La #WebTax è legge: il Ddl Stabilità passa anche al Senato

di Raffaella Natale |

Il Decreto ottiene la fiducia anche al Senato: 167 voti favorevoli e 110 contrari.

Italia


Francesco Boccia

L’Aula del Senato ha approvato la fiducia al Governo sul Ddl Stabilità come modificato dalla Camera. I sì sono stati 167, i no 110.  Dal 1° gennaio 2014 entra così in vigore la Web Tax, fortemente voluta dal presidente della Commissione Bilancio della Camera, Francesco Boccia (Pd).

La Web Tax “ha bisogno di un coordinamento con l’Europa“, ha affermato il premier Enrico Letta

Si tratta “di un nodo da sciogliere e che va sciolto tra la nostra normativa primaria e il quadro comunitario” e questo intervento, ha aggiunto il Presidente del Consiglio, va fatto presto e subito.

 

Non cessano intanto le pressioni sulla norma che introduce l’obbligo di partita Iva italiana per le aziende che vendono pubblicità online e la tracciabilità dei profitti e che permetterà di far pagare le tasse anche alle multinazionali di internet che finora hanno abilmente fatto ricorso a una serie di stratagemmi fiscali per eludere le tasse e pagarle nei Paesi con regimi vantaggiosi.

 

La deputata PD, Stefania Covello, prima firmataria dell’emendamento che autorizza il ruling per le imprese che operano online, risponde alle dichiarazioni di Stefano Parisi, presidente di Confindustria digitale.

“Continuano a chiamarla erroneamente Web Tax – ha precisato la Covello – ma sarebbe più corretto identificarla come imposta sulle multinazionali della rete che non pagano le tasse. Nell’acceso dibattito che si è scatenato intorno alla norma appena approvata nella Legge di Stabilità l’unica cosa senza senso è l’ostinazione con cui Confindustria digitale, per bocca del suo presidente, Stefano Parisi, insiste nel battersi strenuamente perché quei 4-5 colossi del web, i veri destinatari di una legge sacrosanta, possano continuare a non pagare un euro di tasse al fisco italiano”.

 

“Le decisioni finali del Consiglio UE di oggi – ha concluso la Covello – confermano quanto la nostra iniziativa parlamentare sia stata fondamentale per scardinare quel muro di omertà sui veri effetti di questa gravissima elusione fiscale. Parisi si rassegni, dal 1° gennaio le multinazionali tanto care a Confindustria digitale avranno gli stessi diritti e gli stessi doveri delle aziende italiane”.

 

Antonio Castricone, deputato Pd, firmatario dell’emendamento alla Legge di Stabilità sulla Web Tax non usa mezzi termini: “Nello stesso giorno in cui il presidente di Confindustria digitale, Stefano Parisi,  definisce l’approvazione dell’ormai famosa Web Tax come una decisione senza senso, il commissario europeo alla concorrenza, Joaquin Almunia, ha tacciato come ‘inaccettabili’ le nuove proposte avanzate da Google per rimediare ai rilievi Antitrust sull’abuso di posizione dominante nelle ricerche online“.

Il problema della concorrenza sleale nel mercato digitale è un problema reale, che va affrontato subito senza più nasconderci o rimandare. Con l’emendamento alla legge di stabilità approvata oggi alla Camera diamo finalmente la possibilità alle nostre aziende di operare in un sistema più equo dal punto di vista fiscale. Le grandi multinazionali del web cui finora è stato consentito di eludere il fisco italiano saranno ora costrette a pagare quanto dovuto per i profitti che fanno nel nostro territorio. Sar à, forse, proprio il timore di dover pagare le tasse che ha spinto Grillo e Casaleggio a dichiararsi contrari alla nostra proposta?”.

 

Ieri sulla questione è intervenuto anche Emer Traynor, portavoce del Commissario Ue per la fiscalità Algirdas Semeta, con una dichiarazione esclusiva a Reuters “Avremmo seri dubbi sull’emendamento nella sua forma attuale, che sembra andare contro le libertà fondamentali e principi di non discriminazione sanciti dai Trattati“.

 

Dura la replica del presidente della Commissione Bilancio Boccia, ritenuto il padre della Web Tax.

“La dichiarazione di Emer Traynor – ha detto Boccia – sembra quella del portavoce delle multinazionali del web non di un commissario europeo”.

Aggiungendo: “E’ assai grave che il lavoro del parlamento italiano venga condizionato prima del voto finale sulla Legge di Stabilità”.

 

Boccia ha ricordato a Traynor le parole del Commissario Ue alla Digital Agenda Neelie Kroes: “Anziché richiamare inopportunamente le libertà fondamentali, Traynor studi bene il discorso di Neelie Kroes che solo lo scorso giugno ha denunciato all’American Chambers of Commerce di Bruxelles che ‘le compagnie multimiliardarie non possono continuare a versare al fisco solo briciole…le aziende americane dovrebbero capire che essere buoni cittadini nella Ue è incompatibile con un’evasione fiscale su larga scala’”.

 

Il presidente della Commissione Bilancio ha poi precisato che “Se il solerte Traynor avesse letto la nostra norma, avrebbe almeno potuto distinguere nella sua inconsueta presa di posizione, la parte sul ruling, bollinata dalla Ragioneria, già utilizzata in Francia, e che, se fosse stata applicata dall’Europa avrebbe potuto evitare almeno parte della gravissima emorragia finanziaria in corso, e quella relativa alle Partita Iva, sulla quale mi auguro si aprirà in Europa un costruttivo dibattito tra istituzioni, e non tra istituzioni e lobbies”.

 

In conclusione Boccia ha citato il segretario della Cgil Susanna Camusso che ha espresso parole di apprezzamento sulla Web Tax: “In contrasto con questa sconcertante presa di posizione – ha detto il deputato del Pd – , non si può non prendere atto della lucida, onesta e trasparente analisi di Susanna Camusso, che a nome del più grande sindacato italiano, la Cgil, conferma ciò che dice anche il buon senso: le tasse si pagano nel paese dove si lavora. Un motivo in più per destinare i proventi del gettito della cosiddetta Web Tax all’abbassamento del costo del lavoro”.