Google vende Motorola a Lenovo. Per il futuro non punta sugli smartphone

di Alessandra Talarico |

I cinesi pagano 2,9 miliardi di dollari, ma Google tiene stretti i brevetti e continua a rastrellare aziende specializzate in robotica e intelligenza artificiale.

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2,91 miliardi dollari: questa la cifra che i cinesi di Lenovo pagheranno a Google per Motorola Mobility, che il colosso Usa della ricerca online aveva acquistato nel 2012 per 12,5 miliardi. Una svendita, dunque, anche se in in mano a Google resta la parte più consistente del portfolio brevetti della società: su 17 mila, a Mountain View ne rimarranno 15 mila.

 

Google – che avrà in cambio il 5% dela gruppo cinese – riceverà da Lenovo 660 milioni di dollari in contanti, 750 milioni di dollari in titoli Lenovo e 1,5 miliardi di dollari al terzo anniversario della chiusura dell’operazione.


Furono proprio i brevetti a spingere Google a mettere sul piatto 40 dollari per ogni azione Motorola, un prezzo corrispondente a un premium del 63% rispetto al valore dell’azienda, stella in caduta della telefonia mobile mondiale.

Obiettivo dell’acquisizione, che segnò il punto più alto della bolla legata ai brevetti della telefonia mobile, era mettere Android al riparo dall’escalation di cause legali, tuttora in corso.

 

In un post sul blog ufficiale dell’azienda, il Ceo Larry Page ha spiegato che la vendita rappresenta “una svolta importante per tutti gli utenti Android”, sottolineando che in considerazione del livello di competitività del mercato, Motorola sarà meglio gestita da Lenovo. La mossa, tra l’altro, potrebbe servire anche a stemperare la tensione con gli altri vendor Android.

 

E’ anche vero, però, che Google sta virando verso altri fronti: è soprattutto sulla robotica, l’automazione e i sistemi di intelligenza artificiale che Google sta puntando forte, con una strategia che sta portando il gruppo a rastrellare aziende in lungo e in largo, a un ritmo difficilmente eguagliabile dai concorrenti. Tra le acquisizioni in questi settori, quelle di Boston Dynamics, Bot & Dolly, Holomni, Meka Robotics, Redwood Robotics, Schaft.inc, Viewdle, DNNResearch, Wavii, Flutter, Industrial Perception Nest Labs e, per finire, all’inizio di questa settimana anche la britannica DeepMind.

Sembra insomma, spiegano gli osservatori, che Google stia sfruttando la ‘disattenzione’ dei rivali – tutti con gli occhi puntati sugli smartphone – per porre le basi della sua futura leadership in campi ancora tutti da esplorare come l’intelligenza artificiale e la robotica. C’è qualche progetto top secret dietro questa pletora di acquisizioni? Qualcuno crede proprio di sì e immagina un futuro non troppo lontano in cui la società, da motore di ricerca online si trasformi in comandante di un esercito di robot. O, per chi ha visto il film HER, non è difficile immaginare il prossimo avvento di sistemi operativi animati da ‘intelligenza artificiale’ e talmente ‘sensibili’ da farci perdere la testa. Fantascienza? Staremo a vedere…