#Unbundling. Ecco la lettera con cui la UE mette all’angolo AgCom: verso la procedura d’infrazione?

di di Raffaele Barberio |

Le ragioni della Ue, ora AgCom decida cosa fare.

Italia


Raffaele Barberio

Reso noto dalla Commissione europea il testo della Raccomandazione (firmata da Neelie Kroes Vice Presidente dell’Unione europea e Commissario all’Agenda Digitale) inviata all’AgCom.


La lettera era stata formalmente inviata lo scorso 12 dicembre e si riferisce alla nota delibera sull’unbundling (la definizione dei prezzi a cui Telecom Italia deve cedere le linee agli operatori concorrenti) approvata dall’AgCom lo scorso 11 luglio.


I toni usati sono, ormai come di consueto, duri nella forma e nel merito, con toni di censura che non lasciano dubbi. L’AgCom ha tempo ora fino al 12 gennaio per ritirare o modificare verso l’alto i valori citati nella delibera.


Ma è il caso di riportare alcuni tra i passi più indicativi, per il dettaglio vi lasciamo alla lettura integrale (vai al testo, in italiano).


La Commissione ha richiamato nella missiva di aver espresso nel corso della procedura “…seri dubbi circa la compatibilità dello schema di provvedimento con il diritto dell’UE, spiegando i motivi per cui riteneva che tale schema creasse un ostacolo al mercato interno“.

 

La Commissione ha anche evidenziato che  “pur riconoscendo alle autorità nazionali di regolamentazione una certa discrezionalità nell’aggiornare e modificare le misure correttive nel controllo dei prezzi per regolare i canoni di accesso, ha sottolineato nella lettera in cui esprime seri dubbi (nei mesi passati, ndr) che qualsiasi metodologia deve essere debitamente giustificata, onde dimostrarne la compatibilità con gli obiettivi politici e con i principi regolamentari del quadro normativo“.

 

In questo contesto, la Commissione “…si è mostrata preoccupata dall’arbitrarietà che emerge nell’approccio adottato dall’AgCom…le autorità nazionali di regolamentazione devono promuovere investimenti efficienti e innovazione assicurando nel contempo la salvaguardia della concorrenza nel mercato“.

 

Ma per la Commissione europea il vero problema sono gli ostacoli nel mercato interno che le decisioni dell’AgCom determinano:  “…La Commissione ha sollevato seri dubbi sul fatto che l’assenza di trasparenza e di prevedibilità regolamentare nell’approccio adottato dall’AgCom favorisse la creazione e lo sviluppo di reti transeuropee, e non ostacolasse invece l’ulteriore integrazione del mercato. In particolare, ciò costituisce un elemento deterrente per gli operatori multinazionali i quali, di fronte ad una procedura di fissazione dei prezzi di accesso all’ingrosso che pare dar luogo a prezzi instabili e imprevedibili, non sono invogliati ad installare infrastrutture proprie e/o ad acquistare l’accesso all’ingrosso a banda larga in Italia”.

 

Poiché l’AgCom ha mantenuto lo schema di provvedimento sino a oggi: “…la Commissione tenendo nella massima considerazione il parere del BEREC, può adottare una raccomandazione in cui richiede all’AgCom di modificare o ritirare lo schema di provvedimento o di prendere una decisione che consenta di sciogliere le riserve formulate nella lettera in cui ha dichiarato i propri seri dubbi“.

 

Quindi l’affondo: “…la Commissione è dell’avviso che l’AgCom non abbia fornito sufficienti elementi a sostegno dell’approccio proposto per la fissazione dei prezzi di accesso all’ingrosso regolamentati nei mercati n. 4 e n. 5 per il 2013. In particolare, la Commissione è preoccupata dal fatto che, non fissando i suddetti prezzi di accesso in base a dati validi e aggiornati, l’AgCom non agisca conformemente agli obiettivi di cui all’articolo 8 della direttiva quadro (il che apre le porte alla procedura d’infrazione, ndr.).

 

La Commissione europea rinnova pertanto l’ultimatum: “…Alla luce di quanto sopra, l’AgCom dovrebbe modificare o ritirare lo schema di provvedimento“.

 

Intanto, al momento, il consiglio AgCom è riunito, ancora una volta senza la partecipazione del consigliere neo eletto Antonio Nicita, senza che nessuno ne dia una ragione (dal momento che Nicita è stato votato in Parlamento addirittura il 14 novembre scorso) e sta decidendo cosa fare e cosa rispondere alla Commissione europea.

Siamo in attesa di nuove e ci auguriamo che non si ricada nei commenti “al limoncello” che hanno caratterizzato i lanci d’agenzia.