Cinema: crisi nera ai botteghini Ue, ma l’Italia è in controtendenza

di Raffaella Natale |

Secondo il Rapporto presentato al Festival di Berlino dall’Osservatorio europeo dell’audiovisivo: i box-office perdono il 4%. In Italia invece più di 100 mln di biglietti venduti.

Unione Europea


Cinema

Il cinema sta vivendo un momento di grande crisi: la concorrenza di Hollywood resta forte e la disponibilità di servizi streaming, spesso illegali, continua a creare difficoltà all’industria europea. Fa eccezione a questo trend negativo l’Italia dove, diversamente da quanto sta avvenendo nel resto d’Europa, la gente continua ad andare al cinema.

E’ quanto emerge dal Rapporto presentato dall’Osservatorio europeo dell’audiovisivo in occasione del 64° Festival Internazionale del Cinema di Berlino, uno dei più importanti appuntamenti del settore insieme a quello di Cannes e di Venezia.

L’Osservatorio fornisce la prima stima per l’anno 2013 sulla frequenza delle sale europee nei 28 Paesi Ue.

Dai dati emerge che l’ingresso in sala è in calo del 4,1%: 908 milioni di biglietti venduti e circa 39 milioni in meno rispetto al 2012 (947 milioni).

Un crollo verticale. Per l’Osservatorio si tratta del secondo peggior risultato per l’Ue dall’inizio del secolo (Infografica).

Solo l’Italia resiste a questo trend generale con una crescita stimata del 6,6%, cioè 106,7 milioni di biglietti venduti: 646,3 mln di euro di entrate per lo scorso anno, contro 637,1 mln del 2012 in crescita dell’1,4%. La quota di mercato è passata dal 26,5% al 31,0% (Infografica).

 

Più di un terzo dei Paesi Ue ha registrato una diffusa e generale diminuzione della frequenza in sala. Solo 8 Paesi su 26 (per Belgio e Irlanda non ci sono dati disponibili) evidenzierebbero un saldo positivo: Bulgaria, Italia, Lituania, Lettonia, Paesi Bassi, Romania, Slovacchia e Ungheria.

Risultati con segno meno, quindi, per quattro dei principali mercati Ue: Francia (-10,8 milioni; -5,3%), Germania (-5,4 milioni; -4 %), Regno Unito (-7 milioni; -4 %) e Spagna (-15,2 milioni; -16 %).

Come appunto anticipato, solo il nostro Paese resiste a questo trend negativo: +106,7 milioni; +6,6%.

Oltre all’Italia, in controtendenza 6 Paesi dell’Europa centrale e orientale, guidati dalla Bulgaria (+16,7 %), la Romania (+13,8 %) e la Lituania (+6,8 %), che hanno registrato una crescita costante di anno in anno superiore all’1%.

 

Come ormai accade negli ultimi anni, solo i Paesi extra Ue continuano a svilupparsi. Con un aumento della frequentazione in sala superiore del 10,5%, cioè circa 173,5 milioni di biglietti venduti nel 2013, la Federazione Russa è ormai il secondo più grande mercato europeo in termini di biglietti venduti, avanti al Regno Unito.

Record anche per la Turchia dove il pubblico in sala è aumentato di oltre il 14,8% con 50,4 milioni di ingressi, il livello più alto dell’ultimo decennio.

 

Mercato dei film europei e americani

La fetta di mercato dei film nazionali in genere tende a fluttuare a seconda del successo delle pellicole locali. Questa quota è aumentata in 13 Paesi Ue ed è diminuita in 10 . La fetta di mercato dei film americani è, inoltre, aumentata in 11 dei 13 mercati per i quali sono disponibili i dati provvisori, in media dal 63% al 68%.

Anche se presenta dati in forte ribasso, la Francia resta il mercato Ue dove la quota di mercato dei film nazionali è più ampia: le produzioni locali rappresentano il 33% sul totale dei biglietti venduti (contro il 40% del 2012), seguita da Italia (31%), Danimarca (30%) e Germania (26%).

Tra i Paesi extra Ue, la Turchia resta il primo Paese europeo in termini di fetta di mercato di film nazionali: i film turchi rappresentano l’85% sul totale degli ingressi nel 2013, un livello record che non trova corrispondenza in altri mercati europei negli ultimi 10 anni.

 

Box-Office

Anche se è ancora troppo presto per valutare i ricavi dei botteghini dell’Ue, i dati provvisori indicano che, diversamente agli ultimi tre anni, la crescita dei prezzi dei biglietti in 19 dei 25 mercati Ue non è sufficiente a compensare il calo del pubblico: le entrate lorde sono, infatti, diminuite in 14 dei 25 mercati considerati per i quali i dati sono disponibili.