Google, ultima chiamata di Almunia: ‘Presenti rimedi migliori o partirà indagine per abuso di posizione dominante’

di Alessandra Talarico |

Per il Commissario antitrust servono misure più convincenti o sarà aperta la procedura antitrust che potrebbe chiudersi con una multa di diversi miliardi di dollari.

Europa


Joaquin Almunia

Non bastano, alla Commissione europea, gli impegni presentati da Google per chiudere il dossier che vede l’azienda americana accusata di pratiche anticoncorrenziali sul mercato della ricerca online.

Il Commissario Antitrust Joaquin Almunia ha dichiarato che se Google non presenterà proposte migliori rispetto a quelle presentate a ottobre nel tentativo di giungere a un accordo, si procederà “per le vie tradizionali”, ossia con l’apertura di una procedura antitrust, come previsto dall’articolo 7 del Regolamento Antitrust. Una procedura che potrebbe trascinarsi per anni, ma che potrebbe sfociare in una multa da miliardi di dollari.

Le proposte di Google sono state sottoposte al riscontro dei concorrenti, il cui parere – ha detto Almunia – è stato “chiaramente negativo”.

“Abbiamo bisogno di misure migliori, e non nei prossimi anni, ma nelle prossime settimane”, ha detto Almunia, sottolineando che la risposta di Google sarà “l’ultima chance” per l’azienda di Mountain View, di raggiungere un accordo.

 

La Ue sta indagando sulle presunte pratiche anti-competitive di Google sul mercato della web search e della pubblicità online, mettendo in cima alla lista dei risultati di ricerca i propri servizi a svantaggio di quelli concorrenti.

In sostanza, un utente che cerca di comprare una fotocamera passando da Google – che controlla una fetta di mercato del 90% – vede sistematicamente apparire tra i primi risultati di ricerca i servizi di Google Shopping, a svantaggio di quelli concorrenti come Kelkoo o Twenga.

 

L’indagine europea per sospetto abuso di posizione dominante è stata aperta nel 2010, dopo che l’Antitrust ha ricevuto diverse denunce contro il motore di ricerca, tra cui quella del portale Ciao, rilevato da Microsoft nel 2008. Il gruppo di Redmond ha quindi presentato una propria denuncia nel marzo del 2011 insieme ad altre web company.