Nuovo IMAIE, Enzo Mazza (SCF): ‘Le liberalizzazioni non si combattono nelle aule giudiziarie’

di di Enzo Mazza (Presidente FIMI e SCF) |

Italia


Enzo Mazza

Pubblichiamo di seguito la precisazione di Enzo Mazza, presidente di SCF Italia (Consorzio Fonografici), in merito alle dichiarazioni del presidente di Nuovo IMAIE, Andrea Miccichè, riportate nell’articolo Nuovo IMAIE: ‘Servono nuove norme per uscire dal caos’, pubblicato da Key4biz il 10 dicembre.

 

 

La questione riguardante le liberalizzazioni nel settore dei diritti connessi musicali che nei giorni scorsi il Nuovo IMAIE ha cercato di risolvere con un colpo d’accetta tirato nelle aule giudiziarie, bloccando di fatto 20 milioni di euro di artisti italiani e internazionali, rischia di tramutarsi in un clamoroso autogol per il settore.

Già nel 2007 l’Autorità garante del mercato (Agcm) aveva rilevato come nel settore dell’intermediazione dei diritti connessi degli artisti interpreti fosse necessario superare il monopolio legale di IMAIE e all’inizio del 2012 il Governo Monti ha realizzato l’obiettivo iniziando un processo che anche, in sede europea, con la proposta di direttiva sulle collecting, recentemente approvata dal trilogo (Consiglio, Commissione, Parlamento) porterà ad una gestione e amministrazione dei diritti d’autore e connessi più moderna, ed improntata all’efficenza ed alla trasparenza.

 

Nel caso italiano, SCF, Consorzio fonografici, azienda che raccoglie i diritti tra broadcaster, pubbliche esecuzioni e new media, negli anni ha concluso accordi, prima con IMAIE e poi con Nuovo IMAIE, operando sempre con l’obiettivo di ripartire la quota di artisti ed interpreti secondo la migliore modalità possibile. SCF, tra il 2002 e il 2013, per diritti musicali di competenza fino al 2011, ha portato nelle casse dei due enti citati oltre 111 milioni di euro, dei quali 20 milioni a Nuovo IMAIE, senza che quest’ultimo opponesse alcun rilievo nei confronti delle condizioni contrattuali sottoscritte, molto simili a quelle oggi sottoscritte da un nuovo operatore, ItsRight.

Anzi, va detto per coerenza, che se Nuovo IMAIE oggi lamenta che con la liberalizzazione si sia scatenata una guerra al ribasso con abbattimenti delle quota di diritti di artisti rimasta ai produttori del 40 % in virtù di cessioni, lo stesso Presidente di Nuovo IMAIE ha accettato condizioni negli anni precedenti la liberalizzazione, con punte fino al 52 % di abbattimento e tutta la dirigenza dell’ente dovrebbe ben conoscere i fatti essendo esattamente la stessa che ha dato esecuzione a tali accordi nel precedente IMAIE.

 

Non solo, non è accettabile imputare ai produttori musicali e alla collecting SCF il fatto che le somme siano bloccate dal 2012 perché come ben sa Nuovo IMAIE, SCF ha lungamente proposto a tutti gli operatori, incumbent e nuovi, una soluzione contrattuale simile a quella precedente ma adattata al fatto che vi fossero due operatori e non più uno solo ed entrambi con una propria rappresentatività (Nuovo IMAIE scorrettamente cita un numero di artisti che include anche cinema ma qui si parla solo di musica…). La risposta di Nuovo IMAIE è stata sorprendente, no e ancora no o solo a condizione che l’ente mantenesse un ruolo primario di supercollecting, fatto improponibile vista l’intervenuta liberalizzazione che ha posto tutte le società sullo stesso piano. Correre in tribunale per bloccare accordi e somme perché vi sono altri operatori non è una strategia perseguibile, soprattutto conoscendo la storia dell’ IMAIE e l’infelice conclusione della sua parabola, con milioni di euro ancora non ripartiti dopo anni. Sarebbe stato più logico negoziare e individuare un modello aggiornato all’innovazione in corso, tenendo in considerazione che vi sono ormai sul mercato nuovi operatori e che essi si moltiplicheranno con il recepimento della direttiva europea.

 

Allo stato la vicenda rischia di rimanere bloccata per anni nelle aule di giustizia e, mentre i produttori continueranno a incassare la propria quota di competenza dagli utilizzatori, gli artisti musicali rischiano di vedere i propri soldi bloccati, come avvenuto con il vecchio IMAIE, con buona pace di chi ha pensato improvvidamente di agire in tribunale, avendo più a cuore la tutela dell’ente, rispetto agli artisti, invece che sul piano logico del mercato, accettando la concorrenza e la competizione tra operatori.