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Lenovo, i cinesi che piacciono agli Usa: ecco perché Google ha ‘svenduto’ Motorola

Stati Uniti


L’acquisizione di Motorola da parte del gruppo cinese Lenovo sarà esaminata con particolare attenzione dal Governo Usa per motivi di sicurezza nazionale, anche se l’operazione non dovrebbe incontrare ostacoli importanti sul suo cammino.

 

L’accordo da 2,9 miliardi ha lasciato un po’ sorpresi, visto che Google aveva messo sul piatto più di 12 miliardi di dollari per acquisire Motorola Mobility. Ma ha, evidentemente il suo perché, per Google. È da ricordare, infatti, che prima di disfarsi della divisione handset, ceduta a Lenovo, Google aveva già venduto Motorola Home, che raggruppa l’attività dei set-top box, ad Arris per 2,6 miliardi di dollari. Sbarazzandosi della divisione che produce i cellulari Google potrà così porre fine alle perdite da questa generate, pari a 1,3 miliardi di dollari lo scorso anno e che con ogni probabilità si sarebbero attestate su questi livelli anche quest’anno. Senza contare che la cessione addolcirà i rapporti con Samsung – il maggiore produttore di smartphone Android – infastidito non poco dall’acquisizione della ‘rivale’, che faceva di Google un suo possibile concorrente diretto (anche se così non è mai stato visto che Motorola negli Usa ha una market share di appena il 5%). Proprio questa vendita sarebbe alla base dell’accordo siglato sui brevetti dalle due aziende.

 

Ma c’è anche chi fa notare che Motorola ha già fatto risparmiare a Google miliardi di dollari di tasse e, altro elemento di non poco conto: Google ha creato un competitor di primo piano per Samsung, guidato al momento da un suo ex uomo che ora andrà in un’azienda, Lenovo, che ha dimostrato di saper dare filo da torcere nel segmento dei dispositivi a basso costo.

 

Al gruppo californiano della ricerca online, quindi, resteranno 15 mila dei 17 mila dei brevetti in pancia al gruppo di Schaumburg (un bottino stimato complessivamente 5,5 miliardi di dollari).

 

 

L’approvazione del deal con Lenovo non dovrebbe essere in salita, dal momento che la divisione Motorola che ha stipulato contratti col Governo non è parte dell’accordo con l’azienda cinese, così come non lo è il centro di ricerca e sviluppo Motorola affidato all’ex responsabile del settore ricerca e sviluppo delle forze armate Usa, Regina Dugan.

Ma l’operazione deve comunque sottostare ad alcune condizioni imposte dal CFIUS (Committee of Foreign Investiment of the United States), la Commissione che supervisiona gli investimenti stranieri negli Usa.

 

L’acquisizione di Motorola arriva tra l’altro a poco più di una settimana da un altro importante accordo per Lenovo in terra americana: quello per l’acquisizione della divisione serve di IBM, comprata a 2,3 miliardi di dollari.

Ricordiamo inoltre che nel 2004 Lenovo aveva già portato a casa la divisione PC di Big Blue.

 

Lenovo si conferma quindi molto più gradita agli Usa di Huawei, che ha dovuto rinunciare all’american dream perché considerata troppo vicina al governo di Pechino.

 

Si tratta comunque di un accordo cosiddetto win-win che darà a Google un prezioso alleato in Cina (dove il suo motore di ricerca detiene una quota di appena l’1,3% e Android del 3,5%) e a Lenovo una relazione privilegiata con oltre 50 operatori internazionali, inclusi i principali carrier Usa.

 

Lenovo, tra l’altro, ha annunciato la scorsa settimana  una riorganizzazione globale che suddivide la società in quattro distinti business group, “per ottimizzare e sfruttare al meglio il momento favorevole di business che sta attraversando, e cogliere così le opportunità di ulteriore crescita nello spettro dei cosiddetti Smart Connected Device” spiega in una nota.

Nell’ambito di questa riorganizzazione, oggi l’annuncio  delle nomine di Aymar de Lencquesaing come Presidente  della Regione EMEA (Europa, Medio Oriente e Africa) mentre Gianfranco Lanci è stato promosso a COO (Chief Operating Officer) ed Executive Vice-President di Lenovo.  Lanci sarà anche il responsabile a livello globale dell’appena formato “PC Group” (una delle nuove 4 macro-divisioni della società)  e rimarrà responsabile della regione EMEA a cui vanno ad aggiungersi i mercati più sviluppati della regione Asia-Pacifico, ovvero Giappone e Australia/Nuova Zelanda.  

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