Donne e Media, Gabriella Cims: ‘L’informazione Rai rischia di cancellare le donne’

di di Gabriella Cims (Promotrice Appello Donne e Media) |

Secondo Gabriella Cims, i dati provano che è urgente l'approvazione delle riforme presentate dall'Appello Donne e Media in Commissione di Vigilanza Rai e l’attuazione del programma di genere annunciato 2 anni fa.

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Gabriella Cims

Nel silenzio generale, l’informazione Rai rischia di cancellare le donne. Nonostante la presidente Anna Maria Tarantola annunci risultati positivi in materia di policy di genere, i dati forniscono ben altro panorama su come la TV pubblica informi la nostra società sul ruolo reale che le donne hanno.

Basta leggere i dati del monitoraggio Rai elaborato con l’Osservatorio di Pavia a fine 2012, lo stesso citato dalla presidente nell’intervista al Corriere della Sera, per scoprire che nei Tg, nei programmi di approfondimento e nei programmi di attualità, le donne appaiono evidentemente svantaggiate: è maschio l’83% dei protagonisti nei Tg, il 92% nell’approfondimento informativo, come Porta a Porta, Ballarò, Report, e il 70% nei programmi d’attualità, come Chi l’ha visto, Che tempo che fa.

 

Il risultato è il “femminicidio mediatico” operato così sistematicamente dall’informazione Rai ai danni di una rappresentazione realistica del grande contributo di crescita prodotto da tutte le donne che vivono, si impegnano e operano nel nostro Paese.

A conferma di un ingiustificato ottimismo, arriva anche il convegno di due giorni promosso proprio da Rai sul tema “Donna è…”: una profusione di risorse pubbliche da cui però, con estrema attenzione, sono stati tagliati fuori gli organismi di parità, nazionale e locali, i Comitati Unici di Garanzia previsti dalla legge 183 del 2011, le associazioni storicamente impegnate nell’affermazione dei diritti delle donne. Paradossale anche che nel panel dedicato alla scienza e all’innovazione non compaia una sola scienziata italiana, come se non ve ne fossero. Con lo stesso bisturi è stata tagliata fuori l’ampia Rete dell’Appello Donne e Media che ha scritto, promosso e fatto approvare, attraverso la campagna web del quotidiano key4biz, la prima riforma di genere nella storia della Rai, riuscendo ad inserire, nel Contratto di servizio pubblico in vigore, i tredici impegni che indicano la “linea editoriale di genere della TV pubblica”. “Obblighi che l’azienda è tenuta ad ottemperare”, cita la presidente Rai nell’intervista rilasciata al Corriere della Sera.

 

Ma che fine hanno fatto i protagonisti della riforma nel dibattito che Rai promuove proprio sul tema?

E che fine hanno fatto quegli stessi impegni?

 

Nulla si è visto sul fronte più cruciale, quello dei contenuti volti ad avviare “un nuovo corso nella rappresentazione delle donne”. Due anni fa, il 7 marzo 2012 nella sede Rai di viale Mazzini, il programma sul “Talento delle donne“, è stato annunciato  pubblicamente con stretta di mano tra Governo e management dell’azienda a favore delle telecamere presenti. Ma da allora, nulla si è visto.

Eppure è proprio sui contenuti che il servizio pubblico si gioca il suo futuro perché senza un cambio di passo, come dimostrano i pessimi dati del Festival di Sanremo, sarà davvero arduo contrastare il distacco dei cittadini dalla Rai messo in luce dal crescente mancato pagamento del canone.

 

Occorre rimettere al centro dell’attenzione il “merito” sui temi che si dibattono, ricostruire i modelli femminili e maschili di riferimento, dare voce alle competenze esistenti sugli specifici settori. Per questo chiediamo ancora una volta di impegnare autori, registi, giornalisti per dare attuazione al programma di genere annunciato e costruirne ancora di nuovi, come il Talent Show sul merito che abbiamo proposto. Su entrambi i progetti stiamo raccogliendo in rete il consenso di chi intenda sostenerli. Consenso che continuiamo a raccogliere anche per far sì che nel Contratto di Servizio in via di rinnovo vengano accolti gli ulteriori impegni che abbiamo scritto e illustrato recentemente in Commissione Parlamentare di Vigilanza.