Google: l’Antitrust Ue chiude la consultazione, ma i rimedi non convincono i competitor

di Raffaella Natale |

‘Le soluzioni presentate dalla società continuano a svantaggiare i servizi concorrenti nei risultati di ricerca’.

Unione Europea


Joaquin Almunia

I rimedi presentanti da Google per chiudere il dossier antitrust della Ue continuano a non convincere. Venerdì tutti i 125 attori coinvolti nella consultazione hanno depositato le loro argomentazioni sulle proposte della web company e la maggior parte di loro non sembra aver colto quei ‘miglioramenti significativi‘, intravisti invece dal Commissario Ue alla Concorrenza Joaquin Almunia.

Il mese scorso sono stati gli editori europei a chiedere a Bruxelles di respingere le proposte di Google.

L’opposizione riguarda in particolare le cosiddette ‘ricerche specializzate’: quelle per i viaggi, gli hotel, per l’acquisto di prodotti…

 

Oggi, l’utente che cerca di comprare una fotocamera, passando da Google – che controlla una fetta di mercato del 90% – vede sistematicamente apparire tra i primi risultati di ricerca i servizi di Google Shopping, a svantaggio di quelli concorrenti come Kelkoo o Twenga.

Ed è quello a cui vorrebbe porre rimedio la Commissione Ue, che accusa la società di abusare della propria posizione per deviare il traffico internet sui propri servizi, rendendo completamente invisibili quelli concorrenti.

 

La soluzione indicata è quella di mettere sistematicamente in alto, accanto ai servizi di Google (chiaramente individuabili come tali, ndr) i link verso i motori di ricerca specializzati. Ma è tutto una questione di presentazione. Nella proposta del gruppo di Mountain View, l’utente a caccia di una fotocamera vedrebbe prima i prodotti recensiti da Google Shopping accompagnati dalle foto e solo successivamente i link, chiaramente identificati da un logo  (per esempio, Kelkoo).

 

Questa soluzione, per il rappresentante di un’azienda che opera nell’eCommerce, “è insufficiente. Vogliamo lo stesso trattamento, vale a dire una presentazione che sia uguale per tutti, in particolare la foto del prodotto, perché questa invita l’utente a cliccare”.

Una multinazionale ha rincarato la dose, aggiungendo che questo sistema è “assolutamente ingiusto perché Google farà pagare, con un sistema d’asta, per far figurare i link posizionati dietro i propri servizi”.

 

La Commissione ha ancora qualche mese prima di prendere la decisione che è attesta per il primo semestre del 2014.

Se i rimedi di Google non scioglieranno i dubbi, la Ue aprirà la procedura prevista dall’articolo 7 del Regolamento Antitrust, cioè  nei prossimi mesi Google si vedrà recapitare lo ‘Statement of Objections’, ossia l’atto formale con il quale la Commissione notifica a un’azienda di aver avviato un’indagine sul proprio conto, al quale il gruppo potrebbe rispondere formalmente per iscritto e in audizione.