Agenda digitale (delle mie brame), Agostino Ragosa: ‘Il Governo anticipi 10 miliardi di fondi Ue’

di Alessandra Talarico |

Il Commissario per l'attuazione dell'Agenda digitale, Francesco Caio parafrasando il premier Enrico Letta, ha paragonato l’Agenda digitale alla ‘Riforma dello Stato’, una fonte indispensabile di ‘competitività per i cittadini e le imprese’.

Italia


Agostino Ragosa

L’Italia, nonostante alcuni timidi progressi, è ancora in ritardo nell’attuazione dell’Agenda digitale rispetto agli altri partner europei. Per accelerare il passo e recuperare il gap, che penalizza per molti versi anche la ripresa economica, il direttore generale dell’agenzia per l’Agenda digitale, Agostino Ragosa, ha proposto al Governo di destinare una quota dei fondi europei 2014-20 allo sviluppo di progetti per l’Agenda digitale.

La cifra ‘ideale’, per Ragosa, sarebbe di 10 miliardi di euro: “Ci stiamo accordando su questo punto con la Conferenza Stato-Regioni. Stiamo parlando di qualche miliardo di euro la mia aspirazione sarebbe dieci miliardi”, ha affermato nel corso di un convegno a Roma.

L’Italia, ha aggiunto Ragosa, negli ultimi anni è stata ‘latitante’ in termini di digitalizzazione e poco ha fatto anche in termini di pianificazione – come ha sottolineato anche il Commissario Ue Neelie Kroes in occasione del suo ultimo viaggio a Roma –  ma è vero anche che “le politiche digitali si decidono a Bruxelles e la presenza a Bruxelles e la programmazione sono fondamentali”.

 

Al di là dei proclami, insomma, sarebbe il caso di accelerare: “Entro giugno 2014 – ha detto ancora Ragosa – la Pubblica amministrazione deve poter ricevere tutte le fatture in formato elettronico. È un passo importante per avviare un controllo di gestione su tutto il sistema della spesa pubblica e anche il sistema delle imprese su questo si deve far trovare pronto”.

 

Su questo punto, in particolare, si è soffermato anche il Commissario del governo per l’attuazione dell’Agenda digitale, Francesco Caio che, parafrasando il premier Enrico Letta, ha paragonato l’Agenda digitale alla ‘Riforma dello Stato’, una fonte indispensabile di “competitività per i cittadini e le imprese”.

 

Le priorità dell’Agenda digitale italiana, ha ricordato Caio, sono tre: anagrafe unica nazionale, l’identità digitale e la fatturazione elettronica.

La migrazione dei dati degli 8 mila comuni italiani nell’anagrafe centrale  dovrebbe essere avviata e completata entro il 2015: a questo scopo, ha detto Caio, stiamo lavorando “con un forte sforzo al raccordo istituzionale tra Ministero dell’Interno, Istat, Anci, Cisis e col supporto dell’Agenzia dell’Italia digitale e la Sogei”.

Il progetto di identità digitale “è ambizioso e ci può mettere all’avanguardia in Europa”, ha aggiunto. Già completata una prima fase di istruttoria nella definizione delle regole principali e si sta aprendo ora una fase di consultazione che permetterà di concludere gli aspetti normativi e avviare la sperimentazione entro i primi mesi del 2014.

La fatturazione elettronica è “uno strumento essenziale per la spending review. I sistemi pilota sono già operativi e a partire dal prossimo giugno sarà obbligatorio per le aziende che fatturano alla Pubblica amministrazione centrale farlo sono in formato elettronico”.

 

Ma quali sono i vantaggi concreti della digitalizzazione della Pubblica Amministrazione, sia per il settore pubblico, che per cittadini e imprese?

“Una PA i cui sistemi digitali sono collegati ed efficienti può fare controllo di gestione, quindi la spending review è ancorata a dei dati che consentono interventi mirati e non tagli lineari. Una PA che mette a fattor comune dati e infrastrutture attraverso standard di interoperabilità è inoltre in grado di abbassare i costi di operazione e diventare più efficiente, liberando risorse da riallocare laddove è obbiettivamente necessari riallocarle: dalla cultura alla sanità all’educazione, al territorio”, ha detto Caio, enumerando i vantaggi dell’Agenda digitale per il versante pubblico.

Se la Pubblica amministrazione funziona come dovrebbe in termini digitali, i cittadini non devono perdere tempo a cercare e trovare documenti, ha spiegato ancora Caio, sottolineando infine che “un’informatica pubblica che si basa su dati standard mette a servizio delle imprese un patrimonio informativo gigantesco, che diventa benzina per le imprese della conoscenza aprendo un’importante porta all’innovazione e offrendo alle prossime generazioni un paese migliore e meglio preparato a fornire opportunità di crescita e innovazione”.

 

Sui passi necessari per la concretizzazione dell’Agenda digitale si è soffermata anche Laura Rovizzi, amministratore delegato di Open Gate Italia, secondo cui “per rendere concreta l’Agenda Digitale italiana, occorre costruire un environment normativo-regolamentare ad hoc”.

Il problema, infatti, non è tanto “il reperimento dei fondi, ma ottenerne un ritorno”.

A questo scopo l’Agcom dovrebbe assumere un ruolo più proattivo, tornando a “collaborare, insieme a governo e Parlamento, al disegno di una politica industriale per il Paese ridefinendo quelle leve regolamentari che ormai non sono più adatte a spingere le aziende a fare piani aggressivi sia per gli investimenti broadband sia per lo sviluppo di servizi digitali avanzati”.