Agcom-Ue: Quel pasticciaccio brutto di Via Isonzo. Da mesi uno scontro che allontana gli investitori di Londra

di di Raffaele Barberio |

Alla fine saranno come al solito i consumatori italiani a rimetterci.

Italia


Raffaele Barberio

Agcom ha combinato un grosso pasticcio con la delibera sull’unbundling (ovvero l’affitto delle linee telefoniche di Telecom Italia che vengono cedute agli operatori alternativi come Fastweb, Wind, Vodafone ed altri) dello scorso 11 luglio  e adesso deve in qualche modo correre ai ripari.

Le relazioni con Bruxelles sono ormai ai ferri corti.

Sembra che non si sia mai vista una simile situazione di crisi così profonda tra l’Autorità italiana e la Commissione europea.

A cosa è dovuta questa condizione di innegabile imbarazzo?

E’ da addebitare alla totale mancanza di esperienza della nuova Autorità?

Alla scarsa conoscenza da parte di AgCom dei meccanismi comunitari?

Di sicuro il Commissario europeo Neelie Kroes è determinato a far seguire al regolatore italiano la nuova raccomandazione sul prezzo dell’unbundling in tutti i modi.

Nelle prossime 48 ore la Commissione europea pubblicherà la Raccomandazione sull’argomento e se Agcom non seguirà le indicazioni entro 30 giorni, modificando il provvedimento o ritirandolo, la UE potrà valutare l’avvio immediato di una procedura d’infrazione contro l’Italia.

E questo rischia di paralizzare la situazione per anni.

Come al solito sarà il povero contribuente italiano a pagare un conto che può essere anche molto salato.

Cosa dice in sostanza la Commissione Europea?

Dice che i prezzi dell’unbundling devono rimanere stabili anche in Italia e non continuare a scendere come vorrebbe Agcom.

Perché?

Perché prezzi troppo bassi, come dimostrato dai consulenti della Commissione Europea, allontanano gli investimenti di cui il nostro Paese ha disperatamente bisogno.

Sembra forse troppo tardi l’ipotesi di un compromesso che ormai Bruxelles non vuole più, forte adesso della sua solida posizione legale.

Forse l’unica seria via di uscita a questo punto sarebbe il ritiro del provvedimento da parte di AgCom.

Ma sarà l’Autorità italiana così forte da decidere una soluzione saggia del genere?

La situazione si è poi ulteriormente complicata per l’Agcom da quando anche la comunità finanziaria della City di Londra ha espresso valutazioni poco lusinghiere nei confronti del regolatore italiano, considerato ormai poco affidabile nel garantire competizione e certezza delle regole, e spera in Bruxelles per raddrizzare la situazione.

Gli investitori internazionali in più occasioni anche pubbliche si sono lamentati con il Commissario europeo Neelie Kroes per quanto sta accadendo in Italia.

E’ prevedibile che il loro malcontento sia arrivato anche ai piani alti del governo italiano.

L’ultima cosa che il governo italiano vuole a pochi mesi dal semestre di Presidenza italiana in Europa è litigare con Bruxelles, dopo il sostegno che lo stesso Enrico Letta ha dato al regolamento per il mercato unico europeo delle telecom.

Insomma, bisogna correre ai ripari, al più presto.

La perdita di credibilità e di immagine può essere un danno grave, irreparabile per il nostro Paese.

Come si fa, del resto, a vendere la “Destinazione Italia” con un regolatore come Agcom le cui regole non danno alcuna certezza regolamentare sui ritorni degli investimenti?

La beffa è che alla fine saranno proprio i consumatori a rimetterci, con servizi peraltro di scarsa qualità che rischiano di arrivare in Italia più tardi che in altri Paesi, e per questo dovrebbero iniziare a far sentire la loro voce forte e chiara.