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Privacy, Viviane Reding: ‘Le multe a Google sono soltanto noccioline’

Unione Europea


Le multe comminate negli ultimi tempi a Google per violazione dei dati personali in Spagna (900 mila euro) e Francia (150 mila euro dal Cnil) “sono soltanto noccioline”. La pensa così Viviane Reding, vicepresidente della Commissione Ue e commissario alla Giustizia, da sempre sostenitrice di leggi e sanzioni più severe per le aziende che violano la privacy dei cittadini Ue. “Se le regole che sostengo in materia di Data Protection fossero in vigore, la multa sarebbe stata di un miliardo di dollari (740 milioni di euro), una somma molto meno digeribile”, ha aggiunto Reding.

 

“Non è sorprendente che dopo due anni che è emerso il caso (della violazione dei dati da parte di Google ndr) non sia ancora chiaro se Google intenda o meno modificare la sua policy in materia di privacy?”, ha detto Reding, che spinge per un giro di vite sulla legge europea in materia Data Protection per l’introduzione di pene pecuniarie fino al al 5% del fatturato delle società che violano le norme sulla privacy di aziende e cittadini Ue.  

 

Il dibattito sulla proposta di revisione delle norme sulla data protection, attualmente in discussione al Parlamento Europeo, dovrebbe concludersi a marzo. Il pacchetto prevede la creazione di una nuova figura, quella del Garante Privacy unico nell’Ue, con potere di emettere sanzioni in nome e per conto di tutti i garanti nazionali. Secondo Reding, i continui contrasti fra Google e i garanti dei diversi paesi Ue è uno dei principali motivi per cui un garante unico europeo sarebbe auspicabile.

 

C’è da dire che Google ha introdotto modifiche alle sue politiche di trattamento della privacy nel marzo del 2012, con un processo di incrocio e combinazione dei dati personali usati dagli utenti per accedere a diversi servizi del gruppo.

 

E c’è proprio questa pratica di raccolta dati trasversale alla base della multa da 900 mila euro comminata a Google da parte del Garante Privacy spagnolo lo scorso 20 dicembre. Secondo l’Authority iberica, Google ha raccolto informazioni sugli utenti da un centinaio di servizi diversi sulla sua piattaforma online, senza consenso preventivo da parte degli utenti. 

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