eSkills e imprenditorialità digitale, campagna Ue al via in Italia

di Paolo Anastasio |

Saranno gestiti da Anitec i due programmi europei presentati oggi a Roma ‘E-skills for jobs 2014’ e ‘Fostering Digital Enterpreneurship’ per la diffusione delle competenze digitali e dell’imprenditorialità digitale nelle scuole e nelle università.

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Promuovere la diffusione di eSkills, competenze digitali, nelle scuole e nelle università italiane e sviluppare attività imprenditoriali basate sul digitale mettendo a fattor comune le numerose iniziative del settore privato già in essere nel nostro paese. Questo l’obiettivo di Anitec (Associazione nazionale Industrie Informatica, Telecomunicazioni ed Elettronica di consumo) che si fa garante per l’Italia di due progetti della Commissione Europea presentati oggi a Roma – “E-skills for jobs 2014” e “Fostering Digital Enterpreneurship” – nel quadro della Grand Coalition for Digital Jobs.  

 

La presentazione è avvenuta alla presenza di John Higgins, DG DigitalEurope; Stefano Parisi, Presidente Confindustria Digitale; Cristiano Radaelli, Presidente Anitec e membro dell’Executive Board di DigitalEurope; Ryan Heath, portavoce del commissario all’Agenda Digitale europea Neelie Kroes; Angelo Rughetti, sottosegretario alla Pubblicia Amministrazione e Alessandro Fusacchia, sottosegretario al Ministero dell’Istruzione e dell’Università.

 

Cristiano Radaelli (Anitec): ‘Oggi al via E-skills for Europe 2014 e Fostering Digital Enterpreneuship’

“Oggi partono due progetti fortemente voluti dalla Comunità Europea – dice Cristiano Radaelli – L’obiettivo è da un lato ridurre il forte gap che c’è in Italia per quanto riguarda le competenze digitali, dall’altro promuovere l’imprenditorialità, un altro ambito in cui l’Italia, ma anche l’Europa tutta, è in ritardo”.

Nel dettaglio il primo progetto che parte oggi, “E-skills for Jobs 2014”, consiste in una campagna di comunicazione rivolta ai giovani, in particolare a quelli delle scuole superiori. L’obiettivo è sensibilizzarli sulla possibilità di trovare lavoro, un domani, in ambito tecnologico, visto che nel 2015 saranno 500 mila le posizioni vacanti in campo tecnologico a livello Ue, che lieviteranno fra 730 mila e 1,3 milioni di posti vacanti nel 2020. “Diverse aziende che fanno parte di Anitec sono già attive nelle scuole con programmi di formazione autofinanziati a supporto di E-skill digitali – aggiunge Radaelli – al progetto aderiscono già il Ministero per lo Sviluppo Economico e il Miur, l’obiettivo è allargare la collaborazione pubblico e privato per la diffusione degli e-skills”.

Il secondo progetto in rampa di lancio “Fostering Digital Enterpreneurship” si pone l’obiettivo di promuovere la nuova imprenditoria digitale, coinvolgendo gli opinion leader del mercato che svolgeranno così un ruolo di testimonial del digitale. In Europa soltanto l’1,7% delle imprese con meno di dieci dipendenti è al passo con l’uso delle tecnologie (big data, cloud, mobile e social solutions). Sono 4 su dieci le aziende ancora analogiche.

 

Ryan Heath (Ue): ‘Semestre italiano di presidenza Ue fondamentale per il pacchetto Kroes’

“Il mondo del digitale è ricco di opportunità per i giovani, e questa è una buona notizia per l’Italia, dove nove ragazzi su dieci, nativi digitali, entrano nel mondo del lavoro con lavori precari e sottopagati – dice Ryan Heath, portavoce del commissario all’Agenda Digitale europea Neelie Kroes l’Italia può contare poi sul primo ministro più giovane d’Europa, Matteo Renzi, e anche questa è una buona notizia per il paese. Il commissario Neelie Kores sostiene gli sforzi dell’Italia e guarda con interesse al semestre di presidenza italiano dopo le elezioni, per portare in porto il suo pacchetto di riforme basato sul mercato unico delle Tlc. La presidenza Ue del Governo italiano nella seconda metà del 2014 sarà fondamentale per portare a compimento la riforma del pacchetto Kroes”.

 

Certo, l’Italia dovrà fare grossi sforzi per superare le resistenze al digitale, che sono forti soprattutto da parte della generazione che al momento gestisce le leve finanziarie e le posizioni di potere all’interno della PA. In Italia c’è un forte gap infrastrutturale, con la percentuale minima di banda ultralarga a livello Ue, e metà degli italiani non vanno mai online. Ciò detto, “l’Italia è al primo posto per utilizzo di smartphone, anche se non vengono usati per l’internet mobile, e c’è il maggior tasso di utilizzo di Facebook a livello europeo – aggiunge Heath – Bisogna diffondere servizi come l’internet banking, e puntare sugli e-skills. Bisogna invertire il trend dell’occupazione femminile, ad esempio il mercato delle Apps sta esplodendo in Europa, ma soltanto uno sviluppatore su dieci è donna. L’Italia ha tutte le carte in regola per raggiungere la media digitale degli altri grandi paesi dell’Ue, ma deve impegnarsi per annullare il gap fra quello che gli italiani vogliono e la realtà di un paese che nel digitale è agli ultimi posti”.  

 

Alessandro Fusacchia: ‘Al Miur serve uno scatto mentale per cambiare le dinamiche’

“Sono arrivato al Miur da quattro giorni – dice Alessandro Fusacchia, capo di gabinetto del ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, già collaboratore di Emma Bonino e prima di Corrado Passera  – il nostro obiettivo è cominciare a capire come trasformare il perenne stato di emergenza in cui ci troviamo in un’opportunità di cambiamento. Da quando sono arrivato al Miur abbiamo già dovuto affrontare diverse emergenze, non ultimo la messa a disposizione di 350 milioni di euro per finanziare gli scatti stipendiali degli ATA. Il tutto è stato gestito in uno stato confusionale, ma dobbiamo smettere di arrenderci a questo stato di cose”.

Il primo obiettivo quindi è quello di cambiare l’atteggiamento che regna al ministero: “O riusciamo a trasmettere passione in maniera verticale a tutta la struttura, oppure non riusciremo a ottenere risultati – dice – serve uno scatto mentale perché ad oggi il Miur è un laboratorio potenzialmente ricchissimo che però al momento è piuttosto chiuso”, aggiunge Fusacchia, precisando che per quanto riguarda il digitale si tratta di un ambito trasversale, che riguarda e interessa tutti i ministeri pur non essendo di competenza di nessuno in particolare. “Bisogna cambiare le dinamiche, è tutto il paese che si è un po’ seduto”, aggiunge.

L’Europa, secondo Fusacchia, deve tornare ad essere considerata come un’opportunità dai giovani italiani, che negli ultimi sei o sette anni l’hanno vissuta essenzialmente come un’entità “punitiva, che imponeva vincoli stringenti di bilancio – dice il capo di gabinetto dl Miur – ricordo che per la mia generazione, al contrario, non tanto tempo fa ma appena 15 anni fa, l’Europa era una grande opportunità di crescita, basti pensare all’Erasmus”.  

 

Angelo Rughetti: ‘Regioni virtuose siano modello digitale a livello nazionale’

“Chi ha seguito Renzi negli anni sa che l’imprenditoria digitale è nelle sue corde – dice Angelo Rughetti, sottosegretario alla Funzione Pubblica – Oggi le aziende italiane e gli italiani in generale non riescono ancora ad avvitare la tecnologia con il lavoro. Dobbiamo partire dalle best practice che ci sono nel nostro paese, mi riferisco alle regioni virtuose come Piemonte, Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia, che anche secondo l’ultimo report sull’innovazione della Commissione Europea, sono al livello dell’Ue”.

“Non possiamo avere 23 mila centri di spesa nella Pa e 8094 procedure per le concessioni edilizie, tante quanti sono i Comuni – aggiunge Rughetti – Dobbiamo standardizzare le procedure a vantaggio dei cittadini e dare, nell’ambito del Jobs Act, incentivi fiscali specifici per l’assunzione di giovani per favorire la digitalizzazione delle imprese e le start up digitali”.

 

John Higgins (DigitalEurope): ‘L’Ue può vincere la sfida digitale’

“L’Italia e l’Europa si trovano alla vigilia delle elezioni europee e questa è una grande opportunità per vincere la battaglia del digitale nei prossimi 5 anni – dice John Higgins, DG DigitalEurope – Se vinceremo la battaglia del digitale ne trarranno vantaggi tutti: le aziende, i cittadini i conusmatori, le PMI. Il sistema produttivo europeo è in ritardo a causa del digital gap. Serve un mercato unico del digitale, dobbiamo condividere le best practice, bisogna semplificare la vita alle aziende, visto che il 40% di esse in Europa è refrattario all’Ict; bisogna puntare sulle digital skills, c’è una forte domanda europea per posizioni in questo settore. A tutto questo vuole rispondere la Grand Coalition for Digital Skills lanciata a Davos”.  

 

Stefano Parisi: ‘Digital compact naufragato a ottobre, va riproposto in Europa’

“E’ importante che Anitec si occupi dello sviluppo delle digital skills – dice Stefano Parisi, presidente di Confindustria Digitale – Da noi i servizi indispensabili restano offline, per questo serve un grande switch off della Pubblica Amministrazione, accompagnato da programmi di alfabetizzazione e dallo sviluppo di skill digitali”.  

Per quanto riguarda l’Agenda Digitale, Parisi vede di buon occhio il mantenimento della delega a Palazzo Chigi, auspica il mantenimento delle priorità (Identità digitale, anagrafe digitale e fatturazione elettronica) ma auspica il superamento della mancanza di interoperabilità dei sistemi informatici, frammentanti a livello regionale se non comunale, ad esempio nel settore della sanità. “Neelie Kroes non è riuscita a fare abbastanza – dice Parisi – il pensiero di Neelee Kroes non è stato prevalente in Commissione. Basti pensare al Digital Compact, che abbiamo chiesto con forza a ottobre, che tre giorni dopo è stato sommerso in Commissione dalle intercettazioni di Angela Merkel e per questo è rimasto lettera morta. Non riusciamo a darci normative chiare che stimolino l’innovazione, analoghe a quelle americane. Sul diritto d’autore, la protezione dei dati, le copie private abbiamo ritardi e complessità che ostacolano l’adozione delle tecnologie digitali”.