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Call center extra Ue, giro di vite del Garante Privacy

Europa


Giro di vite del Garante Privacy sui call center delocalizzati nei paesi extra Ue. Il nuovo piano ispettivo dell’Autorità prevede nel secondo semestre 2014 una serie di controlli approfonditi e di ispezioni sul rispetto delle norme di trasparenza sul trattamento dei dati degli utenti nei call center extra Ue, in linea con quanto già prescritto in un provvedimento ad hoc dello scorso 18 dicembre.

 

L’annuncio del Garante Privacy è un’implicita risposta ai sindacati, che la settimana scorsa, contro il fenomeno delle delocalizzazioni selvagge, hanno annunciato denunce a tappeto nei confronti delle aziende  che non rispettano la normativa in vigore in materia di call center, contenuta nell’articolo 24 Bis del Decreto Sviluppo legge n. 83 del 2012, oggi convertito in legge, su “Misure a sostegno della tutela dei dati personali, della sicurezza nazionale, della concorrenza e dell’occupazione nell’attività svolta da call center” e segnalando, ove sussista il caso, l’erogazione degli incentivi pubblici di cui alla Legge 407/1990.

 

In particolare, nel mirino di Slc-Cgil, Uilcom-Uil e Fistel-Cisl ci sono la mancata comunicazione al ministero del Lavoro dei trasferimenti di attività all’estero e il mancato rispetto della privacy degli utenti italiani che ricevono chiamate da paesi extra Ue.

Secondo stime sindacali, nel 2013 il settore dei call center in outsourcing occupava 43 mila operatori in bound, in calo rispetto ai 45 mila del 2012, a fronte di 33.500 operatori out bound, in flessione rispetto ai 35 mila del 2012. Il 63% dei lavoratori è concentrato nelle aree del Sud, il 37% al Centro Nord. Il 62% degli operatori in bound è rappresentato da donne, l’83% con contratto part time. Gli operatori out bound hanno contratti a progetto. L’età media del settore è 30 anni.

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