App mobili sempre più diffuse, ma scarsi i guadagni per gli sviluppatori

di Alessandra Talarico |

Spopolano su tutti i dispositivi mobili e ce ne sono per tutte le esigenze, ma a questa crescita esponenziale non corrispondono lauti guadagni per gli sviluppatori.

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Le app mobili hanno invaso ormai ogni aspetto della nostra vita: servono per cercare un taxi, per contare passi e calorie, per controllare le previsioni del tempo, per recitare il rosario o per ricordare il titolo di una canzone che ci sfugge. L’uso delle app ha registrato nel corso del 2013 una vera e propria impennata: secondo Flurry Analytics la crescita si è attestata al 115% rispetto al 2012, trainata in particolare dalle app di messaggistica come WhatsApp, WeChat, KakaoTalk, LINE, Facebook Messenger e SnapChat.

 

Ma questa crescita non si accompagna con altrettanto lauti guadagni per chi queste app le crea, visto che secondo Gartner da qui al 2018 meno dello 0,01% delle app potrà essere considerata un successo economico per gli sviluppatori.

Una difficoltà dovuta soprattutto alla grande concorrenza: sia l’App Store di Apple che il Play Store di Google contano al loro interno più di 1 milione di app ciascuno. Un mercato, dunque, molto affollato in cui le app a pagamento faticano a prevalere sulle miriadi di equivalenti gratuite.

 

Lo scorso anno, le app gratuite scaricate sono state 83 milioni, pari al 91% del totale. Entro il 2017 questa percentuale raggiungerà il 94,5%.

Assumeranno pertanto sempre più valore per gli sviluppatori i modelli ‘freemium’ basati sugli acquisti in-app e la pubblicità all’interno delle app.

Sempre secondo Gartner, gli acquisti in-app rappresenteranno il 48% dei ricavi, rispetto al 17% del 2013 e all’11% del 2011.

Quanto alle app a pagamento, il 90% viene scaricato meno di 500 volte al giorno per ricavi complessivi di meno di 1.250 dollari.

E secondo Ken Dulaney di Gartner, il peggio deve ancora venire perché la concorrenza continuerà a crescere e la torta sarà sempre più piccola e il mercato sempre più ‘iperattivo’.

“La maggior parte delle app – ha spiegato l’analista – non sta generando profitti e molte non sono neanche concepite con questo obiettivo ma sono piuttosto usate per aumentare la riconoscibilità di un marchio o di un prodotto e semplicemente per divertimento”.

 

Questi dati stridono in realtà col trionfale messaggio di Apple che pochi giorni fa ha annunciato che i clienti hanno speso oltre 10 miliardi di dollari sull’App Store nel 2013, di cui oltre 1 miliardo nel solo mese di dicembre quando sono state scaricate quasi 3 miliardi di app.