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Neelie Kroes: ‘Web company e fisco questione importante, ma occorre il Mercato Unico Digitale’

Unione Europea


Intervenire sulle web company che non pagano il fisco in Europa, sarebbe come “preoccuparsi del sintomo e non della causa del problema“. E’ quanto sostiene il Commissario Ue per la Digital Agenda, Neelie Kroes, che in un’intervista rilasciata al Wall Street Journal torna a parlare di multinazionali e fisco, per dire che mentre Bruxelles si sta dedicando con grande attenzione al problema dell’elusione fiscale da parte di questi gruppi americani della rete, lei preferisce spingere sulle misure, come il suo pacchetto telecom, che renderanno l’industria ICT in Europa più competitiva.

 

Eppure ogni anno nell’Ue si perdono 1.000 miliardi di euro a causa dell’evasione e dell’elusione fiscale.

 

Alcuni Paesi europei, come Francia, Gran Bretagna e Germania stanno provando a trovare soluzioni per risolvere la situazione ed evitare che queste aziende di internet possano ricorrere una serie di artifici fiscali per sottrarsi al pagamento delle tasse.

L’Italia con un emendamento alla Legge di Stabilità, fortemente voluto dal presidente della Commissione Bilancio della Camera on. Francesco Boccia (Pd), ha introdotto una serie di misure quali la tracciabilità per la pubblicità online, in vigore dal 1° gennaio, e l’obbligo di partita Iva italiana per le aziende che operano nell’eAdvertising per il quale bisognerà attendere il 1° luglio.

 

La Kroes sostiene di non condividere i sistemi di profit shifting messi in piedi da Google, Apple, Facebook e Amazon, per esempio, ma di ritenere che sia prima necessario individuare il problema di fondo del perché le cose “non stiano andando bene”.

“Sono a conoscenza delle strategie fiscali di alcune aziende che non vogliono pagare le tasse o comunque farlo al minimo”.

Su questa questione, ha ricordato il Commissario Ue, “sta lavorando un Gruppo d’Alto Livello (istituito presso la Commissione), ma prima dovremmo partire col rendere sano il settore delle telecomunicazioni”.

 

La questione delle strategie fiscali di alcune tech company statunitensi, che ricorrendo a una serie di stratagemmi hanno ridotto il loro carico fiscale, è all’attenzione di diversi Paesi nel mondo.

La questione è affrontata con molta serietà soprattutto in Europa per via della domiciliazione di queste società in Paesi con regimi agevolati, come l’Irlanda o il Lussemburgo.

 

Il Commissario Ue per la fiscalità Algirdas Semeta ha detto chiaramente che la Ue non è un posto per ‘parassiti’ che fanno profitti senza pagare le tasse adeguate ai loro fatturati.

“Ogni anno nell’Ue si perdono mille miliardi di euro a causa dell’evasione e dell’elusione fiscali. Non si tratta soltanto di una scandalosa perdita di entrate estremamente necessarie, ma di una minaccia per la giustizia fiscale“, ha dichiarato più volte Semeta.

“Sebbene gli Stati membri debbano potenziare le misure nazionali per la lotta all’evasione fiscale, le soluzioni unilaterali non saranno sufficienti. In un mercato unico, nel contesto di un’economia globalizzata, le incoerenze e le lacune nazionali diventano il terreno di gioco per chi cerca di eludere la tassazione“.

 

L’industria tlc europea ha sempre sostenuto che questi vantaggi fiscali danno alle web company americane un vantaggio sleale in un contesto che vede i due settori sempre più in competizione tra loro. Basti pensare ai servizi VoIP che mettono in diretta concorrenza le aziende di internet con gli operatori tlc tradizionali.

 

Ma per la Kroes il cuore del problema non è il fisco ma la riforma del mercato tlc per la creazione del mercato unico digitale.

Il Pacchetto Kroes è ora al vaglio del Parlamento Europeo che dovrebbe votarlo il prossimo aprile. Il Commissario si è detto ‘ottimista’ e ritiene che entro novembre le nuove disposizioni potrebbero già essere adottate dagli Stati membri.

 

Le nuove misure darebbero alla Ue maggiori poteri di intervento sui governi nazionali su questioni come l’allocazione dello spettro o il roaming.

 

La Kroes si poi detta preoccupata per la sentenza del Tribunale di Washington nella causa Verizon contro Netflix che ha rovesciato completamente tutte le regole fissate dalla Fcc sulla net neutrality.

Servizi che divorano molta banda come Netflix o YouTube potrebbero adesso dover pagare un extra negli Usa per garantire servizi di qualità.

Il Commissario aveva anche scritto un tweet a riguardo invitando le aziende americane insoddisfatte a venire in Europa: “…mi chiedevo se invitare in Europa tutte quelle startup americane che sono state svantaggiate in modo da dargli una buona chance”.

“Bisogna pagare per internet – ha concluso la Kroes – ma devi avere la garanzia che non sarai bloccato o strozzato”. 

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