Netflix: sbarco in Francia per settembre. Il governo assicura: ‘Pagherà le tasse’

di Raffaella Natale |

Il Ministro Filipetti ha già avvertito: ‘Netflix deve rispettare le nostre regole. Non deve essere un passeggero clandestino che approfitta del sistema senza parteciparvi’.

Europa


Aurélie Filippetti

Appena il Ceo di Netflix, Reed Hastings, ha ammesso la prossima espansione in Europa, le media company del continente hanno alzato le barricate e la politica si sta muovendo sull’altro fronte, quello delle tasse che dovrebbero versare le web company al fisco.

La società americana, secondo quanto riferisce il Wall Street Journal, ha già avviato le trattative con l’industria di Hollywood per ottenere i diritti di distribuzione esclusivi per Francia, Germania e altri Paesi europei come l’Italia o il Belgio.

Netflix ha già incontrato a Parigi i rappresentati del governo francese per lanciare il servizio per il prossimo settembre. Ma l’Eliseo ha già posto forti condizioni e il Ministro alla Cultura Aurélie Filippetti ha già precisato che il governo si aspetta che Netflix rispetti le regole francesi.

“Se vuole venire in Francia, Netflix deve piegarsi alle regole che fanno il successo delle nostre industrie (…) Non deve essere un passeggero clandestino che approfitta del sistema senza parteciparvi”, ha detto senza mezzi termini il Ministro, già noto per la sua posizione molto forte contro Amazon a tutela delle piattaforme nazionali.

 

L’azienda ha già sede a Lussemburgo dal 2011 e questo gli permetterebbe di non pagare tasse in Francia, o altrove, e non finanziare così l’industria creativa.

Se così fosse, Filippetti ha assicurato che lo Stato dispiegherà “un arsenale di misure” per costringere Netflix a rispettare le regole.

“La Francia – ha ricordato il Ministro – ha riaffermato lo scorso anno, in occasione de negoziati sul libero scambio tra Francia e Stati Uniti che l’eccezione culturale è un principio intangibile. Manterremmo quella linea rossa”.

 

Altra difficoltà esistente in Europa sono le regole sulle finestre di distribuzione che in Francia per esempio impongono l’uscita dei film su servizi come Netflix tre anni dopo il loro arrivo al cinema. Inoltre, i servizi video d’oltralpe contribuiscono a finanziare la produzione cinematografica del Paese e anche in questo caso la web company americana dovrà attenersi alle regole.