormente l’attrattività delle operazioni. Come ad esempio sta succedendo nel risiko delle telecomunicazioni francesi, con il braccio di ferro per aggiudicarsi la partita SFR tra Altice, Iliad/Free e Bouygues Telecom, con quest’ultimo che si attende da una parte 10 miliardi di euro di sinergie tra costi e investimenti condivisi e dall’altra l’ambizione di superare l’Incumbent Orange con un effetto fusione che porterebbe la sua customer base di 32 milioni rispetto ai 27 milioni del leader.

 

In questo scenario l’Italia è rimasta alla finestra. Le operazioni degli ultimi anni del mercato (ad esempio, il passaggio di proprietà di Wind a Vimpelcom, l’acquisizione di Fastweb da parte di Swisscom) sono state più operazioni di bilanciamento di portafoglio più che interventi di ridisegno industriale. Dall’altra parte si sono susseguiti rumors su potenziali operazioni che potrebbero vedere nel 2014 una loro concreta manifestazione.

 

Ad esempio, l’operazione H3G-Wind, che sta tenendo banco sui giornali, potrebbe offrire buoni elementi di complementarietà industriale e di posizionamento del player risultante sul mercato, permettendo sia di imprimere un maggior peso competitivo verso Vodafone e Telecom Italia, sia di ottimizzare la macchina operativa e commerciale derivante dalla fusione.

Essendo entrambi gli operatori in posizioni delicate singolarmente, o per ragioni finanziarie o per ragioni di posizionamento competitivo stand alone, ed essendo l’operazione potenzialmente ricca di sinergie sia operative che commerciali, non si può escludere che questo possa rappresentare l’effettiva novità di scenario per il mercato italiano nel 2014.

 

Altra operazione che ha riscosso interesse e smentite sulla stampa è stata la potenziale acquisizione di Fastweb da parte di Vodafone. L’operazione potrebbe permettere a Vodafone di espandere notevolmente la sua customer base nel fisso ed in particolare nei dati, rafforzando le opportunità di offerta convergente alla sua clientela. Su questo deal potenziale c’è però da chiedersi quanto Vodafone non abbia già investito singolarmente per affermarsi sul mercato come un operatore credibile su offerte anche sul mercato fisso, e quanto il posizionamento da follower di Fastweb nel mercato del fisso sia più sostenibile rispetto ad analogo posizionamento nel mobile, essendo la pressione competitiva minore.

 

A ciò si sommano le potenziali opzioni di M&A su componenti specifiche della value chain degli operatori, quali ad esempio le torri, che potrebbero vedere l’intervento anche di fondi di investimento interessati alle partite.

 

Molte opzioni, in attesa di capire cosa emergerà effettivamente come operazione concreta al di là dei rumors. Ciò che sembra plausibile è che in un mercato europeo che vede il consolidamento come un trend solido di evoluzione naturale del settore, l’Italia non potrà restare ancora a lungo alla finestra.