Innovazione, la Ue boccia l’Italia. Venture capital, PMI e scarse competenze i nostri punti deboli

di Alessandra Talarico |

La resa innovativa dell’Italia rispetto alla Ue è aumentata raggiungendo l'80% nel 2013 ma le nostre performance restano al di sotto della media in quasi tutti gli indicatori.

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L’Italia resta un ‘Innovatore moderato‘ all’interno di una Ue che, nel complesso, rimane ancora lontana da Usa e Giappone in termini di innovazione.

In base ai dati emersi nel Quadro di valutazione “L’Unione dell’innovazione” 2014 e del Quadro dell’innovazione regionale 2014 della Commissione europea, l’Italia si colloca al 15esimo posto Ue e rimane nel gruppo dei paesi le cui performance sono inferiori alla media, insieme a Croazia, Repubblica ceca, Grecia, Ungheria, Lituania, Malta, Polonia, Portogallo, Slovacchia e Spagna.

Restano leader in termini di innovazione la Danimarca, la Finlandia, la Germania e la Svezia la cui resa innovativa è ben al di sopra della media unionale, grazie anche a investimenti di gran lunga superiori alla media in ricerca e innovazione. Austria, Belgio, Cipro, Estonia, Francia, Irlanda, Lussemburgo, Paesi Bassi, Slovenia e Regno Unito (UK) sono “Paesi che tengono il passo” con una resa innovativa superiore o vicina alla media Ue. Fanalini di coda sono invece Bulgaria (ultima), Lettonia e Romania, con valori molto inferiori alla media.

 

Secondo il Rapporto, il rendimento innovativo dell’Italia “è cresciuto costantemente fino al 2012, registrando un lieve calo nel 2013. La resa innovativa del paese rispetto all’UE è cresciuta, raggiungendo l’80% nel 2013”.

Ciononostante, l’Italia “presenta risultati inferiori alla media per la maggior parte degli indicatori”.

I punti deboli relativi risiedono nei Dottorandi extraeuropei (che crescono ma restano un punto debole in termini relativi) e nelle PMI innovative che collaborano con altre. I punti di forza relativi si osservano nelle Co-pubblicazioni scientifiche internazionali e nei Disegni e modelli della Ue.

L’Italia, prosegue la Ue, ha registrato una crescita per la maggior parte degli indicatori, in particolare nei Dottorandi extraeuropei, nelle Entrate dall’estero derivanti da licenze e brevetti, nelle Co-pubblicazioni scientifiche internazionali e nei Marchi Ue. Si registra invece un rallentamento della crescita negli Investimenti di venture capital, nelle Spese per l’innovazione diverse da quelle per attività di R&S, nei Disegni e modelli dell’UE e nell’Occupazione in attività a elevata intensità di conoscenze.

 

 

Per giungere al giudizio finale, la Ue prende in considerazione 25 indicatori raggruppati in otto dimensioni dell’innovazione e tre principali categorie di indicatori:

 

Elementi abilitanti: gli elementi di base che consentono di realizzare l’innovazione – Risorse umane, Sistemi di ricerca aperti, eccellenti e attraenti, Finanziamenti e aiuti.

 

Attività delle imprese: mette in luce gli sforzi di innovazione delle aziende europee – Investimenti delle imprese, Collaborazioni e attività imprenditoriali, Attivi intellettuali.

 

Risultati: mostra come questo si traduce in benefici per l’economia nel suo insieme – Innovatori e Effetti economici.

 

A livello europeo, spiega il rapporto, “le differenze sul piano della resa innovativa tra gli Stati membri sono ancora considerevoli e si riducono soltanto lentamente”, mentre a livello regionale, il rapporto evidenzia che il gap dell’innovazione si sta allargando e in quasi un quinto delle regioni Ue il rendimento innovativo è peggiorato.

 

“Abbiamo bisogno di imprese maggiormente innovative e di un contesto favorevole alla crescita al fine di portare efficacemente le innovazioni sui mercati”, ha sottolineato Antonio Tajani, Vicepresidente della Commissione europea e Commissario responsabile per l’Industria e l’imprenditoria.

Per il Commissario Máire Geoghegan-Quinn, responsabile per la Ricerca, l’innovazione e la scienza, è ora il momento di “aumentare gli investimenti nell’innovazione in tutta la Ue se vogliamo realizzare entro il 2020 il nostro obiettivo del 3% del PIL”. La Commissione, dal canto suo contribuirà a mantenere la spinta propulsiva mettendo sul piatto quasi 80 miliardi di euro per i prossimi sette anni nell’ambito del nuovo programma di ricerca e innovazione Horizon 2020.

Risorse che si aggiungono ai più di 100 miliardi di euro di investimenti a valere sui Fondi strutturali e di investimento (fondi SIE) che saranno destinati alla ricerca e all’innovazione come anche alla crescita digitale, alle piccole e medie imprese e allo sviluppo di energie verdi ed efficienti.

Secondo Johannes Hahn, Commissario responsabile per la Politica regionale e urbana, il nuovo bilancio dell’UE e la politica regionale riformata  offrono un’opportunità unica per promuovere l’innovazione: “Ciascuna delle 274 regioni d’Europa dovrà sviluppare una strategia in tema di specializzazioni intelligenti che comprenderà anche un capitolo consacrato all’innovazione. Le regioni dovranno valorizzare i loro punti di forza economici e sviluppare nuovi modi innovativi per far fronte alla concorrenza globale”, ha concluso Hahn.